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Alimentazione
Francesca Morelli
pubblicato il 07-06-2013

Disfagia: così il boccone diventa facile da ingoiare



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La difficoltà a deglutire (disfagia) va trattata da una equipe multidisciplinare per assumere una posizione corretta, evitare malnutrizione, impostare una dieta adeguata alla patologia di base. Dagli esperti alcune raccomandazioni generali importanti

Disfagia: così il boccone diventa facile da ingoiare

Ogni anno, secondo l'Agency for Health Care Policy and Research, sono da 300 a 600 mila i nuovi casi di disfagia, la difficoltà a deglutire, che insorge a seguito di malattie neurologiche quali Parkinson, SLA, sclerosi multipla. Ma si stima che questa problematica sia destinata a crescere in quanto correlata anche a condizioni tipiche dell’anziano o dell’invecchiamento: ictus, vasculopatie cerebrali o tumori e malattie funzionali del distretto digestivo che interessano esofago, collo, trachea.

Quando la capacità a deglutire, sia cibi solidi sia liquidi, è compromessa, occorre porre particolare attenzione alla dieta, modificando soprattutto la consistenza dei cibi al fine di prevenire carenze nutrizionali o incorrere in importanti complicazioni.

 

CAUSE

La disfagia, il più delle volte associata a patologie di tipo vascolare, neurologiche o a neoplasie del collo, non è sempre facile da riconoscere e diagnosticare. In alcuni casi la difficoltà a deglutire cibi solidi e liquidi è evidente, ma in altri può manifestarsi con sintomi aspecifici – tosse durante i pasti, modificazione della voce che diventa umida e rauca, sensazione di corpo estraneo in gola.

Ma in ogni caso, la prima attenzione va riservata alla dieta, poiché se non viene impostata in maniera corretta, può aumentare il rischio di un calo di peso e malnutrizione (non si ingeriscono i nutrienti e l’energia in quantità sufficienti al fabbisogno dell’organismo), disidratazione dovuta a un inadeguato apporto di liquidi e di incorrere in una "polmonite ad ingestis", una infezione delle vie respiratorie molto grave (e difficile da curare) causata dal cibo che viene aspirato nelle vie aeree anziché essere correttamente incanalato nell’esofago, con il rischio nei casi più gravi di soffocamento.

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DIETA

Per le importanti implicazioni, gli esperti raccomandano che la disfagia sia trattata da una équipe multidisciplinare costituita da un logopedista (che si occupi della rieducazione funzionale delle capacità deglutitorie), da un dietista (per le necessarie modifiche della dieta), dal medico di riferimento che tratti la disfagia in funzione della patologia che la ha motivata. In linea generale occorre, però, tenere presente che in caso di:

  • disfagia per i cibi liquidi, è bene utilizzare acqua gelificata e/o polveri addensanti che possono essere aggiunte a tutti i liquidi caldi e freddi (acqua, brodo, tè, latte, succo di frutta) per dare loro una consistenza simile a quella del budino ed essere deglutiti correttamente;
  • disfagia per i cibi solidi, è opportuno privilegiare alimenti di consistenza semisolida (morbida) e cremosa, come quella del puré di patate, in modo che possano essere assunti con il cucchiaino, e omogenea. Vanno dunque evitati il riso, il minestrone con pezzi di verdura o lo yogurt con pezzi di frutta o in cui coesistano la consistenza liquida e solida, come ad esempio la pastina in brodo o il latte con i cereali.
 

CIBI DA EVITARE

Vanno eliminati dalla dieta i cibi appiccicosi che aderiscono al palato (gnocchi), cibi friabili che si possono sbriciolare (biscotti e crackers) e polveri (cacao, cannella).

 

AVVERTENZE DA ADOTTARE

Piccoli stratagemmi, quali l’uso (seppure moderato) di besciamella o panna o salse come la maionese, possono aiutare a rendere i bocconi morbidi e più facili da deglutire. Ma un altro aspetto importante – raccomandano gli esperti - è arrivare a ottenere sempre cibi di consistenza morbida o semisolida che permettono anche di ideare delle diete varie, complete e bilanciate, limitando il rischio di carenze nutrizionali.

Ecco come:

  • Sostituire la pasta, il riso e il pane con semolino, crema di riso o patate lesse;
  • Preferire, per i secondi piatti, carne trita (polpetta o hamburger, ad esempio), pesce morbido, formaggi cremosi o uova;
  • assumere la frutta frullata o in mousse;
  • a colazione, utilizzare lo yogurt o il latte addensato con biscotti granulari;
  • tra i dolci, prediligere budini, semifreddi e gelati.

Per contrastare poi la perdita di peso, è necessario rendere le pietanze più caloriche, aggiungendo olio di oliva a crudo e/o del grana padano grattugiato. Laddove necessario, si può ricorrere anche a pasti pronti e nutrizionalmente completi, disponibili in commercio. Si tratta di polveri da ricostituire con acqua o brodo oppure di piatti da scaldare al microonde o a bagnomaria.

 

CONSIGLI COMPORTAMENTALI

Non è importante solo la consistenza di quanto si mangia, ma anche come lo si mangia. Acquisire una posizione corretta con l’aiuto del logopedista, aiuta a deglutire più facilmente il cibo. Fin dalle prime manifestazioni di disfagia, gli esperti raccomandano di:

  • mangiare in posizione seduta, con le braccia comodamente appoggiate ai braccioli della sedia e con il tronco retto. E ancora di piegare la testa in avanti e abbassare il mento verso il torace durante la deglutizione; una posizione che può essere favorita portando il cucchiaio alla bocca dal basso.
  • mangiare lentamente con attenzione (evitando di parlare o guardare la televisione durante i pasti) ed assumere sempre piccole quantità di cibo, avendo cura di deglutire a vuoto tra un boccone e l’altro.
  • eseguire ogni tanto piccoli colpi di tosse per controllare o liberare la gola dalla presenza di cibo.
  • mantenere una accurata igiene del cavo orale, evitando ristagni di cibo, muco e saliva che potrebbero compromettere la deglutizione e favorire l’insorgenza di infezioni.

 

Consulenza: Dott. Marco Pagani, Responsabile del servizio di fisiopatologia esofagea a indirizzo chirurgico della Fondazione Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano

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