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Oncologia
Serena Zoli
pubblicato il 06-12-2011

Tumori: curando la depressione si allunga la vita



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Uno studio americano su donne con cancro al seno ha evidenziato un legame fra terapia di gruppo e sopravvivenza. Luigi Grassi, psiconcologo: «La depressione può indebolire non solo la psiche ma anche l'organismo»

Tumori: curando la depressione si allunga la vita

I malati possono vivere di più e meglio se si interviene contro la depressione. E’ questo il dato emerso da uno studio americano che ha messo a confronto due gruppi di donne con tumore al seno e metastasi, di cui solo le prime sono state curate per la depressione con una terapia di gruppo, iniziata subito nel primo anno. Ebbene, queste malate hanno avuto una sopravvivenza più che doppia rispetto alle altre, con quasi due anni e mezzo guadagnati.

 

PSICHE E TUMORE 

La mente gioca quindi un ruolo non poco efficace. E vari studi si vanno indirizzando da tempo su questa traccia. La ricerca sopra citata è stata condotta da un gruppo di psicologi e psichiatri delle Università di Stanford e di Alberta, rispettivamente statunitense e canadese, guidato da David Spiegel, uno dei pionieri della psiconcologia. Ma sottolinea che non si può parlare di una relazione causa-effetto tra cura della depressione e vita più lunga, ma - almeno per ora - solo di una correlazione. Le donne prese in esame sono state, su un gruppo iniziale di 125 malate di tumore al seno con metastasi, le 101 cui era stata diagnostica una depressione clinica.

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Che cosa dimostra e che prospettive apre questa ricerca? Lo abbiamo chiesto al Presidente della Società italiana di Psiconcologia, Luigi Grassi: ordinario di psichiatria all’Università di Ferrara. «Il punto chiave è la sottolineatura del fatto che la depressione clinica non è un disturbo solo psicologico, ma una malattia che può indebolire l’organismo anche sul piano biologico. Ciò vale anche  anche per linfarto del miocardio: quanti sono colpiti da depressione hanno un rischio di recidive e di mortalità almeno triplo rispetto a chi, pur infartuato, non soffre di un disturbo dell’umore».

Quindi il rischio non cresce solo perché chi è depresso si lascia andare e trascura o pasticcia le cure?

Questo è un aspetto, ma non l’unico. Esistono infatti dati che indicano come gli effetti biologici della depressione si esprimano con un indebolimento delle difese immunitarie, come si sa da tempo, ma anche con alterazioni di diversi sistemi di regolazione ormonale e con un aumento di produzione di citochine. Sono questi fenomeni oggi acquisiti.

Spiegel ha impiegato una psicoterapia contro la depressione. Si hanno gli stessi risultati ricorrendo ai farmaci antidepressivi?

Potrebbe essere, ma non vi sono studi specifici in questo senso in oncologia. Si sa che la cura migliore per la depressione è l’impiego integrato di psicoterapia e farmaci con proprietà antidepressive, naturalmente con possibili modulazioni in funzione del tipo di depressione per cui è sempre indicata una valutazione da parte di una figura psichiatrica.

Che psicoterapia ha adottato Spiegel?

Una terapia di gruppo che ho potuto studiare durante un mio soggiorno presso il Laboratorio Psicosociale di Spiegel e che ho importato in Italia diversi anni fa. In sintesi, due sono i punti specifici: nel corso delle sedute (di durata un’ora e mezza a cadenza settimanale) viene incentivato il supporto reciproco tra i partecipanti così da creare una condizione di coesione di gruppo; viene inoltre incentivata l’espressione delle proprie emozioni, poiché controllare o mascherare i sentimenti è ‘tossico’. Avviene quindi una sorte di disintossicazione emotiva in un contesto guidato dal terapeuta, cosa ben diversa da uno sregolato lasciarsi andare. Il nome di questo modello di intervento  è psicoterapia di gruppo supportiva-espressiva. Abbiamo applicato questo metodo in questi anni su persone con cancro della mammella e depressione dimostrandone l’efficacia sui sintomi di disagio psicologico e il beneficio in termini di qualità della vita.. Lo studio che ne è uscito, pubblicato sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics, è l’unico studio italiano in questo senso.

Professor Grassi, questi studi collegati al cancro sono particolarmente significativi in un’epoca in cui il tumore, prima quasi sempre mortale, o si cura e guarisce o evolve per molti in malattia cronica da tenere curata

Certo.  I fenomeni depressivi giocano un ruolo estremamente negativo non solo sulla qualità della vita, e, come indicato dagli studi di Spiegel e molti altri autori, sulla sopravvivenza, ma anche sui percorsi di riabilitazione che la depressione rende più lunghi, più faticosi e meno efficaci. Tutto questo ha importanza peraltro anche nelle fasi avanzate di malattia, anche se il ruolo della depressione sulla sopravvivenza in queste situazioni ha un ruolo marginale. Pertanto, valutare, diagnosticare e curare la depressione per chi ne soffre ed è ammalato di tumore è una necessità e un diritto dei pazienti.

Ci sono anche farmaci antitumorali che come effetto collaterale inducono depressione.

E' vero, alcune molecole possono influire sull’umore. Va valutato l’effetto biochimico sull’insorgere della depressione. E questo rende difficili le cose. Alcuni chemioterapici, gli steroidi, e altre sostanze, quali l’interferone, possono indurre depressione e in questi casi va valutata attentamente la possibilità di sostituire il farmaco non tollerato.

Che cos’è la psiconcologia? Una materia ancora poco nota a livello di pubblico.

E' l’applicazione delle scienze della salute mentale all’oncologia. Esiste già dagli anni ’50 del secolo scorso e si è progressivamente sviluppata e diffusa alla fine degli anni ’70 e ‘80. In Italia la Società Italiana di Psico-Oncologia esiste dal 1985. Dal 2006 si è poi istituita la federazione delle società di diversi paesi, inclusa l’Italia, che conta 4-5.000 professionisti del settore, in particolare psicologi e psichiatri. Sia da documenti della Comunità europea dopo il giugno 2007 a Bruxelles sia da atti del nostro Ministero della salute sono venute sollecitazioni a formare specialisti in pisconcologia. E' un riconoscere che anche questo tipo di cure sono un diritto del malato. 

Già. Le cure psichiatriche sono sempre oggetto di un pregiudizio, che tende a negare la reale importanza della depressione e altri disturbi della mente.

E' vero. Tutto ciò che ha prefisso psi- rimanda allo stigma, come se sempre si avesse a che fare con la follia. Dati questi marcati  pregiudizi, uno degli obiettivi della Sipo è di diffondere programmi di educazione a diversi livelli, incluse le scuole, parlando dell’importanza di un sostegno globale alla salute e sottolineando come questo sia un diritto fondamentale di ciascuno, ancora di più se la persona è colpita da un male terribile come il cancro. Un altro esempio è la diffusione dei programmi di valutazione del livello di stress emotivo, colto dal personale dei reparti di oncologia, attraverso una sorta di ‘termometro’ delle emozioni il cui risultato, al pari della febbre o della pressione, viene inserito nella cartella clinica. E' un modo semplice ma utile per cogliere rapidamente il disagio emozionale, inclusa la depressione, che il cancro o le terapie determinano e intervenire quindi in maniera appropriata.

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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