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Fabio Di Todaro
pubblicato il 12-10-2016

Menisco: meglio l’intervento o l’esercizio fisico?



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La scelta dipende dall’età del paziente e dall’eventuale presenza di un processo artrosico. Dopo i 50 anni, però, spesso conservare il menisco garantisce risultati migliori

Menisco: meglio l’intervento o l’esercizio fisico?

È una domanda che ogni anno si pongono quasi centocinquantamila italiani, vittime di una lesione del menisco che può condizionare la pratica sportiva: meglio operarsi o cercare di guarire con appositi esercizi? Una risposta buona per tutti non esiste. La scelta del trattamento dipende dall’età del paziente, dalle sue condizioni e dall’intensità con cui pratica l’attività fisica. Ci sono persone per cui è il caso finire sotto i ferri, al fine di sottoporsi a un intervento che oggi per gli ortopedici appartiene alla routine. E altre che farebbero meglio a prediligere l’opzione conservativa, spesso però guardata con sospetto.

 

INTERVENTO O POTENZIAMENTO MUSCOLARE?

Il tema è stato affrontato in uno studio randomizzato pubblicato sul British Medical Journal e coordinato dai ricercatori dell’ospedale Martina Hansens di Sandvika (Norvegia). Al lavoro hanno preso parte 140 adulti, con un’età media pari a 50 anni, tutti affetti da lesioni al menisco interno identificate in quattro ospedali attraverso la risonanza magnetica. Al fine di valutare l’efficacia dei due percorsi terapeutici, gli specialisti hanno sottoposto all’intervento chirurgico in artroscopia (meniscectomia parziale) soltanto la metà dei pazienti. Alla restante parte, è stato consigliato di sottoporsi a un programma di esercizi della durata complessiva di tre mesi, con sedute effettuate 2-3 volte alla settimana. Il follow-up è stato effettuato a tre mesi (attraverso la misurazione della forza muscolare) e a due anni (funzionalità del ginocchio) dall’inizio del trattamento. Il risultato ha «premiato» la soluzione conservativa. Dal punto di vista clinico - dolore e risposta del ginocchio durante l’attività sportiva - non è emersa alcuna differenza tra i due gruppi di pazienti. Ma chi aveva rinunciato all’intervento chirurgico, mostrava una forza muscolare maggiore a tre mesi dall’inizio del trattamento.


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QUANDO L’INTERVENTO PUO’ RISULTARE DANNOSO

Nessuno dei pazienti arruolati, alla radiografia, mostrava un processo artrosico degenerativo a carico del ginocchio. Questo aspetto è stato considerato significativo dai ricercatori, nella definizione della scelta. In caso contrario, infatti, sarebbe stato più corretto prediligere l’opzione chirurgica. «Quando le lesioni sono la conseguenza di un processo degenerativo, e non di un trauma, si tende a escludere l’intervento, a cui si potrà eventualmente ricorrere nei mesi successivi se il dolore e il gonfiore del ginocchio non dovessero svanire», afferma Massimo Berruto, responsabile della struttura semplice dipartimentale di chirurgia articolare del ginocchio dell’istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano. Diverso è il discorso quando si è di fronte a un paziente che presenta una lesione conseguente a un trauma sportivo, in un ginocchio sano. A quel punto i dubbi nel ricorso all’intervento sono quasi pari a zero.

LA GINNASTICA VERSO LA GUARIGIONE

Lo studio fa in parte chiarezza in un settore - quello degli interventi in artroscopia per la rimozione di un menisco lesionato: totale o parziale - in forte crescita. Le stime dicono che ogni anno due milioni di persone nel mondo si sottopongono all’intervento mininvasivo, che viene effettuato inserendo una telecamera e gli strumenti chirurgici attraverso due piccoli fori della dimensione di un centimetro effettuati lateralmente al ginocchio. In questo modo, rispetto alle precedenti tecniche operatorie, si garantisce al paziente la scomparsa del dolore, con una riduzione dei tempi chirurgici, di degenza ospedaliera e di recupero complessivo. L’obiettivo è non rimuovere interamente il menisco lesionato, al fine di ridurre il carico sulle superfici articolari poste tra il femore e la tibia. Ciò non toglie, però, che «c’è la tendenza a prediligere l’intervento, sia da parte dei medici sia dei pazienti, anche quando non serve - prosegue Berruto -. Il paziente predilige operarsi, da quando i tempi di ripresa da una meniscectomia si sono ridotti a meno di un mese. 


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GLI ESERCIZI UTILI

Ma in un ginocchio già usurato, la rimozione del menisco può anche mettere a repentaglio la tenuta dell’intera articolazione». Meglio allora, in questi casi, prediligere l’attività fisica. «Si effettuano esercizi in posizione di scarico, almeno 2-3 volte alla settimana. Va benissimo andare in bicicletta, usare la cyclette, nuotare e fare sport in acqua alta. Potenziando la muscolatura delle gambe, si può tornare alle condizioni precedenti all’infortunio senza dover operarsi».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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