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Fabio Di Todaro
pubblicato il 23-03-2017

Vista a rischio per un milione di italiani colpiti dal glaucoma



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La metà delle persone colpite dalla malattia non lo sanno. Gli esperti consigliano un controllo della pressione oculare dopo i 50 anni. Tutte le nuove strategie di cura

Vista a rischio per un milione di italiani colpiti dal glaucoma

I casi di glaucoma sono in crescita, anche per la più classica delle ragioni per l’aumento di prevalenza di qualsiasi malattia cronica degenerativa: l’invecchiamento della popolazione. Questa patologia progressiva della vista, legata all'aumento della pressione interna all'occhio, è infatti tipica della seconda e terza età e, se non curata, porta a cecità. Come tale, visto l’allungarsi della prospettiva di vita media, la sua diffusione è in aumento. Mentre al momento l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in poco meno di sessanta milioni i malati nel mondo, con poco meno della metà già divenuti ciechi, secondo diverse società scientifiche da qui a cinque anni la quota dei pazienti affetti da glaucoma potrebbe arrivare a ottanta milioni.


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GLAUCOMA: IL LADRO SILENZIOSO DELLA VISTA

Il punto sulla situazione è stato fatto nel corso dell’ultimo congresso dell’Associazione Italiana per lo studio del glaucoma (Aisg), appena conclusosi a Roma e coinciso con la settimana mondiale dedicata alla prevenzione della malattia oculare. Dall’appuntamento scientifico è emerso che, rispetto allo scenario internazionale, quello che rischia di prospettarsi nei prossimi anni in Italia non sarà più confortante. Lungo la Penisola la prevalenza del glaucoma è di circa l’1-2 per cento nelle persone con più di quarant’anni, ma aumenta fino al 5 per cento negli over settanta. Il totale fa poco più di un milione di connazionali affetti da glaucoma, di cui la metà però «non sa di essere ammalata, ma nel frattempo sta progressivamente perdendo la vista», afferma Stefano Miglior, direttore della clinica oculistica dell’ospedale San Gerardo di Monza e ordinario di malattie dell’apparato visivo all’Università Bicocca di Milano. «Quando se ne accorgeranno, almeno il quaranta per cento della loro capacità visiva sarà stata perduta, con conseguenze dal punto di vista lavorativo, sociale e familiare».

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Come ribadito in sessione plenaria da Beatrice Brogliatti, docente di clinica oculistica all’Università di Torino, «nella maggior parte dei casi il glaucoma è dovuto a un aumento della pressione interna dell’occhio che causa, nel tempo, danni permanenti alla vista accompagnati da alterazioni della papilla ottica e dalla riduzione del campo visivo. Si restringe, cioè, lo spazio che l’occhio riesce a percepire senza muovere la testa». La malattia, se non curata, ha un epilogo tanto scontato quanto nefasto: la perdita completa della vista. Pur parlando di una condizione diffusa soprattutto nella terza età, la malattia può comparire già a partire dalla quarta decade di vita. Nessun allarmismo, sia chiaro. Ma è prima dei cinquant’anni che «ogni persona dovrebbe sottoporsi a un controllo oculistico che comprenda anche la misurazione della pressione oculare - aggiunge Luciano Quaranta, direttore del centro per lo studio del glaucoma dell’Università di Brescia -. Se la visita risultasse negativa, in assenza di fattori di rischio quali la miopia, la predisposizione ereditaria, l’ipertensione e il prolungato trattamento con farmaci cortisonici, un nuovo controllo si potrebbe effettuare anche dopo cinque anni».


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LA PREVENZIONE ATTRAVERSO LA PROTEZIONE DEL NERVO OTTICO?

In prospettiva gli esperti stanno valutando l’efficacia di un altro approccio: quello che punta alla neuroprotezione dell’occhio. Sì, perché «è ormai dimostrato che l’abbassamento della pressione oculare, attraverso l’uso di un collirio, del laser o della chirurgia, può non essere completamente efficace, se non associato a trattamenti di preservazione del nervo ottico», aggiunge Quaranta, confermando l’ipotesi che siano diversi fattori a determinare la malattia. Dunque il primo passo da compiere è assodato, sul resto si sta discutendo. Negli ultimi anni, complice la scoperta di diverse similitudini tra il glaucoma e altre malattie che colpiscono il nervo ottico, gli oculisti si sono concentrati sulla funzione mitocondriale delle cellule retiniche e sulle sue alterazioni. «La riduzione nella produzione di energia e l’aumento della produzione di radicali liberi da parte dei mitocondri delle cellule ganglionari è da considerarsi un meccanismo chiave nella genesi del glaucoma». Come far fronte a questa eventualità? Magari attraverso l’utilizzo di una sostanza antiossidante, come il coenzima Q10, somministrato con un collirio in associazione alla vitamina E. La molecola, a livello preclinico, ha già dato risultati confortanti: anche nei confronti di altre malattie neurodegenerative, come la malattia di Parkinson, l’Alzheimer, la corea di Huntington e la sclerosi laterale amiotrofica. L’appuntamento scientifico ha rappresentato l’occasione per presentare l’avvio del primo trial clinico mirato a valutare l’efficacia di questo approccio. Lo studio durerà tre anni e coinvolgerà 612 pazienti, selezionati da 14 centri per il trattamento del glaucoma in tutta Italia.

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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