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Alimentazione
Daniele Banfi
pubblicato il 12-01-2024

Dimagrire con una pillola elettrica? Siamo ancora molto lontani



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La vibrazione è in grado di stimolare i recettori nello stomaco inducendo un senso di sazietà. Ancora tanti i limiti da superare prima di un'eventuale sperimentazione sulle persone

Dimagrire con una pillola elettrica? Siamo ancora molto lontani

Dimagrire semplicemente ingerendo una pillola vibrante capace di farci sentire sazi. A sperimentarla, al momento solo in modello animale, sono stati i ricercatori dell'Harvard University e del Massachusetts Institute of Technology. Testata con successo -ma senza conoscere realmente gli effetti collaterali- sui maiali, l'eventuale sperimentazione nell'uomo è ancora ben lontana. L'idea di base, però, c'è tutta: attraverso la stimolazione di alcuni particolari fasci nervosi che collegano stomaco e cervello, la pillola ha indotto una sensazione di sazietà. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Science Advances.

INGANNARE IL CERVELLO

Sistema digerente e cervello sono strettamente interconnessi. La sensazione di sazietà nasce infatti quando lo stomaco, dilatandosi per la presenza del cibo, invia tramite apposite innervazioni dei precisi segnali all'encefalo. Un segnale che il cervello interpreta come la necessità di smettere di mangiare. Una volta svuotato, le fibre si rilassano e il segnale viene meno. Risultato? Una nuova sensazione di fame e così via. Agire su questo meccanismo, inducendo una sensazione di sazietà nonostante non si sia mangiato, è una delle possibili strategie per cercare di ridurre la quantità di cibo ingerita nelle persone obese e che necessitano di cure che vanno oltre il semplice cambio nel regime alimentare. Una di queste, ad esempio, è l'inserzione nello stomaco di un palloncino gonfiabile capace di espandere l'organo e generare una sensazione di sazietà. Una strategia in uso da anni che però presenta possibili effetti collaterali come la lesione delle pareti dello stomaco. Ecco perché la ricerca è costantemente rivolta nell'individuare nuove possibili strategie. Una è rappresentata dalla pillola vibrante sviluppata dai ricercatori statunitensi, un prototipo capace di stimolare i nervi dello stomaco esattamente come avviene quando è pieno.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

LO STUDIO

La pillola in questione è stata sperimentata nei maiali. Ingerita per bocca, il "device" è stato attivato dall'esterno con l'obiettivo di produrre una vibrazione della durata di poco più di 30 minuti. Durante il trattamento i ricercatori hanno verificato diversi parametri. Innanzitutto gli scienziati, analizzando l'attività elettrica dei nervi che collegano lo stomaco al cervello, hanno riscontrato un'attività del tutto simile a quella che si verifica quando la persona percepisce una sensazione di sazietà. Non solo, confrontando la quantità di cibo ingerita dai maiali sottoposti al trattamento con quelli non trattati, è emerso che la pillola è stata capace di ridurre del 40% il cibo consumato. Infine dallo studio è emerso che gli animali trattati è cambiata in positivo la secrezione di tutta una serie di ormoni che regolano l'appetito. Risultati importanti che hanno certificato il successo, almeno nell'obiettivo finale, di questo genere di approccio.

I LIMITI

L'aver dimostrato che l'idea di base funziona non significa però automaticamente che la pillola ora potrà essere sperimentata nell'uomo. Tutt'altro. La ricerca infatti ha ancora molti punti da chiarire. Il primo riguarda il possibile fastidio che la pillola potrebbe generare, una sensazione che gli animali non possono di certo esprimere. Il secondo riguarda invece l'effetto vero e proprio: nelle persone obese i recettori che rilevano la tensione dello stomaco sono meno sensibili. Questo significa che la pillola potrebbe non avere l'effetto desiderato poiché il sistema, in partenza, è "danneggiato". Infine l'altra grande incognita è relativa alle dimensioni della pillola, ancora abbastanza importanti. Limiti di cui gli sperimentatori sono consci e per questa ragione stanno lavorando per superarli. L'utilizzo di questa strategia, dunque, è ancora ben lontana dal trovare applicazione pratica nella realtà.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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