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Finché la barca va… meglio non bere. Occhio all’alcol in estate

Fra le vittime del consumo di alcol al mare non solo la salute, ma anche la sicurezza in acqua. I consigli di Emanuele Scafato

Anche a piccole dosi il consumo di alcolici comporta danni per la salute: aumentano i rischi di malattie croniche e di tumori, di malattie infettive e pure di incidenti. Un avvertimento da tenere in considerazione anche in estate e al mare, come ci insegna innanzitutto la cronaca.

GLI EFFETTI DELL'ALCOL IN ESTATE

“Ubriaco, si addormenta e la barca "impazzisce": 5000 euro di multa e catamarano sequestrato. I fatti sono avvenuti a cinque miglia dalla costa di Grado nella giornata di ieri 7 luglio. Il personale della guardia costiera, una volta intercettata la barca, è salito a bordo e ha scoperto che l'uomo stava dormendo. Patente ritirata”.

«E ogni anno è così…» commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol, presso il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità. «Il consumo di alcol al mare è un “must” dell’estate con Happy Hours dalle 16 in poi sotto un sole che già ti abbatte la pressione anche per la disidratazione e l’alcol sollecita diuresi e sudorazione con perdita di sali minerali: non il top, anzi. Poi ci si mette alla guida anche di un motoscafo, di un gommone, di una qualunque imbarcazione a motore dimenticando che, come alla guida di una macchina, il consumo di alcol può avere conseguenze gravi e aumentare il rischio di incidenti per compromissione dei riflessi, della capacità di giudizio e della coordinazione, rendendo più pericolosa la conduzione di un'imbarcazione, sia essa a vela o a motore e le reazioni alle evenienze della navigazione».

UN RISCHIO PER LA SICUREZZA

«E non è un caso – prosegue il professor Scafato - che l’alcol sia una delle principali cause di incidenti in mare, con statistiche che indicano un'alta percentuale di incidenti nautici e decessi alcol-correlati come conseguenza di uno stato di ebbrezza che può portare a manovre errate, collisioni con altre imbarcazioni o ostacoli, cadute in mare, e difficoltà nel gestire situazioni di emergenza. Chi conduce un’imbarcazione sotto l’effetto dell'alcol non ha spesso consapevolezza che bere quantità anche moderate di etanolo compromette la capacità di valutare correttamente le distanze, la velocità e la direzione, mettendo a rischio la sicurezza propria e degli altri». 

Secondo la Guardia Costiera USA, il consumo di alcol contribuisce al 18 per cento delle morti in imbarcazioni per le quali sia nota la causa primaria, il che rende l’alcol la prima causa conosciuta di incidenti nautici letali. Stando ad una revisione sistematica pubblicata nel 2018, quasi la metà degli annegamenti mortali e quasi il 35 per cento degli incidenti in acqua non mortali ha coinvolto l'alcol (probabilità più elevata nella popolazione maschile, e in correlazione con l’uso di imbarcazioni, il mancato utilizzo di giubbotti di salvataggio, il nuotare da soli, di notte o in luoghi senza servizi di salvataggio).

TASSO ALCOLEMICO E I LIMITI A BORDO

«In Italia, come in altri paesi, esiste una normativa che regola il consumo di alcol a bordo delle imbarcazioni, con limiti di tasso alcolemico simili a quelli previsti per la guida di veicoli (0,5 grammi per litro, ndr)» spiega Scafato. Il Codice della nautica da diporto vieta infatti la conduzione di imbarcazioni in stato di ebrezza, con tolleranza zero per i minori di 21 anni.

I CONSIGLI UTILI

Primo, evitare di bere. Ma: «In caso di consumo di alcol, è consigliabile aspettare un tempo adeguato prima di riprendere la navigazione, per smaltire gli effetti dell'alcol, almeno 2 ore per ciascun bicchiere medio consumato. il superamento dei limiti consentiti dalle norme può comportare sanzioni amministrative, come multe e sospensione della patente nautica, ma, come è noto dalle cronache, può esporre a possibili conseguenze penali in caso di incidente – conclude Emanuele Scafato. Non dimenticando che in mare, in caso di emergenza, può rendersi necessario nuotare, e farlo da sobri fa la differenza».


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