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Oncologia
Francesca Morelli
pubblicato il 21-07-2015

I benefici dell’attività fisica per i tumori intestinali



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Medici poco inclini a promuovere lo sport dopo un tumore o in corso di trattamento. Lo attesta uno studio americano che raccomanda anche una migliore informazione

I benefici dell’attività fisica per i tumori intestinali

Una buona parte di pazienti affetti da tumore dell’intestino, almeno due terzi, non viene incentivata a praticare attività fisica una volta accertata la diagnosi, nonostante i noti benefici che il movimento apporta alla salute generale dell’organismo, anche in caso di malattia. Sono i risultati emersi da uno studio condotto dal Cancer Research UK Health Behaviour Research Centre dell’University College (NHS) di Londra e pubblicato sulla rivista BMJ Open

LO STUDIO

Quanto fisicamente attivi sono i pazienti dopo una diagnosi di tumore? Poco o affatto, con tutte le implicazioni o complicazioni che la sedentarietà può apportare alla malattia oncologica. Almeno è ciò che hanno dichiarato all’incirca 15 mila pazienti (il più ampio numero di uno studio sull’argomento) affetti da tumore dell’intestino, intervistati in merito alla perseveranza della pratica fisica dopo la diagnosi. Ma non è solo questione di volontà individuale, perché in questo vasto gruppo di pazienti, più di due terzi – dunque il 69% - non è stato neppure stimolato dal medico di riferimento o dal personale sanitario a riservare una parte del tempo libero all’attività fisica, nonostante questa sia terapeutica per la malattia, ne migliori la qualità di vita e la sopravvivenza. I restanti – che sono però solo il 31% - ha ricevuto invece l’indicazione a praticare del moto anche in corso di trattamento, sebbene le donne, i pazienti più in età o quelli residenti in aree territoriali depresse fossero più restii ad ammettere di non avere seguito la raccomandazione con costanza e alla lettera.

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I RISULTATI

E’ inutile dire che i pazienti motivati dal medico a praticare sport sono stati quelli risultati fisicamente più attivi. Con percentuali comunque relativamente basse; solo il 22% ha infatti eseguito fedelmente la quantità di attività fisica consigliata pari a circa due ore e mezza la settimana, quasi la metà (45%) è stata poco costante praticando di quando in quando qualche esercizio mentre l’ultimo terzo si è dato invece alla sedentarietà più assoluta.


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LE CONCLUSIONI

Sul fronte della comunicazione medico-paziente, anche per quanto concerne argomenti diversi dal puro trattamento medico, pare ci sia ancora molto da fare. Lo ammette anche il dottor Abi Fisher, ricercatore presso il centro americano e primo autore dello studio: «Occorre migliorare l’informazione sui benefici dell’attività fisica in caso di tumore e aumentare il numero di operatori sanitari che la promuovono attraverso semplici ma efficaci indicazioni, affinché il moto possa diventare parte integrante della cura nel tumore dell’intestino. Precedenti ricerche hanno dimostrato che i medici possono contribuire ad aumentare i livelli di attività fisica tra i pazienti, discutendo le modalità e i tipi di esercizi da eseguire, ma perché questa consulenza terapeutica possa diventa routine, necessitano di informazioni chiare».


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L’IMPORTANZA DELL’ATTIVITA’ FISICA

Le linee guida sull'attività fisica dei NHS che raccomandano che le persone sane ne pratichino almeno due ore e mezzo a settimana. Sebbene nel Regno Unito non vi siano indicazioni ufficiali per l’attività fisica in caso di tumore dell'intestino, diversi studi attestano che essa riduce stanchezza, depressione e ansia. Abbassa il rischio di recidive. Favorisce un migliore e più rapido recupero a seguito delle terapie oncologiche.

 

 


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