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Nuove diagnosi nel 2024 in Italia
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Persone che hanno superato una diagnosi in Italia
Tumore al testicolo
Informazioni su sintomi da monitorare, fattori di rischio e terapie più efficaci, dalla chirurgia alla chemioterapia.

Che cos’è il tumore al testicolo
Il tumore al testicolo è una neoplasia che colpisce le gonadi maschili, gli organi responsabili della produzione di spermatozoi e di ormoni come il testosterone. È la forma di tumore più comune tra gli uomini sotto i 50 anni, con maggior frequenza tra e i 15 e i 35 anni.
Nel 95% dei casi, il tumore ha origine da un’alterazione delle cellule germinali, deputate a generare gli spermatozoi. Esistono due principali tipi di tumore germinale: il seminoma rappresenta il 40% dei tumori germinali, ed ha in genere una e rimane localizzato nel testicolo per lungo tempo.
I tumori non seminoma sono il restante 60% dei tumori germinali del testicolo, e include diversi sottotipi, alcuni dei quali possono essere aggressivi. In rari casi, il tumore può derivare da cellule stromali presenti nel testicolo, ovvero le cellule di supporto e quelle che producono ormoni, come quelle di Leydig e di Sertoli; in genere sono tumori poco aggressivi soprattutto se diagnosticati precocemente.
Il tumore viene classificato in tre stadi principali:
- Stadio I: limitato al testicolo.
- Stadio II: coinvolgimento dei linfonodi retroperitoneali, nell’addome.
- Stadio III: presenza di metastasi in organi a distanza, come polmoni e fegato.
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Fattori di rischio e prevenzione
Identificare con precisione i fattori di rischio per il tumore al testicolo è complesso, ma alcune condizioni aumentano la probabilità di sviluppare questa patologia. Il criptorchidismo, ossia la mancata discesa di uno o entrambi i testicoli nello scroto, è il fattore di rischio più noto.
Altri fattori includono:
- Diagnosi precedente di tumore all’altro testicolo
- Storia familiare di tumore al testicolo
- Sindrome di Klinefelter, un’anomalia cromosomica
- Esposizione a radiazioni ionizzanti o ad elevati livelli ormonali durante la gravidanza materna
- Infezione da HIV: gli uomini positivi per HIV hanno un rischio maggiore di tumori al testicolo, in particolare i seminomi
Non esistono strategie di prevenzione mirate, ma l’autopalpazione regolare dei testicoli e una visita medica tempestiva in caso di gonfiore, noduli al tatto o altri cambiamenti anomali possono favorire una diagnosi precoce.
La diagnosi del tumore al testicolo inizia con un’attenta visita medica da un urologo per valutare eventuali segni come:
- Gonfiore testicolare, spesso indolore.
- Sensazione di peso o fastidio a livello testicolare o inguinale.
- Cambiamenti nelle dimensioni o nella consistenza
- In una minoranza dei casi, ginecomastia, ossia ingrossamento delle mammelle maschili, causato da alterazioni ormonali.
Sintomi meno specifici includono stanchezza, perdita di peso, mal di schiena o difficoltà respiratorie, soprattutto nei casi avanzati.
Gli esami diagnostici per il tumore al testicolo iniziano generalmente con un'ecografia scrotale, un'indagine non invasiva che permette di individuare la presenza di eventuali masse sospette nel testicolo. Successivamente, il medico può richiedere esami di secondo livello come una TAC o una risonanza magnetica e un prelievo di sangue per verificare la presenza di marcatori tumorali, come l'alfa-fetoproteina (AFP), la beta gonadotropina corionica (β-HCG) e la lattato deidrogenasi (LDH), proteine prodotte dalle cellule tumorali che forniscono indicazioni sulla natura della malattia.
In caso di sospetto fondato, si procede spesso con un intervento esplorativo, noto come orchifunicolectomia, che consiste nella rimozione del testicolo colpito, attraverso un’incisione inguinale. Questo consente di analizzare il tessuto prelevato mediante esame istologico per confermare la diagnosi e determinare le caratteristiche del tumore.
Il trattamento del tumore al testicolo varia in base alla tipologia e allo stadio della malattia, nonché alle condizioni generali del paziente.
La chirurgia è la prima scelta terapeutica per la maggior parte dei casi. L’intervento, chiamato orchifunicolectomia, prevede la rimozione del testicolo colpito, insieme a epididimo e funicolo spermatico con i rispettivi vasi sanguigni per ridurre il rischio di diffusione della malattia, attraverso un’incisione inguinale.
Se il tumore si è esteso ai linfonodi addominali, può essere necessario un ulteriore intervento, noto come linfoma retroperitoneale, ovveri l'area dietro la cavità addominale
La chemioterapia viene utilizzata nei casi più avanzati o come trattamento adiuvante dopo l’intervento chirurgico per distruggere eventuali cellule tumorali residue. Il trattamento si effettua in cicli, intervallati da pause per consentire al corpo di recuperare.
Gli effetti collaterali più comuni sono:
- Nausea e vomito.
- Perdita di capelli.
- Riduzione dei globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
La radioterapia utilizza radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali. È spesso indicata per i seminomi di stadio II e può essere impiegata in combinazione con altri trattamenti.In caso di recidiva, le tre opzioni terapeutiche possono essere utilizzate singolarmente o in combinazione per affrontare la malattia.
Quanto è diffuso in Italia
Nel 2024 sono stimate 2.060 nuove diagnosi di tumore del testicolo, mentre i decessi stimati nel 2022 sono stati 134. Il tasso di sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 93%, con una probabilità di vivere ulteriori 4 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi pari al 96%. Sono 62.000 le persone viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore del testicolo.
[Dati AIOM - Associazione Italiana Oncologia Medica pubblicati in “I numeri del cancro in Italia - 2024”]
Le 5 domande più frequenti sul tumore al testicolo
La presenza di un gonfiore o di una massa indolore nel testicolo è il segno più comune.
Sì, l’autopalpazione regolare consente di individuare precocemente eventuali cambiamenti nei testicoli.
Sì, la maggior parte dei casi ha una prognosi favorevole grazie ai trattamenti disponibili
Non necessariamente, ma è comunque possibile preservare la fertilità attraverso la crioconservazione degli spermatozoi prima del trattamento.
Criptorchidismo, storia familiare o personale di tumore al testicolo e alterazioni cromosomiche come la sindrome di Klinefelter.
NOTA BENE: Le informazioni contenute in questa pagina non sostituiscono il parere e le spiegazioni del tuo medico.