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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 13-05-2019

Come fa la ricerca a dirci se un alimento causa una malattia?



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Il nesso tra l'alimentazione e lo sviluppo di una malattia si studia attraverso l’epidemiologia. La risposta nel manuale «Alimentazione e Salute» di Fondazione Veronesi

Come fa la ricerca a dirci se un alimento causa una malattia?

Il nesso tra alimentazione e sviluppo di una malattia, per esempio il
cancro, si studia soprattutto con gli strumenti dell’epidemiologia. Il termine deriva dal greco antico, e significa letteralmente «studio del popolo». Infatti questa disciplina si limitava inizialmente all’osservazione delle epidemie che decimavano le popolazioni.


Con il passare del tempo, l’epidemiologia ha invece assunto i connotati di oggi, diventando una vera e propria scienza legata alla prevenzione. L’epidemiologia nutrizionale è la linea di ricerca che si occupa di indagare e individuare le relazioni esistenti tra alimentazione e malattie. La maggior parte delle ricerche epidemiologiche sul cancro coinvolge l’analisi delle relazioni tra un tipo di evento o caratteristica e un altro. Per esempio, che cosa collega la carne rossa al cancro al colon (se c’è collegamento)?


L’idea di fondo è che un evento - nel nostro caso mangiare carne, che gli epidemiologi chiamano esposizione - influenzi un certo risultato (ovvero la comparsa o meno di un tumore al colon). L’esposizione può essere associata a un aumento o una diminuzione della malattia, può essere collegata all’ambiente (inquinamento) e agli stili di vita (per esempio il fumo o la dieta)o a fattori innati o ereditari (un certo gruppo sanguigno, un colore della pelle, un determinato assetto genetico).


Valutare le esposizioni è difficile. Occorre raccogliere dati sulla natura della stessa (per quale via si è stati esposti?); sulla dose (quanta carne? di che tipo?); sul tempo (quanto spesso si mangia carne?). Per ottenere queste informazioni, in genere, gli epidemiologi distribuiscono questionari o fanno interviste di persona. Talvolta utilizzano registri pubblici o le cartelle cliniche degli ospedali. Una volta ottenuti i dati, che spesso sono raccolti su ampie popolazioni, gli epidemiologi devono analizzarli utilizzando appositi strumenti statistici, che sono gli unici in grado di confermare che l’esposizione a un certo fattore di rischio è probabilmente la causa (o una delle cause) della malattia che si sta studiando.


Per vedere un aumento nei casi di malattia rispetto a quelli attesi, e poter quindi affermare che i pazienti sono stati esposti a qualcosa di potenzialmente pericoloso, servono i grandi numeri. Studi su piccoli campioni sono spesso privi di valore statistico. Ma tutto ciò non è ancora sufficiente. La prova definitiva della relazione tra un fattore di rischio e la malattia si ha quando la ricerca chiarisce il meccanismo biologico sottostante.



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