Ogni anno, milioni di campioni di alimenti vengono analizzati in Europa per verificare la presenza di residui di pesticidi, sostanze chimiche utilizzate per proteggere le coltivazioni da parassiti, funghi e altri microrganismi infestanti. Ma quanto c’è davvero da preoccuparsi quando si parla di frutta e verdura “spruzzata”?
Il nuovo rapporto 2025 dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, offre un quadro aggiornato e rassicurante, almeno in parte: su oltre 13.000 campioni analizzati nel 2023, il 98% è risultato entro i limiti di legge, mentre solo l’1% è stato considerato non conforme dopo aver tenuto conto dell’incertezza di misura.
Cosa dicono i dati?
Nel 2023, il programma di controllo europeo ha analizzato alimenti molto comuni sulle nostre tavole: carote, pere, patate, arance, kiwi, cavolfiori, cipolle, riso integrale, fagioli secchi, segale e fegato di bovino. I risultati sono simili a quelli del 2020: solo l’1% dei prodotti è stato considerato non conforme, mentre la grande maggioranza presentava residui entro i limiti oppure addirittura assenza di residui quantificabili.
Nel complesso, il rischio per la salute dei consumatori è molto basso, sia per esposizione a breve termine che prolungata. Questo risultato si basa su un nuovo metodo di analisi, che calcola in modo realistico quanto spesso le persone possano superare le dosi considerate sicure, tenendo conto delle loro reali abitudini alimentari.
Quando un residuo è “troppo”?
Superare i limiti massimi di residuo (MRL) non implica automaticamente un rischio per la salute. Per capire se c’è un pericolo concreto, l’EFSA confronta i livelli riscontrati con i valori guida per la salute (HBGV), i quali indicano quanto di una sostanza possiamo assumere quotidianamente senza avere effetti negativi.
Nel 2023, solo 3 delle 353 sostanze analizzate hanno superato questi limiti in alcuni sottogruppi della popolazione. In tutti gli altri casi, la probabilità di esposizione eccessiva è risultata estremamente bassa – meno di 1 individuo su un milione.
I prodotti bio? Più puliti, ma non sempre “residuo zero”
Anche i prodotti biologici sono stati inclusi nei controlli ufficiali. Come prevedibile, la percentuale di campioni privi di residui è risultata sensibilmente più alta rispetto ai prodotti convenzionali. Nel caso dell’Italia, ad esempio, il 97,8% dei campioni biologici è risultato conforme ai limiti di legge, con una presenza di residui superiore al limite legale solo in una piccola frazione dei casi.
L’assenza totale di pesticidi però non è sempre garantita. Anche nel biologico, infatti, possono comparire tracce di sostanze chimiche, per varie ragioni, come ad esempio contaminazioni ambientali da parte di campi adiacenti trattati con pesticidi tradizionali (effetto deriva); residui presenti nell’acqua, nel suolo o nell’aria; o l’uso di prodotti ammessi in agricoltura biologica, come il rame o determinati principi attivi naturali, che pur essendo autorizzati, possono lasciare residui se impiegati in quantità superiori a quanto previsto dalle buone pratiche agronomiche. In rari casi, si parla di uso improprio o frodi, prontamente sanzionati.
È importante sottolineare che, per legge, i MRL fissati per i prodotti biologici sono gli stessi dei prodotti convenzionali. Tuttavia, per i prodotti destinati a infanti e bambini, le soglie sono più restrittive. In ogni caso, la presenza di un residuo non implica necessariamente un rischio per la salute: ciò che conta è la quantità e il rispetto delle soglie di sicurezza stabilite a livello europeo.
Il biologico, dunque, resta una scelta più sicura in termini di esposizione ai pesticidi, ma non esente da rischi. Anche qui, la trasparenza e i controlli continui sono essenziali per garantire la fiducia dei consumatori.
Focus Italia: bene, ma non benissimo
Nel 2023, le autorità italiane hanno esaminato 4.925 campioni di alimenti nell’ambito dei programmi ufficiali di controllo sui residui di pesticidi. I risultati sono in linea con la media europea: circa il 98% dei campioni è risultato conforme ai limiti di legge. Il 2% dei campioni però ha superato il MRL, innescando interventi correttivi.
Le non conformità si sono concentrate in particolare su frutta e ortaggi importati, soprattutto da Paesi extra-UE. Alcuni esempi ricorrenti riguardano peperoni, agrumi e tè provenienti dall’Asia o dall’Africa, dove i controlli e le normative sono spesso meno rigidi. Non sono mancati poi casi di irregolarità anche nella produzione nazionale, con tracce di pesticidi oltre i limiti rilevate, ad esempio, in grano e derivati, come pane e pasta, e in alcune verdure a foglia.
Nel complesso, i campioni biologici si sono confermati più sicuri, con una percentuale di conformità superiore al 99%, anche se sono state rilevate tracce di fitofarmaci, probabilmente dovute a contaminazioni accidentali o ambientali.
Quando si rilevano superamenti dei limiti, comunque, le autorità sanitarie italiane intervengono prontamente, disponendo ritiri dal mercato, sanzioni amministrative e – nei casi più gravi – attivando il sistema di allerta rapido europeo (RASFF). Nel 2023, l’Italia ha trasmesso diverse segnalazioni al sistema RASFF, in particolare per campioni di prodotti freschi contaminati da sostanze vietate o non autorizzate in UE.
Cosa può fare il consumatore?
La sicurezza alimentare è alta, ma il rischio zero non esiste. Ecco dunque alcuni consigli pratici:
- scegliere, quando possibile, alimenti di provenienza tracciata e controllata;
- lavare e sbucciare frutta e verdura, soprattutto se consumata cruda;
- preferire la stagionalità e la produzione locale.
Il sistema di controllo europeo funziona e il rischio per la salute associato ai pesticidi nel cibo resta molto basso. Ma la vigilanza resta fondamentale: per tutelare i consumatori, servono monitoraggi costanti, trasparenza e decisioni rapide quando qualcosa non va. E anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare scelte consapevoli.