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Fabio Di Todaro
pubblicato il 12-04-2021

Coi «Ricercatori in Classe» i ragazzi imparano a creare i biosensori



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L'esperienza di Stefano Cinti con quattro studenti romani pubblicati su una rivista scientifica. «Grazie a Fondazione Veronesi perché avvicina i ragazzi alla ricerca»

Coi «Ricercatori in Classe» i ragazzi imparano a creare i biosensori

Una chiacchierata di quasi due ore durante l’autogestione presso il liceo scientifico Newton di Roma. Un passaparola con gli amici del liceo classico Cicerone di Frascati. Da qui un’idea ambiziosa, lanciata da quattro studenti: Valeria, Mario, Francesca e Matteo. «Professore, potremmo metterci alla prova in laboratorio?». Risposta affermativa ed esame superato. «Gli studenti, dando seguito a quanto spiegato durante l’incontro in aula, hanno realizzato dei biosensori per il monitoraggio del glucosio uguali a quelli che utilizzano le persone affette dal diabete», racconta Stefano Cinti, ricercatore sostenuto per due anni (2017 e 2018) da Fondazione Umberto Veronesi e protagonista di questa storia, che documenta le ricadute di uno dei progetti di maggiore successo tra quelli dedicati alle scuole. Ovvero: «Ricercatori in Classe», andato avanti con successo anche nei mesi dell'emergenza sanitaria.


Coi «Ricercatori in Classe» la scienza arriva tra i banchi di scuola


DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO DELLA GLICEMIA CREATI DAGLI STUDENTI

Partendo da un appuntamento organizzato nel 2018 per «avvicinare» gli scienziati agli studenti delle scuole superiori, Cinti è andato oltre. Un sabato mattina ha preso con sé quattro dei ragazzi incontrati tra i banchi e li ha portati nei laboratori di chimica analitica dell’Università di Roma Tor Vergata. Al bancone, li ha messi direttamente alla prova. Con risultati incoraggianti, descritti in un articolo pubblicato sulla rivista School Science Review (il link è riportato tra le fonti). I quattro liceali hanno infatti realizzato dei biosensori del tutto analoghi (nel funzionamento) a quelli usati dai diabetici per monitorare giornalmente la glicemia. Dispositivi salvavita, a cui molto spesso si ricorre però senza sapere cosa c'è dietro lo sviluppo e il loro funzionamento. Un biosensore è definito come un dispositivo analitico in cui un elemento di riconoscimento (un enzima, un acido nucleico, una cellula) è in intimo contatto con un trasduttore di segnale. Nel caso dei biosensori elettrochimici, quello che si osserva è un segnale elettrico in seguito a una reazione chimica. «Le striscette per la misurazione della glicemia rappresentano l'esempio più efficace di come nei processi biologici si fondono la chimica e la nanoingegneria - afferma Cinti - Il loro utilizzo su larga scala evidenzia l'utilità dei biosensori nella vita di tutti i giorni. A partire dal controllo della salute».


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LA PASSIONE PER LA RICERCA E PER LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

I biosensori sono stati sempre al centro delle attenzioni di Cinti. Lo dimostra la ricerca condotta nei due anni in cui è stato finanziato da Fondazione Umberto Veronesi, mirata a mettere a punto uno strumento di diagnosi rapida del tumore al seno. Attività su cui lo scienziato, 33 anni, continua a lavorare come ricercatore (tecnicamente, a tempo determinato di tipo B) nei laboratori del dipartimento di farmacia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, dove ha dato avvio alle attività dell’Uninanobiosensors lab con l’obiettivo di realizzare dispositivi diagnostici sostenibili. Nella sua vita, però, non c'è soltanto la ricerca. Cinti ama stare a contatto con i giovani: sui campi di calcio a 5 come tra i banchi di scuola. Tra i ricercatori finanziati negli anni da Fondazione, è stato tra i più propensi ad accettare la sfida dei «Ricercatori in Classe». E da quello che sembrava un incontro come gli altri, è nata un'opportunità: portare i ragazzi in un laboratorio, per dare forma e sostanza a quanto raccontato in classe. Un rapido passaggio con l'ateneo per avere l'ok, prima di mettere i ragazzi alla prova. 

RICERCATORI IN CLASSE PER AVVICINARE I RAGAZZI ALLA SCIENZA

In un contesto accademico, i ragazzi hanno avuto la possibilità di realizzare i biosensori cartacei: partendo dall'architettura, comprendendone a fondo il meccanismo d'azione e arrivando a ottenere i risultati sperati. Un'operazione che, in realtà, non necessita di essere in un'università per essere completata. Così Cinti ha raggiunto l'obbiettivo di «Ricercatori in Classe»: affascinare i ragazzi con la scienza. Andando anche oltre quanto richiesto: dalle parole ai fatti. E - perché no - aprendo agli studenti una strada da percorrere anche nel futuro. «Di loro, 3 su 4 hanno iniziato gli studi in biologia all’università». Missione compiuta, dunque. «Mi sono divertito e sono orgoglioso: questo articolo è un bene messo al servizio di tutte le scuole. Mi auguro che la nostra esperienza possa servire per avvicinare altri ragazzi alla ricerca scientifica». Parole che richiamano quello che era il motto di Henry Ford: «Il vero progresso c'è soltanto quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti». Da dove partire se non da qui, in un'epoca storica come questa?

 

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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