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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 04-12-2013

Scoperti i geni responsabili del tumore delle vie biliari



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Su Nature Genetics uno studio condotto tra le università di Verona e Baltimora. «Adesso occorrerà individuare nuove soluzioni terapeutiche» spiegano i ricercatori italiani

Scoperti i geni responsabili del tumore delle vie biliari

Di certo non è tra i tumori più diffusi. Ma quanto a gravità delle conseguenze, anche per la scarsa conoscenza dei meccanismi di insorgenza, il carcinoma delle vie biliari, i condotti che trasportano la bile dall'intestino alla cistifellea,  non sono secondi ad altri. In Italia si contano 9500 nuove diagnosi all'anno, spesso effettuate quando la malattia è in fase avanzata e intervenire é pressoché inutile. Buone notizie, però, arrivano dal nostro Paese.


SCOPERTA ITALIANA

Oggi si sa qualcosa in più circa questa neoplasia. E il merito, nonostante la scarsità di fondi destinata alla ricerca, è da ascrivere anche agli scienziati italiani. Un team composto dai ricercatori del centro Arc-Net, Alleati per la ricerca sul cancro, dell’università di Verona e dai colleghi della Johns Hopkins University di Baltimora ha identificato i geni la cui mutazione è responsabile dell’insorgenza di una gran parte di neoplasie delle vie biliari. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Genetics. Spiega Aldo Scarpa, direttore del dipartimento di patologia e diagnostica dell'ateneo veronese e coordinatore scientifico dello studio. «Questa evidenza, originata dal confronto dei dati di sequenziamento del genoma di questi tumori operata separatamente dai due centri su due diverse casistiche, permetterà di tipizzare la patologia applicando moderne tecniche di diagnostica molecolare. Il passo successivo sarà individuare farmaci in grado di colpire in maniera specifica i diversi sottotipi molecolari di questi tumori».

LA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA 

Poco prima di scoprire i geni, un gruppo di studio dell'università Bicocca e dell'ateneo di Padova aveva scoperto il meccanismo di progressione del tumore delle vie biliari. In uno studio pubblicato sulla rivista Hepatology è stato riconosciuto il ruolo del platelet-derived growth factor-D, un fattore di crescita responsabile della formazione del tessuto fibroso che facilita la crescita e la metastasi del tumore alle vie biliari. I ricercatori ne hanno individuato il ruolo e hanno capito come inibirne l’azione. «Il colangiocarcinoma rappresenta una delle più aggressive neoplasie maligne dell’apparto digerente - dichiara Mario Strazzabosco, direttore dell'unità di gastroenterologia all'ospedale Gerardo di Monza -. Si tratta di un tumore primitivo del fegato che origina dalle vie biliari, risponde poco alla chemioterapia e ha come unica soluzione l’intervento chirurgico. Capire quali siano i meccanismi molecolari che favoriscono questa precoce formazione delle metastasi è fondamentale per individuare nuovi bersagli e nuove strategie terapeutiche». Una delle caratteristiche del colangiocarcinoma è la presenza all’interno del tumore di aree di fibrosi molto estese, popolate da cellule chiamate fibroblasti associati al cancro (Caf). «I “Caf” nutrono le cellule tumorali cui inviano segnali cruciali che ne favoriscono la crescita e la disseminazione - afferma Luca Fabris, ricercatore del dipartimento di medicina molecolare all’università di Padova -. Siamo riusciti a dimostrare che queste cellule vengono richiamate dalle stesse che compongono il tumore mediante la secrezione di un fattore di crescita, il Pdgf-D, che agisce attivando una serie di segnali intercellulari per i quali sono noti inibitori specifici».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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