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L'esperto risponde
Fabio Di Todaro
pubblicato il 07-04-2020

Malattia di Crohn e Coronavirus: cosa fare con la terapia immunosoppressiva?



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Alcuni farmaci per la cura della malattia di Crohn e della rettocolite ulcerosa sopprimono la risposta immunitaria. Come comportarsi durante l'epidemia di Coronavirus?

Malattia di Crohn e Coronavirus: cosa fare con la terapia immunosoppressiva?

Ho 52 anni e convivo con il morbo di Crohn dal 2017. La malattia è in fase di remissione e, dopo l’iniziale trattamento con mesalazina, adesso assumo l’azatioprina. Vista la sua azione immunosoppressiva, mi chiedo però cosa sia più giusto fare alla luce dell’epidemia di Covid-19 in atto.

Francesca P. (Nuoro)

 

Risponde Silvio Danese, responsabile del centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano)

 

La pandemia di Covid-19 in atto ha comportato la necessità di riorganizzare l’attività di tutti gli ospedali. Questo ha determinato anche un cambiamento nell’approccio alle problematiche cliniche di tutti i pazienti affetti da malattie croniche che non siano quella provocata da Sars-CoV-2 (clicca qui per leggere lo speciale di Fondazione Umberto Veronesi). Tra queste, per l’appunto, ci sono le malattie infiammatorie croniche intestinali. Ovvero: la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, che spesso, come nel suo caso, comportano l’assunzione di farmaci mirati a tenere sotto controllo la risposta immunitaria. Questo aspetto, in un periodo in cui occorre convivere con il rischio di sviluppare una nuova malattia infettiva nei confronti della quale non ci sono ancora terapie specifiche, ha portato molti pazienti a porsi la sua stessa domanda.


La situazione è in così rapida evoluzione da non rendere possibile trarre conclusioni definitive. Al momento, non sono disponibili informazioni sul rischio e sull'incidenza della malattia provocata da questo Coronavirus nei pazienti con una malattia infiammatoria intestinale. Motivo per cui, il consiglio che rivolgo a lei, come a tutte le altre persone che convivono con la malattia di Crohn e con la rettocolite ulcerosa, è quello di adottare le stesse precauzioni mirate a ridurre il rischio di contagio che il Ministero della Salute ha rivolto alla popolazione sana. E dunque: garantirsi una corretta igiene delle mani, coprire la bocca o il naso con un fazzoletto o con il braccio quando si tossisce o si starnutisce, evitare il contatto con chiunque abbia sintomi influenzali e rimanere a casa il più possibile. Inoltre, considerando che diverse ricerche hanno rilevato la presenza del Coronavirus vivo anche nelle feci, occorre fare massima attenzione nel momento in cui si ricorre ai bagni pubblici (per evitare il contagio oro-fecale).


Quanto alle terapie immunosoppressive in corso, non ci sono evidenze che portino a raccomandarne la sospensione. Vero è che uno studio pubblicato pochi mesi fa sull’United European Gastorenterology Journal ha documentato un’incidenza di infezioni virali sistemiche tre volte superiore in pazienti con la malattia di Crohn o la rettocolite ulcerosa rispetto alla popolazione generale. Nella ricerca, però, non è stata considerata l’infezione da Sars-CoV-2. E comunque, sebbene uno dei  fattori di rischio è risultato il trattamento con le tiopurine (categoria a cui appartiene il farmaco da lei assunto), il lungo tempo che intercorre tra la sospensione della cura e l'escrezione dall’organismo esclude qualsiasi possibile beneficio rilevabile nel breve termine, anche in caso di contagio da Coronavirus. A livello globale è comunque in corso una raccolta di dati che ci aiuterà ad avere risposte più precise.


Questa è la posizione di diverse società scientifiche, a partire dall'Organizzazione Internazionale per lo Studio delle Malattie Infiammatorie Intestinali (Ioibd), che con due colleghi abbiamo peraltro in un documento pubblicato sulla rivista Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology.

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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