Quando si affronta una malattia oncologica, non si combatte solo contro il tumore. Per migliaia di persone, la diagnosi segna anche l’inizio di una seconda battaglia: quella per conservare il lavoro, la stabilità economica e la propria identità professionale. È in questo contesto che nasce la nuova legge approvata in via definitiva dal Senato l’8 luglio 2025, con l’obiettivo di rafforzare i diritti di chi affronta terapie lunghe, invasive e spesso debilitanti.
Il provvedimento introduce strumenti per i lavoratori con malattie oncologiche, come il congedo non retribuito fino a 24 mesi, permessi retribuiti per terapie e la possibilità di sospendere l’attività per i lavoratori autonomi, segnando un passo importante nel riconoscimento della vulnerabilità lavorativa legata alla malattia.
Ma se da un lato la legge rappresenta una conquista simbolica e giuridica, dall’altro solleva perplessità tra le associazioni di pazienti, che parlano apertamente di un’occasione mancata. Come sottolinea Elisabetta Iannelli, avvocato, presidente di AIMaC e segretario generale di FAVO, mancano ancora misure strutturali che garantiscano piena tutela a chi vive con una patologia oncologica o cronica
Che cosa prevede il DDL 1430
Il DDL 1430, intitolato “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche”, introduce un insieme di misure volte a offrire maggiori tutele ai lavoratori fragili. Il testo – si legge nel provvedimento – “è il risultato dell’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Serracchiani, Manes e Marino; dei deputati Comaroli, Cattoi, Giaccone e Giagoni; del deputato Gatta; della deputata Barzotti; dei deputati Rizzetto e Lucaselli; della deputata Tenerini”.
I punti principali sono:
1. Congedo non retribuito fino a 24 mesi
Riconosciuto ai lavoratori dipendenti con invalidità pari o superiore al 74%. Può essere fruito in modo continuativo o frazionato. Durante il congedo il posto di lavoro è garantito, ma non sono previste retribuzione né copertura previdenziale. È inoltre vietato svolgere qualsiasi altra attività lavorativa.
2. Diritto di precedenza allo smart working
Al termine del congedo, i lavoratori hanno la priorità nell’accesso allo smart working, se compatibile con le loro mansioni.
3. 10 ore annue di permessi retribuiti per esami, visite e terapie
Da utilizzare per cure mediche, aggiuntive rispetto ad altri permessi previsti dai contratti collettivi.
4. Sospensione dell’attività per i lavoratori autonomi
È consentito sospendere l’attività fino a 300 giorni all’anno, come già previsto dalla legge 81/2017, per chi svolge incarichi continuativi.
5. Certificazione semplificata
Le condizioni cliniche possono essere documentate con certificati del medico di base o di specialisti del SSN, validabili tramite tessera sanitaria e fascicolo sanitario elettronico.
Il punto di vista delle associazioni dei pazienti
Pur riconoscendo l'importanza del provvedimento, la FAVO – Federazione italiana delle Organizzazioni di Volontariato in Oncologia esprime riserve sostanziali sul testo approvato. A parlarne è l’avvocato Elisabetta Iannelli, presidente dell’AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro) e segretario generale di FAVO, da anni impegnata nella tutela dei diritti dei pazienti oncologici.
«Accogliamo con senso di responsabilità l’approvazione definitiva della legge, che introduce segnali importanti nella giusta direzione: il congedo non retribuito fino a 24 mesi, il diritto di precedenza al lavoro agile, la sospensione dell’attività per i lavoratori autonomi, e le 10 ore di permesso retribuito per esami e terapie rappresentano un primo passo», afferma Iannelli.
Tuttavia, non mancano le criticità. Iannelli sottolinea come molte proposte fondamentali, presentate da FAVO durante le audizioni parlamentari, non siano state recepite, neppure quelle a costo zero.
Che cosa resta da fare per i lavoratori con un tumore
«Siamo amareggiati per un’occasione non colta. Il divieto di lavoro notturno per i pazienti oncologici, l’obbligo per i datori di lavoro di comunicare in anticipo la scadenza del comporto (ovvero il tempo durante il quale il lavoratore assente per malattia o infortunio ha diritto a conservare il posto di lavoro, ndr) e soprattutto l’esclusione delle assenze per terapie salvavita dal computo del comporto erano misure semplici, di buon senso, che avrebbero potuto fare una grande differenza», spiega.
Secondo Iannelli, la legge rappresenta un passo nella giusta direzione, ma anche un’opportunità mancata di autentico progresso civile: «Ci auguriamo che in futuro si intervenga per colmare queste lacune. FAVO continuerà a vigilare e a proporre soluzioni concrete, come ha sempre fatto, al fianco dei pazienti».
Un primo passo, ma non l’ultimo
Secondo i dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), in Italia ogni anno vengono diagnosticati poco meno di 400.000 nuovi casi di tumore, molti dei quali riguardano persone in età lavorativa. La possibilità di continuare a lavorare durante e dopo le cure, o di sospendere l’attività in modo tutelato, è un diritto che impatta non solo sulla sfera economica ma anche su quella psicologica e sociale del paziente.
La legge “salva-lavoro” rappresenta dunque un segnale di attenzione politica verso una fascia fragile della popolazione, ma lascia ancora spazi importanti da colmare per arrivare a una piena tutela. La speranza, condivisa da pazienti e associazioni, è che questo provvedimento sia solo l’inizio di un percorso più ampio, che metta davvero al centro la dignità, i bisogni e i diritti di chi affronta una malattia grave.