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Daniele Banfi
pubblicato il 17-09-2020

Covid-19 e anticorpi: cosa sappiamo sull'immunità?



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Non sono solo gli anticorpi a neutralizzare Sars-Cov-2. Contro i virus è importante anche il contributo dei linfociti T. Tutto ciò che sappiamo sulla memoria immunologica e sull'immunità

Covid-19 e anticorpi: cosa sappiamo sull'immunità?

Dopo Covid-19 l'immunità è permanente? Quando durano gli anticorpi? In assenza di essi in che modo il nostro sistema immunitario ci protegge? Sulla capacità del nostro sistema di difesa di intercettare ed eliminare il virus si stanno concentrando molte ricerche. Quelle che più hanno fatto notizia riguardano gli anticorpi. Nella realtà dei fatti però le immunoglobuline non sono affatto l'unico strumento che abbiamo per combattere l'infezione. Il risultato di una buona risposta dipende molto dall'insieme di più meccanismi: la risposta anticorpale e quella mediata dalle cellule T. Ecco ciò che sappiamo sul ruolo del sistema immunitario in risposta a Sars-Cov-2.

LA RISPOSTA IMMUNITARIA

Quando il nostro corpo viene in contatto con un agente esterno potenzialmente dannoso produce una reazione immunitaria composta da due fasi: quella aspecifica -presente già alla nascita e non dipendente da incontri pregressi- e quella specifica -diretta in maniera precisa contro quel determinato agente esterno. Quest'ultima è essenzialmente mediata da due tipi di cellule: i linfociti B e i linfociti T.

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IL RUOLO DEI LINFOCITI B

In presenza di batteri patogeni e virus i linfociti B cominciano a produrre anticorpi (Ig, le immunoglobuline) diretti a neutralizzare l'invasore. Mentre le IgM vengono prodotte in corso di infezione, le IgG aumentano la loro quantità circolante nel sangue nel tempo. Sono i cosiddetti anticorpi neutralizzanti, immunoglobuline capaci di legarsi al virus neutralizzandolo. Anticorpi la cui presenza nel sangue, anche a malattia terminata, consentono di rispondere in maniera efficace nel caso di una seconda esposizione. Secondo gli ultimi studi disponibili, la quantità di anticorpi neutralizzanti nei pazienti guariti da Covid-19 diminuiscono dopo qualche mese. Attenzione però a pensare che una nuova infezione faccia ricominciare tutto da zero. Fortunatamente, anche in assenza di anticorpi neutralizzanti in circolo, esistono i linfociti B della memoria, cellule in grado di secernere nuovamente anticopri neutralizzanti alla vista del patogeno incontrato in passato.

Covid-19, Sars e raffreddore: anticorpi in comune?

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IL RUOLO DEI LINFOCITI T

Ma la risposta anticorpale non è la sola risposta specifica contro un patogeno. Al pari degli anticorpi vi è la risposta mediata dalle cellule T. Questi linfociti infatti, a differenza dei B deputati alla produzione di immunoglobuline, hanno il preciso compito di riconoscere le cellule infettate dal virus. Ciò avviene perché queste utlime, quando il virus è presente, espongono sulla propria superficie una sorta di "marchio" che sta ad indicare l'avvenuta infezione. In questo modo i linfociti T possono riconoscerle, legarsi ed eliminarle. Ciò accade anche in caso di infezione da Sars-Cov-2. Come per i linfociti B, esistono anche i linfociti T della memoria. Ecco perché -e la cosa è comune anche per altri coronavirus- è lecito aspettarsi che dopo un primo incontro con il patogeno -che sia aver sviluppato la malattia o esserci vaccinati- si sia in grado di rispondere efficacemente quando entriamo in contatto con il virus. Nel caso della Sars, ad esempio, questa memoria è decennale.

I VACCINI CONTRO SARS-COV-2

Come per altri vaccini già in commercio, quelli contro Sars-Cov-2 -stando ai primi risultati- produrrebbero sia una risposta anticorpale sia cellulare. Ovviamente ad oggi è troppo presto per stabilire sia la durata degli anticorpi circolanti sia la possibilità che si sia instaurata una memoria da linfociti B e T. Ecco perché, anche in caso di rapido declino degli anticorpi, lo studio e lo sviluppo dei vaccini non è affatto una perdita di tempo. Sarà però proprio il tempo a dirci l'eventuale sviluppo di una memoria a breve o a lungo termine. Ed è proprio per questa ragione che accanto allo sviluppo di vaccini efficaci la ricerca sta procedendo nel tentativo di individuare antivirali efficaci e anticorpi monoclonali da iniettare (facendo esattamente quello che fanno gli anticorpi neutralizzanti) sia come profilassi sia come terapia.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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