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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 30-10-2017

Abitare vicino a torri elettriche può essere pericoloso per la salute?



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La risposta al dubbio di una lettrice: non esistono indicazioni univoche sugli effetti nocivi per la salute da esposizioni a lungo termine a bassi livelli di campo elettromagnetico a bassa frequenza

Abitare vicino a torri elettriche può essere pericoloso per la salute?

Abitare vicino a torri elettriche e tralicci, può essere pericoloso per la salute? A quale distanza è consigliabile abitare per limitare il più possibile i possibili danni?

Blu Pinko (domanda postata sulla pagina Facebook della Fondazione Veronesi)
 

Risponde Alessandro Miani, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano e Presidente di SIMA, Società Italiana di Medicina Ambientale


Come accennato nel decalogo redatto dalla Società Italiana di Medicina Ambientale - «Elettrosmog: 10 consigli utili per ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici» - i soli effetti che sono stati accertati esponendo dei volontari a campi magnetici a bassa frequenza, come quelli generati dagli elettrodotti, sono la stimolazione dei tessuti nervosi centrali e periferici e l’induzione nella retina di fosfeni. Si tratta comunque di effetti acuti che si verificano soltanto a livelli di esposizione molto elevati rispetto ai livelli che si riscontrano negli ambienti di vita.


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Negli anni ’80 e ’90 fu condotto un numero considerevole di studi epidemiologici che indicarono un’associazione tra cancro e esposizione di lungo periodo a campi magnetici a bassa frequenza, di intensità inferiori per ordini di grandezza ai limiti raccomandati dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti.

Ricerche successive hanno però suggerito che possa esistere soltanto una debole associazione tra leucemia infantile ed esposizione prolungata a livelli più alti di esposizione a campi magnetici di 50-60 Hertz, come quelli prodotti dagli elettrodotti, in ambiente residenziale. In ogni caso, non esistono ancora indicazioni univoche sull’insorgenza di effetti nocivi per la salute da esposizioni a lungo termine a bassi livelli di campo elettromagnetico a bassa frequenza.

In questo scenario di incertezza e ai fini della protezione della popolazione dall’esposizione ai campi elettrici e campi magnetici alla frequenza di rete generati da linee e cabine elettriche, un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 2003 ha fissato i limiti di esposizione di campo elettrico (5kV/m) e magnetico (100 mT) per la protezione da possibili effetti a breve termine. I valori di attenzione (10 mT) e l’obiettivo di qualità (3 mT) del campo magnetico per la protezione da possibili effetti a lungo termine connessi all’esposizione nelle aree di gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenza non inferiore a quattro ore giornaliere. Inoltre, il 29 Maggio 2008 il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha approvato il decreto «Approvazione della metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti». Da qui si evince che la definizione della forma e dimensione dello spazio circostante l’elettrodotto all’interno del quale il valore dell’intensità dell’induzione magnetica è maggiore o uguale all’obiettivo di qualità varia in relazione ai dati caratteristici della tratta di elettrodotto presa in considerazione. Come tali, si considerano: la configurazione dei conduttori, la tensione, la corrente in servizio normale, se l'elettrodotto è interrato o aereo, la presenza di altri elettrodotti, gli eventuali cambi di direzione e la quota del traliccio rispetto al suolo.


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Di conseguenza, non è corretto definire in modo assoluto la distanza oltre la quale è consigliabile abitare per limitare il più possibile i danni, visto che essa deve essere valutata caso per caso. Ovviamente, il rischio sarà più consistente nelle immediate vicinanze (qualche decina di metri) dell’elettrodotto e si ridurrà allontanandosi dallo stesso. In ogni caso, la definizione della frontiera tra zona ad alto rischio e zona a basso rischio richiede competenze professionali specifiche e di elevata specializzazione.

 


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