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Ginecologia
Daniele Banfi
pubblicato il 23-06-2023

Endometriosi: un microrganismo tra le possibili cause?



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L'eliminazione dei microrganismi del genere Fusobacterium tramite un antibiotico sembrerebbe impedire la formazione di tessuto endometriale. Una tessera in più nel complesso puzzle dell'endometriosi e del suo trattamento

Endometriosi: un microrganismo tra le possibili cause?

In uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Science Translational Medicine è stato dimostrato che oltre la metà delle donne con endometriosi presenta all'interno delle lesioni tipiche della malattia la presenza di microrganismi del genere Fusobacterium. Ma agendo su di essi, attraverso la somministrazione di un antibiotico, è possibile fermare la formazione di nuove lesioni. Quest'ultimo risultato, ottenuto in modello animale, aggiunge un tassello ulteriore alla comprensione della malattia. In futuro infatti, se questo legame sarà confermato, il trattamento antibiotico potrebbe diventare una nuova arma per contrastare la malattia.

CHE COS'È L'ENDOMETRIOSI?

L'endometriosi è una malattia ginecologica cronica che in Italia coinvolge circa il 10-15% delle donne in età fertile. La patologia è caratterizzata dalla crescita fuori sede di tessuto simil-endometriale, la mucosa che riveste la parete interna dell'utero e che si sfalda durante il ciclo mestruale. Questa crescita al di fuori della sua posizione fisiologica può avvenire in diversi organi come impianto anomalo dei frammenti di endometrio in ovaie, tube, intestino, vagina e vescica. Quando ciò si verifica gli organi "invasi" vanno incontro ad infiammazione cronica, formazione di tessuto cicatriziale e aderenze. Il sintomo principale dell'endometriosi è il dolore, tipico di qualsiasi stato infiammatorio. In particolare si tratta di dolore pelvico cronico, mestruale e duranti i rapporti sessuali. A questo sintomo si possono accompagnare l'irregolarità del ciclo mestruale, problematiche a livello intestinale, gonfiore addominale e ridotta capacità di concepimento. La diagnosi, spesso tardiva -ci possono volere anche 8-10 anni dalla comparsa dei primi sintomi-, avviene solo sulla base della storia clinica.

QUALI SONO LE CAUSE?

Da molto tempo si sospetta che l'endometriosi possa essere una malattia legata anche alla genetica. Questo perché il rischio di malattia aumenta in maniera importante quando in famiglia sono presenti casi di endometriosi. Un recente studio pubblicato dalla rivista Nature Genetics ha dimostrato l'esistenza di alcune particolari varianti genetiche in comune tra endometriosi e ed altre patologie come emicrania, dolore cronico alla schiena, asma e osteoartrite. Oltre alla predisposizione genetica però potrebbero esserci molti altri fattori a contribuire allo sviluppo della malattia. Uno di questi sembrerebbe essere la presenza di alcuni particolari batteri del genere Fusobacterium.

IL RUOLO DEI FUSOBACTERIUM

Lo studio da poco pubblicato su Science Translational Medicine, ad opera dei ricercatori dell'Università di Nagoya (Giappone), si è diviso in due grandi parti. Nella prima gli scienziati hanno provato ad analizzare la composizione batterica delle lesioni tipiche dell'endometriosi. Dalle analisi, effettuate su campioni di endometrio provenienti da donne affette dalla malattia e donne sane, è emerso che nel 64% delle pazienti con endometriosi era presente Fusobacterium. Nei campioni delle donne sane i microrganismi erano presenti in meno del 10% dei casi. In particolare gli scienziati hanno dimostrato la capacità di questi microrganismi di promuovere la trasformazione delle cellule sane dell'endometrio in cellule tipiche della patologia. Il passo successivo è stato quello di verificare nel modello animale se l'eliminazione di Fusobcaterium si associava ad una ridotta capacità del tessuto di andare incontro a trasformazione patologica. Per farlo gli autori dello studio hanno "inoculato" Fusobacterium in un modello di topo con endometriosi. Dalle analisi è emerso che la presenza di questi microrganismi -come ampiamente previsto- promuoveva maggiormente la trasformazione del tessuto sano in tessuto malato. Quando però veniva somministrato un antibiotico la formazione delle lesioni diminuiva sensibilmente.

I PROSSIMI PASSI

Quanto ottenuto, seppur osservato in parte nel modello animale, potrebbe contribuire in futuro ad espandere le opzioni di cura della malattia. Uno dei possibili approcci potrebbe infatti essere rappresentato dall'analisi della flora batterica endometriale alla ricerca del Fusobacterium. In caso di positività, l'utilizzo di un antibiotico potrebbe essere una delle strade da percorrere insieme alle terapie già oggi disponibili. Già oggi, presso il dipartimento dove è stato effettuato lo studio, è in corso una sperimentazione clinica per verificare l'effettiva efficacia della strategia proposta.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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