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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 02-06-2024

Tumore al seno: gli anticorpi coniugati rimpiazzano la chemioterapia



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Nel tumore al seno metastatico trastuzumab deruxtecan si è dimostrato più efficace della chemioterapia. Un risultato storico presentato ad ASCO

Tumore al seno: gli anticorpi coniugati rimpiazzano la chemioterapia

Più anticorpi coniugati, meno chemioterapia. Non è uno slogan ma ciò che sta accadendo nel trattamento del tumore al seno metastatico e più precisamenti in quelli che esprimono anche un minima quantità del recettore HER2. Nello studio DESTINY-Breast06 presentato a Chicago al congresso dell'American Society of Clinical Oncology, l'utilizzo di trastuzumab deruxtecan dopo la terapia ormonale si è dimostrato utile nel migliorare la sopravvivenza libera da progressione (il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia) e nel ridurre il rischio di progressione e morte rispetto alla chemioterapia. Un risultato storico destinato a cambiare la pratica clinica.

IL RUOLO DEI RECETTORI NEL TUMORE AL SENO

Al di là delle classificazioni "anatomiche", una delle caratteristiche principali per "catalogare" i diversi tipi di tumore al seno è la presenza o meno di recettori ormonali sulla superficie delle cellule tumorali. Ed è così che i tumori al seno vengono classificati in HR+ o HR- proprio in base a questa caratteristica. Quelli HR+ rappresentano circa il 70% di tutte le forme tumorali. In questo gruppo però si possono distinguere due sottotipi, i tumori HER2+ e HER2-negativo. La presenza o meno di questi recettori è quella che orienta le terapie, specialmente quando il tumore è metastatico.

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L'UTILIZZO DEGLI ANTICORPI CONIUGATI

«Nel tumore della mammella metastatico positivo per i recettori ormonali -spiega Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e coordinatore del trial DESTINY-Breast06- dopo la terapia endocrina nelle fasi iniziali lo standard di cura è la chemioterapia, un approccio che presenta benefici molto limitati». Fortunatamente da qualche anno sono stati sviluppati nuovi farmaci che stanno cambiando la storia del trattamento del tumore al seno. Stiamo parlando degli anticorpi coniugati, farmaci composti da un anticorpo in grado di riconoscere i recettori ormonali coniugati a molecole di chemioterapico capaci di penetrare nella cellula tumorale bloccandone la replicazione. Uno di questi è trastuzumab deruxtecan, molecola capace di agire sui recettori HER2.

I SUCCESSI DEL PASSATO

Sperimentato da diversi anni nelle donne con tumore al seno metastatico, il farmaco in questione si è dimostrato utile in un'ampia casistica di neoplasie mammarie. Nello studio studio di fase 3 DESTINY-Breast04 presentato in una memorabile sessione all'ASCO nel 2022, il farmaco si dimostrò utile nel migliorare nettamente la sopravvivenza globale e quella libera da progressione nelle pazienti con tumore al seno metastatico HER2-low precedentemente sottoposte a chemioterapia. Ed è proprio sulla definizione di HER2-low che si giocò la partita: in passato l'80-85% di tutti i tumori al seno era classificato come HER2-negativo. Una caratteristica che estrometteva, di fatto, la possibilità di utilizzare un farmaco estremamente efficace come trastuzumab deruxtecan. Nella realtà dei fatti, complice lo sviluppo di test sempre più precisi, si è scoperto che in realtà anche gli HER2-negativi molto spesso esprimono quantità minime di recettore. Partendo da questa constatazione sono iniziati i primi studi che hanno dimostrato l'efficacia anche in questa popolazione portando all'approvazione (come raccontato qui) di trastuzumab deruxtecan anche nel tumore al seno a bassa espressione di HER2.

LO STUDIO

Nell'analisi presentata quest'anno ad ASCO i ricercatori si sono spinti oltre. Ad oggi trastuzumab deruxtecan viene utilizzato nel tumore al seno metastatico come seconda linea di trattamento dopo la chemioterapia. Nello studio DESTINY-Breast06 gli autori hanno voluto valutare l'utilizzo dell'anticorpo coniugato subito dopo la terapia endocrina senza passare per un trattamento chemioterapico. I risultati sono stati straordinari. «Nello studio le pazienti con tumore della mammella metastatico HR+, HER2-low e HER2-ultralow, trattati con trastuzumab deruxtecan, hanno vissuto più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia rispetto alla chemioterapia standard. Risultati che rappresentano un potenziale cambiamento nel modo di classificare e trattare il tumore del seno metastatico, poiché abbiamo la possibilità di utilizzare trastuzumab deruxtecan precocemente nel trattamento del tumore del seno metastatico HR+ e di impiegarlo in una nuova popolazione di pazienti con malattia metastatica, che precedentemente non ha potuto beneficiare di un farmaco mirato dopo la terapia endocrina» ha concluso Curigliano. Un risultato che non potrà non cambiare la pratica clinica.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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