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“Gestazione per altri” e infertilità: parliamone seriamente

Una riflessione etica e scientifica sulla gestazione per altri, o maternità surrogata

“Gestazione per altri” e infertilità: parliamone seriamente

Negli ultimi giorni si è riacceso il dibattito sulla “gestazioni per altri/e” (gpa), spesso impropriamente chiamata “maternità surrogata”. Come spesso avviene in questi casi, però, le posizioni che si sentono sono estreme e caricaturali, sostenute più per impressionare la pubblica opinione che per portare avanti istanze e prospettive basate su buone argomentazioni etiche e dati solidi.

Per questo motivo vorrei condividere una lettera scritta dal Dottor Marcello Pili, specialista in Cardiologia e presidente dell’associazione nazionale Genitori delle ragazze con Sindrome di Rokitansky. Credo che questa lettera, che è un vero e proprio appello a favore di un diverso approccio non criminalizzante nei confronti della gpa, possa aiutare molte persone a mettere la questione a fuoco e ad abbandonare alcuni pregiudizi tanto diffusi quanto privi di reale fondamento.

 

"In Italia sono tantissime le coppie infertili ma non sterili, ovvero potenzialmente in grado di generare figli biologicamente propri, ma impossibilitati a condurre in seno alla propria famiglia una gravidanza. Questa condizione è stimata per circa il 15-20% delle coppie. Il fenomeno coinvolge non meno di due milioni di concittadini e nel tempo, al pari di quanto avviene nel resto delle società occidentali, si assiste anche nel nostro Paese, ad un progressivo aumento della platea coinvolta, rappresentando ciò una delle più importanti cause che rende da molti anni la nostra nazione una di quelle con il più elevato e progressivo indice di denatalità al mondo. Le cause di infertilità femminile sono innumerevoli, ma poco note al grande pubblico. Si tratta di patologie che interessano il sistema riproduttivo, sia di natura congenita che acquisita. Non meno numerose sono le patologie sistemiche in donne con apparato riproduttivo integro, ma con condizioni cliniche che non consentono di condurre una gravidanza propria.

Tra le prime, le forme congenite di assenza dell’utero sono la caratteristica saliente della Sindrome di Rokitansky, patologia che interessa una nata ogni 5.000 femmine. Queste donne hanno un normale sviluppo psico-fisico con normale assetto cromosomico e normali gameti femminili rappresentati da ovociti normali che si sviluppano in ovaie normali. Tra le forme acquisite, ben più numerose, si segnalano i tumori dell’utero, che comportano l’asportazione dell’organo anche in età fertile o, ancora più frequenti, gravi forme di endometriosi, una patologia che riguarda non meno di tre milioni di donne nel nostro paese e che, nelle forme più severe, determina l’impossibilità di condurre una normale gravidanza.

Non meno numerose sono le patologie sistemiche che non consentono di condurre una gravidanza pur in presenza di un apparato riproduttivo perfettamente nomale: patologie cardiache congenite ed acquisite, dell’apparato renale, nervoso, osseo, immunologico, pregressi tumori con necessità di terapie di mantenimento o fisicamente invalidanti rispetto alla conduzione di una gravidanza efficace e sicura.

Possibili rimedi all’innato istinto di genitorialità di queste coppie son certamente l’adozione, nazionale e internazionale, che rappresenta un’opzione con insite difficoltà di tipo burocratico, legale ed economico oltre che limitata dalla ben nota carenza di bambini adottabili, che non consente di soddisfare la domanda della maggior parte delle coppie pur con i requisiti di cui sopra. Oltretutto, l’adozione dovrebbe avere connotazioni motivazionali ed etiche assolutamente peculiari incentrate sul prioritario ed alto fine di dare una famiglia a bambini sfortunati che non sono potuti crescere con i loro genitori e non dovrebbe essere considerata come “un’ultima spiaggia” per quelle coppie che non riescono ad avere una prole biologicamente propria. Proprio in ossequio a questo principio coppie che già hanno propri figli vengono ritenute più esperte e orientate per l'adozione che trova dunque in loro un canale preferenziale rispetto alle coppie che non hanno figli. Ciò nonostante “perché non adotti?” continua ad essere la semplicistica ed unica opzione che le coppie infertili che vorrebbero avere figli si sentono proporre da medici, uomini comuni, legislatori, che non vivono il problema in prima persona.

Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare di trapianto d’utero come possibile rimedio per donne che non possono condurre una gravidanza propria per assenza congenita dell’organo. La platea interessata a questa strada con i requisiti fisici compatibili con questa opzione rappresenta una percentuale veramente esigua dei casi di infertilità indicati, ovvero in Italia le circa mille donne in età fertile con Sindrome di Rokitansky. Il trapianto d’utero è una terapia sperimentale che ha visto per altro numeri veramente esigui di successi in termini di nascite. Inizialmente c'è stato entusiasmo per i primi trapianti di utero effettuati prevalentemente in Svezia che hanno riguardato donne trapiantate con organo proveniente da donatrice vivente che hanno consentito la nascita di otto bambini. I successivi tentativi nel mondo hanno visto nascere circa quaranta bambini in dodici anni, quasi tutti da donatrice vivente. Appena quattro da donatrice cadavere o in morte cerebrale. In Italia una sperimentazione con trapianto di utero da donatrice in morte cerebrale è stata approvata presso l’ospedale Cannizzaro di Catania nel 2019. Non è stato possibile iniziare una sperimentazione con donatrice vivente in quanto In Italia questo è vietato. Un solo trapianto d’utero effettuato sinora, nel 2020, ha visto una gravidanza coronata da successo […].

La gestazione per altri, invece, in numerosi paesi del mondo rappresenta un’opzione medica sicura ed efficace che consente a queste coppie di avere figli biologicamente propri in un contesto giuridico perfettamente normato e legale con leggi che tutelano tutti gli attori in campo: la gestante, spesso una familiare o un’amica della coppia, la quale dispone di una serie di tutele economiche e giuridiche che le assicurano piena libertà di scelta e ripensamento in merito alla volontà di condurre la gravidanza, compresa la possibilità di abortire qualora si delineino dei rischi per la propria salute e, a seconda delle nazioni, persino di decidere di tenere per sé il figlio pur geneticamente espressione dei genitori biologici per i quali si erano proposte.

Tantissimi parlano di questa procedura medica (prevista e rimborsata in alcuni Sistemi Sanitari Nazionali esteri e proposta dai ginecologi dei Paesi nei quali è legale come una delle opzioni di genitorialità per le donne affette da problemi di salute riproduttiva), come di una procedura “contro natura” adducendo proprie credenze o retaggi ideologici-culturali non suffragati da alcuna evidenza scientifica.

Come se i progressi delle tecniche riproduttive e i cambiamenti sociali da decenni in corso nelle società più evolute non siano mai avvenuti, chi è convinto che i figli si possano ottenere solo per via naturale continua a sostenere che “madre è solo colei che partorisce”, o si sostiene con granitiche certezze che in realtà non hanno alcun fondamento scientifico di traumi permanenti che subiscono i bambi “strappati dal ventre materno nel quale è stato cresciuto al ritmo del battito cardiaco della gestante” o “cullati dalle ninna nanna delle gestanti”.

L’evidenza degli studi scientifici internazionali riguardanti il benessere psico-fisico dei bimbi partoriti da donna estranea alla coppia e cresciuti dai propri genitori biologici son oramai robuste e giungono a conclusioni ben differenti e staticamente dimostrate: il benessere di tali figli è determinato dalla quantità di cure e di amore ricevuto in vita sin dai primi istanti e non certo dalle modalità con le quali sono venuti al mondo. Men che meno dal sesso e dagli orientamenti sessuali dei genitori. Negli studi approntati con rigore scientifico i parametri che definiscono tale stato di benessere e confrontando bambini nati in modo tradizionale con quelli nati con gestazione per altri, cresciuti sia da coppie eterosessuali che da coppie omosessuali, si è constatato che i nati per GPA non riportano deficienza alcuna nei confronti dei primi.

Riguardo all’argomento del supposto sfruttamento delle gestanti è noto come queste vengano tratteggiate come ragazze povere, fragili, prive di cultura, irretite dalla possibilità di un guadagno conseguente a questa modalità dell’uso del proprio corpo, alla mercé di coppie descritte come ricche e in età avanzata con egoistiche ambizioni di genitorialità tardiva ed incapaci di generare figli propri per raggiunti limiti biologici d’età.

Nel mondo reale in diverse Nazioni giuridicamente non certo arretrate rispetto all'Italia dove la GPA è praticata da decenni, la gestante solidale è spessissimo una donna che ha relazioni parentali o amicali, a volte anche molto strette, con uno dei due genitori intenzionali. In ogni caso, le diverse leggi nazionali che regolano tale metodica prevedono che la gestante deve essere già madre di figli propri e in condizioni economiche tali da non configurare uno stato di necessità che la induca a condurre una gestazione per altri.

Persino la gravidanza per altri di tipo oblativo (essenzialmente attuata in Stati Uniti e in Ucraina prima della guerra) trova nel mondo reale situazioni ben differenti da quelle descritte da chi sostiene che la motivazione economica sia l'unico elemento decisionale che muove la donna a prestarsi a tale attività. Negli Stati Uniti non è infrequente, infatti, che le madri solidali si trovino in condizioni economiche persino più agiate delle coppie committenti costrette a questo esilio riproduttivo da Nazioni nelle quali la pratica non è consentita. Coppie che ritengono giusto un riconoscimento economico in favore della gestante per i mancati introiti che l’impegno di una gravidanza comporta per queste donne in un contesto limpido e normato.

Appare veramente difficile comprendere come il giudizio morale e il parere di soggetti terzi possa essere predominante sulla volontà di una donna a prestarsi ad una gravidanza negandole la libertà di autodeterminarsi in tal senso. A riprova di quanto affermato, sembra particolarmente significativo il fatto che, nell’ambito delle tante associazioni di donne con un qualche problema di salute riproduttiva presente in Italia, tantissime avrebbero una madre o una sorella disposta a condurre una gravidanza per la loro parente affetta da una menomazione di così forte impatto nel progetto di vita e nella realizzazione di una donna.

Proprio nel rispetto dell’autodeterminazione delle parti coinvolte recentemente anche il Portogallo ha reso legale la gestazione per altri, portando a quaranta il numero degli Stati al mondo nei quali la pratica è ammessa.

Con riguardo alla liceità etica del prestarsi ad una gravidanza per altri di tipo oblativo persino il parere dei vari comitati etici in Italia è antitetico. Sebbene ad esempio il Comitato Nazionale di bioetica, nonostante non isolati distinguo, esprima globalmente un parere contrario a qualsiasi forma di gestazione per altri, all’opposto il Comitato Etico di Fondazione Umberto Veronesi anch’esso composto da insigni e illustri esponenti del mondo accademico e culturale del nostro paese, proprio in virtù della supremazia della autodeterminazione della donna di poter disporre in piena coscienza del proprio corpo, considererebbe lecita la pratica anche quando questa fosse motivata da ragioni di tipo economico, e fatto salvo il rispetto di alcune garanzie fondamentali.

Nel tentativo di stimolare un più moderno approccio a un problema che riguarda milioni di individui e investe una tematica così pregnante per la vita delle persone e delle famiglie, diverse associazioni rappresentative di questi interessi hanno richiesto che si discutesse e adottasse una disciplina idonea a regolare questa realtà di fatto. Nel 2021 è stata formulata una proposta di legge, prima firma onorevole Guia Termini, che raccoglieva l’impianto normativo proposto dall’Associazione Luca Coscioni, controfirmato da oltre dieci associazioni rappresentanti le istanze di migliaia di coppie interessate ad un diverso approccio al problema. Tale proposta non è mai stata discussa neanche in commissione parlamentare.

È invece d'attualità la nota prefettizia negante la possibilità di continuare a trascrivere il certificato di nascita di figli nati all'estero ove è legale la gestazione per altri, il voto negativo in Senato al regolamento europeo relativo alla trascrizione in tutti gli stati UE di bimbi comunque nati all'estero, anche per GPA, e per contro, l'imminente approdo in parlamento della legge che vorrebbe istituire il reato universale della maternità surrogata, persino in quei paesi ove è normata e consuetudine sociale e pratica medica da diversi decenni.

L’alternativa alla presa d’atto della necessità di regolare la materia, sarà il protrarsi di quanto già avviene da decenni in Italia, così come in tutti gli Stati al mondo in cui la legge impone un divieto della pratica: si accentuerà il divario tra chi economicamente e culturalmente potrà permettersi di recarsi in Stati nei quali la gestazione per altri è considerata un’opzione medica ad un risolvibile problema di infertilità e le moltissime coppie che dovranno rinunciare per sempre alla genitorialità. Non sarà certo un eventuale estensione della fattispecie di reato alle GPA condotte all'estero (in Paesi nei quali è legale e consuetudine medica e sociale perfettamente operativa senza scandalo per nessuno) a sopprimere l'istinto di genitorialità di persone che pur di avere una propria famiglia preferirebbe l'esilio a vita. Persone private di una possibilità che consentirebbe loro la realizzazione non di un sogno o di un “capriccio”, ma di una delle più alte e spontanee inclinazioni umane: crescere i propri figli, come chi ha avuto la buona sorte di non incappare in un problema d'infertilità, grazie a donne solidali con le quali spessissimo si instaurano e resistono negli anni rapporti amicali e affettivi duraturi che sono un valore aggiunto per l'esistenza di tutti i protagonisti, bambini compresi, che senza queste donne non avrebbero mai avuto l'opportunità di venire al mondo."



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