La sindorme emolitico-uremica è una complicanza dell'infezione da Escherichia Coli e rappresenta la causa più importante di insufficienza renale nei primi anni di vita
Se ne sta parlando molto da qualche settimana, complice l'ormai abituale picco di incidenza estivo. Che cos'è la sindrome emolitico-uremica, la malattia che ha provocato la morte di una bambina di diciotto della provincia di Bari e che, sempre nel capoluogo pugliese, ha costretto al ricovero un altro bambino di otto anni? «Si tratta della complicanza di un'infezione da Escherichia coli enteroemorragica - afferma Massimo Galli, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano e vicepresidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) -. Non vi è il rischio di un'eidemia, ma è bene rispettare le normali indicazioni igieniche: a partire da un corretto lavaggio delle mani».
COME DIFENDERSI IN CUCINA DALLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI?
SINDROME EMOLITICO-UREMICA: DI COSA SI TRATTA?
La condizione è abbastanza rara: ogni anno in Italia si registrano non più di cinquanta diagnosi, in buona parte in bambini di età inferiore ai quattro anni. Ma la gestione della complicanza è estremamente delicata, poiché l'infezione finisce per colpire i reni: determinando l'insufficienza degli organi, con l'ipotesi concreta di dover ricorrere alla dialisi. Il decorso è dovuto all'azione di due particolari tossine - la shiga o la verocitotossina - che entra nel circolo sanguigno e colpisce soprattutto il rene. «Le mucche ospitano frequentemente nell’intestino ceppi di Escherichia coli che producono tossine, talvolta anche gli ovini - prosegue Galli -. Ma in questi animali il batterio non è in grado di provocare la sindrome emolitico-uremica, poiché sono sprovvisti di recettori per la tossina». L’infezione può colpire invece adulti e bambini. Ma sono questi ultimi i più suscettibili al contagio, come dimostrano le informazioni provenienti dalla Puglia. Soltanto un ristretto numero di sierotipi di Escherichia Coli risulta associato alla sindrome emolitico-uremica: O 157, 26, 111, 103, 145.
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COME RICONOSCERE L'INFEZIONE?
L’infezione da Escherichia Coli verocitotossico inizialmente si manifesta con una gastroenterite (a volte con presenza di sangue, vomito e dolore addominale intenso). È con il rilascio delle tossine che il quadro diventa più complesso. La sindrome emolitico-uremica può essere diagnosticata con certezza in presenza di anemia, insufficienza renale e calo del numero di piastrine circolanti. La riduzione della diuresi, il pallore e l'astenia sono altri sintomi che possono far sospettare l'infezione. In Italia, tra il 1988 e il 2010, l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato 710 casi di sindrome emolitico-uremica. I tassi più elevati si sono riscontrati nelle regioni del Nord: Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte, Lombardia e Trentino Alto-Adige. Un dato che, come asserisce Galli, conferma «come l'incidenza della sindrome emolitico-uremica, che si manifesta soltanto in un decimo dei casi di infezione da Escherichia Coli, risulti maggiore nelle aree ove l’allevamento dei bovini è più intensivo. Questo suggerisce che, oltre al consumo di latticini inquinati da ceppi di Escherichia coli produttori di tossine, possa avere un ruolo anche la scelta di far giocare i bambini in prati caratterizzati da una forte presenza di feci bovine».
QUALI RISCHI SI CORRONO CONSUMANDO IL LATTE CRUDO?
QUALI PRECAUZIONI?
Le comuni norme di sicurezza alimentare sono alla base della prevenzione dell'infezione e, dunque, della possibile complicanza. Gli esperti consigliano di lavare bene le mani e gli utensili dopo il contatto con gli alimenti, evitare il consumo di carne poco cotta (specialmente macinata o il carpaccio), assumere acqua potabile, non assumere latte crudo non pastorizzato. Particolare attenzione è necessario riporre anche alla contaminazione crociata: motivo per cui occorre assicurarsi che la carne, il pollame e i frutti di mare siano ben isolati rispetto agli alimenti che saranno consumati crudi (insalata, frutta, verdura). I batteri produttori di tossine possono essere trasmessi anche da uomo a uomo, attraverso la via oro-fecale. L'infezione ha un periodo di incubazione - corrispondente al tempo che intercorre tra l'ingestione del batterio e l'avvio dei sintomi - compreso tra uno e cinque giorni.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).