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Oncologia

Tumore del fegato: nuove prospettive con le Car-T

L'utilizzo di C-CAR031 ha portato ad una riduzione del volume del tumore. Dati preliminari che fanno ben sperare per il futuro. Lo studio presentato ad ASCO

Primi passi avanti nella cura del tumore del fegato con le Car-T. Al congresso congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO), uno dei più importanti appuntamenti a livello mondiale dedicati alla cura dei tumori, sono stati presentati i primi incoraggianti risultati sull'utilizzo delle terapie cellulari nel carcinoma epatocellulare metastatico. Non certo la cura definitiva ma qualcosa finalmente inizia a muoversi.

CHE COS'È IL TUMORE DEL FEGATO?

Ogni anno in Italia sono circa 13 mila le nuove diagnosi di tumore del fegato. In oltre il 90% dei casi si tratta di carcinoma epatocellulare, la forma più comune di neoplasia epatica. Quasi due terzi dei casi sono riconducibili a fattori di rischio noti quali l’infezione da virus dell’epatite C e da virus dell’epatite B. Non solo, secondo i dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica, nelle aree del Nord Italia circa un terzo dei tumori del fegato è attribuibile all'abuso di bevande alcoliche.

COME SI CURA?

Il trattamento varia in base allo stadio della malattia: nelle fasi iniziali i pazienti con una buona funzionalità epatica possono essere candidati all'intervento chirurgico di rimozione e addirittura ad un trapianto di fegato. Nelle fasi più avanzate invece si possono utilizzare terapie regionali come alcuni radiofarmaci, terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia. Il tutto varia in base alle caratteristiche molecolari del tumore. La chemioterapia sistemica, invece, ha dimostrato una bassa efficacia. Quando la malattia è metastatica, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi purtroppo non supera il 10%. Ecco perchè sono allo studio diverse soluzioni terapeutiche per migliorare le prospettive dei malati.

IL RUOLO DELLE CAR-T

Una di queste è rappresentata dalle Car-T, un approccio che prevede la trasformazione in laboratorio delle cellule immunitarie del malato affinché riconoscano ed eliminino le cellule tumorali. Ad oggi le Car-T sono state utilizzate con successo in molti tumori del sangue cambiando radicalmente le prospettive di vita in quei pazienti dove tutte le precedenti terapie avevano fallito. Ora, complice il progresso nella ricerca, lentamente le Car-T vengono sperimentate anche nei tumori solidi.

LO STUDIO

Nello studio presentato ad ASCO gli scienziati hanno provato ad utilizzare C-CAR031, una Car-T capace di riconoscere la proteina GPC3 presente sulla superficie delle cellule tumorali del fegato e pressoché assente nei tessuti sani. L'analisi ha coinvolto 24 pazienti con carcinoma epatocellulare avanzato che non avevano risposto ai trattamenti precedenti. Dalle analisi è emerso che il trattamento, a diversi dosaggi, ha portato nel 90% dei casi ad una riduzione del tumore. Un risultato importante che pone una prima pietra verso l'utilizzo di questa Car-T. Prossimo passo sarà la valutazione dell'efficacia nel controllo della malattia nel tempo. 

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