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Francesca Morelli
pubblicato il 01-10-2013

Scoperto il gene dell'obesità



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Ricercatori inglesi hanno individuato un'alterazione del Dna che predisporrebbe all'insorgenza di obesità grave. In aumento i tumori correlati ai problemi di sovrappeso. Gli esperti raccomandano attenzione a dieta e attività fisica

Scoperto il gene dell'obesità

Non è solo questione di dieta scorretta, eccessivo amore per il cibo, cattivi stili di vita e sedentarietà. Alla base delle forme gravi di obesità, specie se ereditaria, potrebbe esserci anche una modificazione del DNA, in particolare di un gene che altererebbe i processi di richiesta di cibo e di consumo dei grassi.

 

IL GENE

La scoperta arriva da due studi inglesi, entrambi pubblicati sulla rivista Journal of Clinical Investigation: diversi percorsi di ricerca, distinti gruppi di lavoro, ma medesima conclusione. Responsabile dell’insorgenza e dello sviluppo dell’obesità sarebbe il gene ‘Sim1’ di cui l’équipe del Dottor Sadaf Farooqi dell’Addennbrooke’s Hospital di Cambridge ne ha evidenziate 13 mutazioni in pazienti obesi e il gruppo di ricerca del Dottor Philippe Froguel dell’Imperial College di Londra 8 in adulti con obesità patologica. «I nostri studi – spiegano gli esperti – hanno consentito di rilevare che le alterazioni della funzionalità del gene Sim1, impedendo la sintesi della proteina corrispondente, sono associate ad un alto rischio di obesità grave. In particolare, la presenza delle mutazioni nel DNA favorirebbe la richiesta da parte dell’organismo di un maggior apporto di cibo e la tendenza a disfunzioni di carattere nervoso». Una scoperta che apre nuove strade alla ricerca. «Identificare le mutazioni coinvolte nei casi di obesità genetica – continuano i ricercatori – può aiutare a comprendere i processi complessi, come quello del dispendio energetico di un organismo a riposo e i meccanismi che regolano i comportamenti alimentari, la crescita di peso e lo stoccaggio dei grassi».

 

LE CONSEGUENZE 

E’ allarme anche in Italia. L’obesità, oltre alle ben note implicazioni correlate all’insorgenza di diabete mellito di tipo 2 e alle malattie cardiovascolari, sarebbe responsabile anche di un maggior rischio di tumori. «Recenti dati epidemiologici attestano una associazione tra la sindrome metabolica e l’aumento di alcuni tipi di tumori – commenta il Professor Dario Giuliano, ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo della Seconda Università di Napoli, in occasione del 36° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrinologia svoltosi a Padova – in particolare del colon-retto in entrambi i sessi, del tumore del seno in post-menopausa, dell’endometrio e del fegato nell’uomo». Poi, uno studio svedese condotto dal Karolinska Institut, e pubblicato sul Journal of the American Medical Association, attesterebbe un rischio di parto molto prematuro superiore del 25% in donne sovrappeso e del triplo in caso di grave obesità. «Indipendentemente dalla genetica – conclude l’endocrinologo – è importante mantenere uno stile di vita sano che tenga conto di una corretta alimentazione, di una regolare attività fisica e dell’eliminazione dei fattori di rischio, primo fra tutti il fumo».

 


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