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Oncologia
Donatella Barus
pubblicato il 04-03-2018

Il 4 marzo la prima Giornata internazionale contro l'Hpv



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Una Giornata contro il papillomavirus, o Hpv. Screening e vaccinazione: mai così accessibile la prevenzione efficace contro varie forme di tumore

Il 4 marzo la prima Giornata internazionale contro l'Hpv

Una giornata e una campagna su scala mondiale per parlare di HPV, il papillomavirus umano, per spiegare cos’è, a quale rischi espone e soprattutto come fare per ridurne l’impatto attraverso lo screening e la vaccinazione. È questo il primo International HPV Awareness Day, indetto per il 4 marzo, un’iniziativa dell’International Papillomavirus Society IPVS e i suoi 80 partner nel mondo.

La Giornata, che lancia lo slogan #GiveloveNotHPV, si propone di dare impulso all’informazione e sensibilizzare sul virus responsabile della gran parte dei tumori della cervice uterina e, come ormai sempre più evidenze confermano, di vari altri tumori dell’area genitale e dell’orofaringe.

IL VIRUS HPV

Un virus ad altissima diffusione: si trasmette per via sessuale e l’infezione è assai comune in giovane età nelle persone con un’attività sessuale, è asintomatica e nella maggior parte dei casi regredisce da sé entro un paio di anni. Ma i problemi insorgono quando l’infezione diventa persistente, il virus permane nelle mucose e può dare luogo a patologie di vario tipo, da malattie benigne ma assai fastidiose come i condilomi genitali sino ai tumori, passando per le lesioni precancerose.

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I TUMORI CERVICALI E NON SOLO

In particolare, il tipo di cancro più spesso associato al papillomavirus è il carcinoma del collo dell’utero, il primo tumore che l’Oms ha definito totalmente riconducibile a un’infezione. Detto altrimenti, non tutte le infezioni da Hpv provocano un tumore, ma tutti i tumori cervicali dipendono da un’infezione da Hpv. Del virus sono stati identificati oltre 100 tipi diversi capaci di infettare l’uomo, dodici sono stati classificati dall’Agenzia per la ricerca sul cancro del’OMS come oncogeni, capaci cioè di provocare il cancro. Le stime riportate dall’Istituto superiore di sanità ci dicono che l’Hpv 16 e l’Hpv 18 sono responsabili di oltre il 70% dei casi di tumore cervicale, con l’aggiunta dei tipi 45, 31, 33, 52, 58 e 35 si arriva al 90%. In Italia, secondo i dati ICO/IARC si stima che ogni anno oltre 2.900 donne abbiano una diagnosi di tumore del collo dell’utero. Si tratta del terzo tipo di tumore per frequenza fra le giovani donne (15-44 anni). Si stima inoltre che il 3,3% delle donne siano portatrici di un’infezione da HPV 16 o 18 (ICO/IARC HPV Information Centre) cui si deve il 72,2% dei casi di cervicocarcinoma invasivo. Altri tumori sono stati via via correlati con sempre maggiore evidenza alla presenza di virus oncogeni di papillomavirus: non solo in area anogenitale (ano, pene, vulva, vagina) ma anche orale (i tumori dell'orofaringe, compresi tonsille e base della lingua).

COME SI PREVIENE IL DANNO DA HPV

L’infezione si propaga tramite contatto sessuale, attraverso la cute e le mucose. L’uso del profilattico riduce di molto i rischi di contagio da questa come altre infezioni a trasmissione sessuale. Ma è la prevenzione secondaria (screening con il Pap-test e con l’Hpv-test) ad avere cambiato la storia di una malattia come il tumore della cervice. Il numero di nuovi casi, l'incidenza, scende da quarant'anni a questa parte: da 14 a 4 donne ogni centomila. E, se associata alla prevenzione primaria (vaccinazione) oggi finalmente possibile e accessibile a tutti, potrebbe diventare davvero minimale e sporadico l’impatto dei tumori correlati all’Hpv.

IL PAP-TEST

È l'esame, uno striscio vaginale, che permette di identificare le lesioni precancerose o cancerose al collo dell’utero. Oggi i programmi di screening in Italia offrono attivamente e gratuitamente un test ogni tre anni a tutte le donne fra i 25 e i 64 anni. In media, due donne su tre aderiscono all’invito e anche se ancora troppe si tirano indietro i dati indicano una sensibilità crescente. Alle donne con più di 30 anni oggi viene proposto l’HPV test, un esame analogo al Pap-test che permette però di rilevare la presenza del Dna virale e quindi di calibrare la frequenza dei controlli di conseguenza: le donne che non hanno un’infezione da Hpv possono allungare il periodo di intervallo fra un controllo e l’altro. Se il virus invece è presente i controlli vengono stabiliti in accordo con il medico.

LA VACCINAZIONE

Il fatto – del tutto straordinario in oncologia – di avere identificato con così grande precisione una serie di responsabili della malattia, ha permesso di sviluppare strumenti preventivi di grande efficacia: i vaccini. In Italia il piano vaccinale prevede l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione alle ragazze e ai ragazzi nel dodicesimo anno d’età. Sono disponibili un vaccino bivalente, uno quadrivalente e, dal 2017, un vaccino 9-valente che previene l’infezione di 9 tipi di papillomavirus. Vale la pena ricordare che l'estensione della vaccinazione (anche ai giovanissimi maschi) permette non solo di ridurre la necessità futura di controlli e di interventi terapeutici per rimuovere eventuali lesioni benigne o precancerose, ma di ridurre il rischio anche per quelle patologie tumorali correlate all'Hpv per le quali non esiste attualmente possibilità di screening. 

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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