Dieta gluten-free inutile se il bambino non è celiaco
Molti genitori la propongono anche a bambini non celiaci. Ma la scelta, oltre che inutile, alla lunga può rivelarsi pure dannosa
La seguono i bambini celiaci, all’incirca ventimila in Italia, ma non solo. Anche molti loro coetanei sani consumano con regolarità alimenti senza glutine, poiché nei genitori alberga la convinzione che si tratti di un regime dietetico in grado di determinare benefici anche alla loro salute: dal dimagrimento a una maggiore digeribilità degli alimenti, da un più basso rischio di sviluppare intolleranze fino a un possibile beneficio per l’apparato cardiovascolare. Nulla di tutto ciò è però mai stato provato. Anzi: un nuovo studio esclude qualsiasi beneficio legato al consumo di alimenti senza glutine da parte dei bambini non celiaci.
A vergarlo un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Ricerca sulla Salute canadese, che ha valutato il profilo nutrizionale di 344 prodotti presenti sul mercato e destinati ai più piccoli. Gli scienziati hanno posto a confronto soltanto gli alimenti «essenziali» (pasta, pane e derivati, formaggi) e lasciato fuori dalla valutazione gli snack dolci e salati, il cioccolato e le bevande zuccherate. I risultati, pubblicati sul numero di agosto della rivista Pediatrics, sono chiari. Gli alimenti senza glutine, in media, contengono quantitativi troppo elevati di sodio, zuccheri aggiunti e grassi (totali e saturi) per poter essere definiti più salutari rispetto a quelli tradizionali. Mentre l’apporto di proteine, in molti casi, è risultato inferiore rispetto a quello che si sarebbe ottenuto senza modificare la propria dieta. Una conclusione che riguarda da vicino i celiaci, duecentomila quelli accertati in Italia, dal momento che la dieta senza glutine è l’unica terapia riconosciuta per la malattia. A loro - e ai loro genitori, nel caso di diagnosi in età infantile - gli esperti raccomandano di leggere con attenzione le etichette e di rendere più equilibrata la dieta consumando alimenti naturalmente privi di glutine (carne, pesce, legumi, ortaggi, frutta e verdura) e prediligendo cotture semplici e senza troppi condimenti.
LA DIETA PRIVA DI GLUTINE E' DANNOSA PER CHI NON E' CELIACO?
NESSUN BENEFICIO SENZA GLUTINE (NEI NON CELIACI)
Ma il messaggio punta a raggiungere soprattutto le persone sane che spontaneamente decidono di seguire una dieta priva del composto proteico contenuto nella maggior parte dei cereali (frumento, orzo, malto, segale). Una scelta inutile e che - non lo si può escludere - a lungo termine potrebbe rivelarsi anche dannosa. Spiega Marco Silano, direttore del dipartimento nutrizione dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del board scientifico dell’Associazione Italiana Celiachia: «Chi segue senza motivo questo regime alimentare, può riscontrare una riduzione del peso corporeo dovuta a una quasi totale estromissione dei cereali dalla dieta. Ma i prodotti cosiddetti dietoterapeutici non sono ipocalorici. E non è vero che l’esclusione del glutine riduce il rischio cardiovascolare, anzi. Un’alimentazione di questo tipo nei non celiaci si associa a una riduzione del consumo di cereali integrali, con possibili effetti negativi proprio sulla salute dei vasi e del cuore».
IN ITALIA SEI MILIONI MANGIANO SENZA GLUTINE PER...PIACERE
Eppure il ricorso senza ragione agli alimenti senza glutine sembra non conoscere crisi. Negli Stati Uniti - dove l’«effetto alone»: ovvero la distorsione cognitiva che in questo caso porta a ricorrere alla dieta senza glutine, pur senza averne la necessità - l’intero comparto nel 2020 arriverà a valere due miliardi di euro, grazie anche all’effetto-traino garantito da alcuni personaggi famosi (Gwyneth Paltrow, Kim Kardashian e Lady Gaga, Novak Djokovic) che hanno sposato la dieta senza glutine senza essere celiaci e che a essa attribuiscono i loro successi professionali. In Italia le cifre sono inferiori, ma secondo l’Associazione Italiana Celiachia sono sei milioni i connazionali che comprano prodotti senza glutine pur senza essere celiaci. Ovvero quasi trenta volte più di quelli che sono i celiaci censiti, un dato da considerare comunque sottostimato.
Le dieci regole per gestire le intolleranze alimentari
Le intolleranze alimentari non sono responsabili di sovrappeso e obesità Il problema dell'eccesso ponderale è causato prevalentemente da uno stile di vita inadeguato. Le intolleranze alimentari vere sono poche e possono indurre disturbi gastrointestinali o di altro genere
No all’autodiagnosi ed ai test effettuati direttamente presso i centri laboratoristici senza prescrizione medica Se si sospetta una reazione indesiderata a seguito dell’ingestione di uno o più alimenti è necessario rivolgersi al proprio medico, in grado di valutare quali indagini prescrivere per formulare la diagnosi più corretta
Non rivolgersi a personale non sanitario e attenzione a coloro che praticano professioni sanitarie senza averne alcun titolo Spesso i test non validati per la diagnosi di intolleranza alimentare vengono proposti da figure professionali eterogenee, non competenti, non abilitate e non autorizzate, anche non sanitarie. Non effettuare test per intolleranze alimentari non validati scientificamente in centri estetici, palestre, farmacie, laboratori o in altre strutture non specificatamente sanitarie. Solo il medico può fare diagnosi
Diffidare da chiunque proponga test di diagnosi di intolleranza alimentare per i quali manca evidenza scientifica di attendibilità I test non validati sono: dosaggio IGg4, test citotossico, Alcat test, test elettrici, vega test, elettroagopuntura di Voll, bioscreening, biostrengt test, sarm test, moratest, test kinesiologico, dria test, analisi del capello iridologia, biorisonanza, pulse test, riflesso cardiaco
Non escludere nessun alimento dalla dieta senza una diagnosi ed una prescrizione medica Le diete di esclusione autogestite, inappropriate e restrittive possono comportare un rischio nutrizionale non trascurabile e, nei bambini, scarsa crescita e malnutrizione. Quando si intraprende una dieta di esclusione, anche per un solo alimento o gruppo alimentare, devono essere fornite specifiche indicazioni nutrizionali
La dieta è una terapia e pertanto deve essere prescritta dal medico La dieta deve essere gestita e monitorata da un professionista competente per individuare precocemente i deficit nutrizionali e, nei bambini, verificare che l’accrescimento sia regolare
Non eliminare il glutine dalla dieta senza una diagnosi certa di patologia glutine correlata La diagnosi di tali condizioni deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, seguendo le linee guida diagnostiche
Non eliminare latte e derivati dalla dieta senza una diagnosi certa di intolleranza al lattosio o di allergie alle proteine del latte La diagnosi di intolleranza al lattosio o allergie alle proteine del latte deve essere effettuata in ambito sanitario specialistico e competente, tramite test specifici e validati
A chi rivolgersi per una corretta diagnosi? Esclusivamente a un medico: dietologo, medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, allergologo, diabetologo, endocrinologo, gastroenterologo, internista, pediatra
Non usare internet per diagnosi e terapia Il web, i social network ed i mass media hanno un compito informativo e divulgativo e non possono sostituire la competenza e la responsabilità del medico nella diagnosi e prescrizione medica