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Oncologia
Donatella Barus
pubblicato il 26-10-2023

Aria inquinata, tumori e le scelte politiche necessarie



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Le evidenze scientifiche dovrebbero essere di stimolo alle scelte politiche necessarie ed urgenti. L'intervista a Paolo Contiero, Istituto Nazionale Tumori di Milano

Aria inquinata, tumori e le scelte politiche necessarie

Il legame fra inquinamento dell’aria e tumori è tornato alla ribalta nel corso del Congresso 2023 della società europea di oncologia medica (ESMO). Sono infatti stati presentati i risultati di uno studio che rileva una correlazione fra l’esposizione prolungata al particolato fine e i tumori del seno. L’esistenza di questo nesso non è una novità assoluta, ma è certamente meno nota, come spiega Paolo Contiero, responsabile della Struttura semplice di Epidemiologia ambientale presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che con il suo gruppo di lavoro si occupa da tempo del tema: «Il particolato atmosferico (PM), in modo particolare il particolato atmosferico fine PM2.5, è stato associato all’insorgenza di neoplasie del polmone da numerosi studi scientifici e, su queste basi, l’Agenzia Internazionale sulla Ricerca del Cancro (IARC) nel 2016 ha classificato l’esposizione a PM2.5 fra i cancerogeni certi per l’uomo (Gruppo 1). Mentre le neoplasie dell’apparato respiratorio sono nella percezione comunque più associabili agli inquinanti atmosferici, la relazione tra PM e tumori della mammella è meno immediata».

 

L'EFFETTO DEL PARTICOLATO SUL RISCHIO DI CANCRO

Che cosa sappiamo, dunque, dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sui tumori del seno? «Un recente editoriale su JAMA ha posto all’attenzione dei lettori due importanti lavori sulle neoplasie della mammella e l’esposizione ad inquinanti atmosferici – risponde Paolo Contiero -. Il primo di questi, pubblicato da pochi giorni sulla rivista Journal of the National Cancer Institute, basato su dati di sei stati USA, ha riportato i risultati prodotti da un gruppo di ricerca secondo cui ad ogni incremento di 10-μg/m3 di PM2.5 corrisponde un incremento di rischio dell’8% nello sviluppo di neoplasie della mammella positive per i recettori degli estrogeni». Altre ricerche si sono concentrate sui dati di mortalità per carcinomi mammari. «Una revisione di letteratura pubblicata nel 2021 ha evidenziato una relazione certa tra esposizione a PM2.5 e incremento di mortalità per neoplasie della mammella sintetizzando i risultati di 15 studi sull’argomento tra cui uno italiano».

 

CLIMA ED EVENTI ESTREMI

Questi filoni di ricerca chiamano in causa le grandi questioni ambientali, come gli effetti della crisi climatica sulla qualità dell’aria. Ad esempio l’aumento degli incendi, spiega Contiero: «Sempre l’editoriale di JAMA sottolinea gli interessanti risultati di uno studio pubblicato su Nature secondo il quale l’apporto alle concentrazioni di particolato atmosferico dovuto agli incendi sta vanificando tutti gli sforzi compiuti per migliorare la qualità dell’aria negli Stati Uniti; se pensiamo alla situazione del nostro paese possiamo trarre simili considerazioni legate soprattutto all’aumento di incendi, già molto frequenti in alcune aree del paese, in parte correlate ai cambiamenti climatici».

 

LE SCELTE POLITICHE NECESSARIE (E MANCATE)

«L’interessante lavoro presentato ad ESMO 2023 dal gruppo francese – prosegue Contiero - conferma i risultati degli studi sopra citati ma è soprattutto importante per lo stimolo all’azione politica da parte degli stati». Ad esempio? Che cosa occorrerebbe fare? «In questo contesto risulta molto importante la revisione della EU Ambient Air Quality Directives (la Direttiva europea per la qualità dell'aria) che indica un abbassamento del limite delle concentrazioni di PM2.5 da 25 µg/m3 a 10 µg/m3 entro il 2030, ma ancora più rilevante è la richiesta da parte di ESMO di rispettare le indicazioni dell’OMS che portano la soglia a 5 µg/m3: visti gli studi sopra citati questo porterebbe ad un vantaggio nella riduzione dell’insorgenza di molte malattie neoplastiche tra le quali il cancro al polmone e alla mammella, ma anche una riduzione di malattie respiratorie e malattie cardiovascolari».

 

LA DISCUSSIONE IN ITALIA

E l’Italia che cosa ne dice? «Il contesto italiano è su questo tema molto variegato e complesso, come indica il disaccordo con le nuove direttive europee da parte dei governatori delle regioni della Pianura Padana». Nel mese di maggio, infatti, i governatori di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si erano presentati a Bruxelles per protestare contro la nuova direttiva, che causerebbe un insostenibile blocco alla gran parte delle attuali attività produttive, oltre che alla maggior parte dei veicoli in circolazione oggi. Immediatamente un gruppo di medici ed esperti in ambito ambientale ha inviato una lettera aperta alle istituzioni chiedendo il ritiro dell’iniziativa delle Regioni del nord, dichiarando che «Ogni ulteriore flessibilità e deroga nell’attuazione di misure, anche radicali ove necessario, per la riduzione delle emissioni di inquinanti non fa altro che aggravare i danni per la salute dei cittadini in termini di malattia e morte, acuire la crisi ambientale, quella del clima e degli eventi estremi che ne derivano e aumentare in modo insostenibile i costi sanitari (pandemie comprese) e i danni conseguenti agli eventi estremi come alluvioni, siccità, frane etc.».

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Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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