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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 09-11-2015

Vitamina D e calcio non allontanano il tumore del colon



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Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine smentisce gli effetti protettivi dei due micronutrienti nei pazienti a cui è già stato rimosso un adenoma

Vitamina D e calcio non allontanano il tumore del colon

«L’integrazione della dieta con calcio e vitamina D non riduce il rischio di sviluppare nuovi adenomi del colon». È decisa la conclusione di uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università del Colorado e pubblicato sul New England Journal of Medicine. Sotto esame l’effetto (presunto) protettivo garantito dai due micronutrienti nei confronti di una condizione benigna (adenoma) che può però precedere una diagnosi di tumore del colon-retto, di cui in Italia si sono ammalate oltre cinquantaduemila persone soltanto nel 2014.


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NESSUNA DIFFERENZA SIGNIFICATIVA

Il messaggio che emerge dalla ricerca è chiaro: una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo rimangono le regole alla base della prevenzione, ma non bastano due molecole per tenere a distanza il cancro. Gli studiosi del Colorado Cancer Cancer hanno preso in esame 2259 persone di età compresa tra 45 e 75 anni che avevano subìto l’asportazione di alcuni polipi adenomatosi del colon: tumori benigni che hanno la tendenza a evolvere in neoplasie maligne. Da qui la considerazione che la maggior parte dei cancri del colon-retto derivi dalla degenerazione di queste lesioni. Partendo da alcune evidenze che avevano rimarcato un ruolo protettivo da parte della vitamina D, gli scienziati hanno voluto verificare se la somministrazione quotidiana del micronutriente (25 microgrammi), di calcio (1,2 grammi) o di entrambe le molecole ai pazienti già trattati fosse in grado di arrestare l’evoluzione maligna della malattia.

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MA IL CALCIO ASSUNTO CON LA DIETA CI PROTEGGE

La colonscopia effettuata come follow-up, tra i tre e i cinque anni dalla prima diagnosi, non ha evidenziato differenze nella comparsa di nuovi polipi tra i pazienti che integravano la dieta (nelle tre modalità) e quelli inseriti nel gruppo di controllo. «A oggi non c’è alcuna indicazione a supplementare lo schema alimentare per ridurre l’incidenza del tumore del colon-retto - commenta Vittorio Krogh, direttore della struttura complessa di epidemiologia e prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -.

Mentre una dieta sufficientemente ricca di calcio, disponibile nei prodotti lattiero-caseari, ma anche nell’acqua, nei cavoli, nelle verdure a foglia verde e nelle mandorle, gioca un ruolo protettivo rispetto alla stessa neoplasia». Un pensiero che si colloca sulla stessa linea sposata da Denis Ahnen, professore di gastroenterologia all’Università di Denver e coautore dell'articolo: «Ai dosaggi impiegati e nei confronti di chi ha già avuto delle lesioni benigne, la supplementazione con calcio e vitamina D non è utile nel ridurre il rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto».


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QUALE RUOLO PER LA VITAMINA D?

Oggi i livelli ematici di vitamina D nella popolazione occidentale sono spesso inferiori a quelli attesi. È questa constatazione ad aver portato gli specialisti a ricercare i possibili legami tra questo deficit e diverse malattie: dal diabete alle malattie cardiovascolari, dalla tubercolosi alla sclerosi multipla, fino alla psoriasi e all’invecchiamento cerebrale. Sulla relazione tra il micronutriente e i tumori nel 2008 s’è espressa l’Agenzia internazionale di ricerca e prevenzione di Lione (Iarc), specificando che «bassi livelli di vitamina D non causano un cattivo stato di salute, ma ne sono la conseguenza». Oggi s’aggiunge un altro tassello: gli adenomi del colon non possono essere prevenuti aggiungendo alla dieta capsule di calcio e vitamina D.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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