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Redazione
pubblicato il 02-09-2020

Aderire a una sperimentazione clinica: cosa occorre sapere



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Essere sottoposti alla validazione di un nuovo farmaco o di un protocollo di cura presenta dei pro (migliore risposta terapeutica) e dei contro (ridotta efficacia ed effetti collaterali)

Aderire a una sperimentazione clinica: cosa occorre sapere

Partecipare a una sperimentazione clinica in cui si sta valutando l’efficacia di un nuovo farmaco o di un protocollo di cura può essere una grande opportunità. Consente infatti di accedere a un trattamento medico innovativo che si ritiene possa essere più efficace di quello già in uso e che potrebbe aumentare le probabilità di guarigione, l’aspettativa o la qualità di vita.


Inoltre, chi sceglie di partecipare a un trial clinico, di norma riceve una attenzione mirata da parte dei medici del gruppo di ricerca, dediti alla costante valutazione del nuovo protocollo. D’altra parte non mancano i rischi e il fatto di partecipare alla sperimentazione non garantisce che si riceverà il nuovo trattamento. Tutte le sperimentazioni che comportano l’assunzione di farmaci vengono infatti effettuate dividendo i pazienti volontari in due gruppi, scelti con procedura casuale: uno riceve il nuovo trattamento, l’altro quello attualmente in uso.


Né i pazienti né i medici sanno, fino alla fine della sperimentazione, chi ha ricevuto cosa. Questa procedura - chiamata in doppio cieco - riduce i rischi che la suggestione legata alle aspettative dei partecipanti confonda i risultati. Per i pazienti che assumono il nuovo trattamento esistono poi alcuni rischi connessi alla sua novità. Può essere meno efficace del previsto. E, come ogni procedura medica, può presentare effetti collaterali in parte inattesi. 


Infine, partecipare a uno studio clinico può comportare un gran dispendio di tempo ed energie per le visite mediche, gli esami e tutti i controlli necessari a gestire gli effetti del trattamento sull’organismo.


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