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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 12-09-2011

Ma è proprio vero che ridere fa bene al cuore?



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Diversi studi sembrano confermare l'effetto benefico del buonumore sul cuore. Ridere è una vera e propria palestra per le nostre arterie. Ce lo spiega il professor Fabio Magrini. Bastano 15 minuti al giorno. Al contrario, le emozioni negative lo danneggiano. In un periodo di crisi economica il rischio infarto può aumentare

Ma è proprio vero che ridere fa bene al cuore?

Nel benessere psicofisico, molto importante per conservare il cuore in salute, il sorriso, o meglio la risata piena e di gusto, può avere effetti benefici sullo stato delle nostre arterie e quindi del cuore? Sembrerebbe di sì, secondo alcuni studi, l’ultimo dei quali è stato presentato al recente meeting della European Society of Cardiology (ESC), appuntamento fisso per i cardiologi di tutto il mondo. Per comprendere meglio quanto sia importante il benessere psichico per conservare un cuore in salute, abbiamo intervistato il professor Fabio Magrini, direttore del reparto di medicina cardiovascolare all'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

LO STUDIO- Misurare l'impatto del buonumore sulla salute, in particolare su quella vascolare, non è cosa facile. «Le difficoltà -dichiara Magrini- sono spesso di natura tecnica. Monitorare l'effetto di situazione piacevoli o spiacevoli in un individuo prevede la misurazione di diversi parametri che spesso avviene attraverso metodiche invasive. Per questa ragione gli studi sull'uomo non sono ancora così diffusi». Tra i pochi comparsi sulle riviste del settore vi è quello presentato a Parigi dai ricercatori dell'Università del Maryland. Lo studio ha sottoposto alcuni volontari alla visione di film divertenti come “Tutti pazzi per Mary” oppure mentalmente stressanti come “Salvate il sodato Ryan”. Dai dati è emerso che durante la visione del primo film, nelle scene di maggior ilarità, si registrava una dilatazione delle arterie del 50%. I ricercatori azzardano anche, proprio come si trattasse di un esercizio fisico, la previsione su quanto ridere nell'arco di una giornata: 15 minuti.

IL PIACERE: PALESTRA PER LE ARTERIE- «In passato -spiega Magrini- i principali studi sullo stress ambientale nei confronti del cuore hanno tenuto conto solo ed esclusivamente degli effetti negativi. Ma la parola stress può essere considerata anche positivamente. Situazioni di piacere come la risata sono un esempio di stress positivo». Analizzando due circostanze opposte, una di piacere e l'altra di paura, è possibile vedere che la pressione sanguigna si innalza in tutti e due i casi. Ciò però non significa che entrambe le situazioni siano dannose per la nostra salute. «La pressione -continua Magrini- è il risultato di due fattori: la quantità di sangue pompato e la resistenza dei vasi sanguigni. Come dimostrato nello studio americano, una situazione piacevole, pur aumentando la pressione, causa la vasodilatazione delle arterie. Ridere quindi pone il sistema cardiovascolare in una situazione di stress positivo, ovvero lo allena continuamente a vasodilatarsi. Al contrario, un'emozione negativa, porta alla vasocostrizione. Un fenomeno quest'ultimo che alla lunga riduce la funzionalità delle arterie».

CRISI ECONOMICA E CUORE- Se dunque la risata aiuta a tenere in forma il nostro cuore, la situazione di crisi attuale che l'Europa e gli Stati Uniti stanno vivendo non può non destare qualche preoccupazione anche per la salute del sistema cardiovascolare. Durante il congresso parigino infatti una sessione del meeting è stata dedicata proprio a questo aspetto. Secondo gli esperti la crisi economica rischia di provocare effetti pesanti sulla salute: i cardiologi prevedono che nel prossimo anno si possa verificare un aumento del 15% degli infarti. Dato che si basa su uno studio irlandese che ha calcolato un aumento del 12% degli eventi in seguito al tracollo che il paese ebbe solo qualche anno fa. Il messaggio, che ad una prima analisi potrebbe risutare allarmistico, deve invece spingere i medici a prestare attenzione ad ogni minimo segnale d'allarme, soprattutto nelle fascia di età considerata a rischio (40-60 anni).

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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