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Daniele Banfi
pubblicato il 09-09-2021

Miocardite da vaccino? No, è più frequente in caso di Covid-19



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Le infezioni virali espongono al rischio di miocardite. Attraverso la vaccinazione la si previene e il rischio associato all'iniezione è più basso rispetto a chi sviluppa Covid-19

Miocardite da vaccino? No, è più frequente in caso di Covid-19

Il rischio di sviluppare una miocardite in seguito a vaccinazione per Covid-19 è estremamente più basso rispetto a svilupparla se si contrae l'infezione. Non solo, essendo la miocardite un effetto collaterale delle infezioni virali, il rischio di svilupparla è decisamente inferiore nei vaccinati rispetto ai non vaccinati. Sono questi, in estrema sintesi, i messaggi che emergono da diverse pubblicazioni, ultima in ordine di tempo quella apparsa sulle pagine del New England Journal of Medicine.

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MIOCARDITE E INFEZIONI VIRALI

Quando gli addetti ai lavori parlano di miocardite intendono un'infiammazione del muscolo cardiaco. Quando ciò si verifica il cuore non lavora più in maniera efficiente. Nei casi più gravi ciò può sfociare in insufficienza cardiaca -ovvero l'incapacità del cuore di pompare la giusta quantità di sangue- e morte. Tra le cause più frequenti di miocardite -potrà sembrare difficile da credere- ci sono le infezioni virali e quella da Sars-Cov-2 non fa eccezione. Fortuanatmente, se presa in tempo, la miocardite può essere trattata efficacemente attraverso la somministrazione di molecole antinfiammatore.

EVENTO RARO MA POSSIBILE CON SARS-COV-2

A testimonianza del fatto che Sars-Cov-2 non fa eccezioni, particolarmente interessanti sono i dati elaborati dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Nello studio da poco pubblicato i ricercatori statunitensi hanno confrontato l'incidenza di miocardite negli anni e in particolare le differenze tra 2019-2020 e 2021. Dalle analisi è emerso che nel 2020, rispetto all'anno pre-pandemia, i casi di miocardite sono aumentati del 42%. Attenzione però alle facili interpretazioni: i casi, pur aumentando, sono comunque estremamente rari.

Andando però ad analizzare i dati più in profondità emerge che nei pazienti ricoverati per Covid-19 il rischio era dello 0,146%, mentre in quelli ricoverati ma non positivi a Sars-Cov-2 era dello 0,009%. Percentuali che non dicono però tutto perché il rischio varia con l'età: dal rischio medio di 16 volte superiore per tutte le età, si passa a 7 volte superiore tra i 16 e i 39 anni. Tra gli under-16 e gli over-75 però il rischio è 30 volte superiore. 

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LA VACCINAZIONE PROTEGGE DALLA MIOCARDITE

Assodato il fatto che non contrarre Covid-19 è un bene per evitare anche il raro rischio di miocardite -e i vaccini aiutano ad evitare di contagiarsi e sviluppare la malattia-, uno dei principali interrogativi emersi nei primi mesi della campagna vaccinale era quello relativo al rischio di miocardite post vaccino. Ora che i dati cominciano a farsi consistenti, il quadro relativo al rischio-beneficio della vaccinazione si fa ancora più chiaro. Secondo uno studio da poco pubblicato sul New England Journal of Medicine, il rischio già raro di miocardite da infezione è quasi quattro volte maggiore al rischio associato al vaccino. Un dato, ottenuto analizzando oltre 800 mila persone dai 16 anni in poi, che conferma ancora una volta l'estrema sicurezza del vaccino e che dovrebbe far propendere per la somministrazione.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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