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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 23-03-2018

Tumore del pene: per un paziente su 4 cure inadeguate



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Il tumore del pene ha pesanti ricadute fisiche e psicologiche per il paziente e per la coppia. L'importanza di gestire la malattia in pochi centri, di eccellenza

Tumore del pene: per un paziente su 4 cure inadeguate

I numeri sono bassi: di tumore del pene s'ammala circa un uomo ogni centomila, cinquecento le nuove diagnosi che si registrano ogni anno in Italia. Fortunatamente, viene da dire, perché la malattia è molto dolorosa e ancora accompagnata da un profondo stigma, che si ripercuote interamente sul paziente: non soltanto sul piano psicologico, ma pure sulle chance di sopravvivenza. Il dato medio s'attesta poco oltre il settanta per cento, ma le probabilità possono risultare anche dimezzate se le cure non sono adeguate, cosa che in Europa riguarda ancora un paziente su quattro, come dimostrato in un lavoro presentato al congresso della Società europea di urologia, appena conclusosi a Copenaghen.


Tumore del pene: spesso è questione di igiene

CURE INADEGUATE PER UN PAZIENTE SU 4

A vergarlo un pool di ricercatori provenienti da 12 centri italiani, spagnoli, ungheresi, brasiliani e statunitensi. Gli autori hanno analizzato in maniera retrospettiva il tasso di adesione alle linee guida europee per il trattamento del cancro del pene in 425 casi clinici trattati tra il 2010 e il 2016. Dall'indagine è emerso che tre pazienti su quattro sono stati curati in maniera adeguata: in primis con la chirurgia (più o meno demolitiva), che può essere seguita dalla chemio o dalla radioterapia. Ma è da considerare comunque ancora elevato quel caso su quattro per cui non s'è scelto il trattamento più adeguato. Alla base di questa evidenza, secondo gli autori dello studio, tre possibili ragioni: la scarsa preparazione di alcuni urologi nella gestione di un tumore raro (sopratutto nei centri più piccoli) o la riluttanza, loro ma più spesso dei pazienti, nell'affrontare un intervento con forti impatti psicologici sull’uomo e ricadute sulla coppia. «Il nostro lavoro conferma come questa malattia debba essere curata in centri specializzati, con alti volumi di trattamento - afferma Luca Cindolo, responsabile dell'unità operativa di robotica urologica dell'ospedale Santissima Annunziata di Chieti e prima firma della pubblicazione -. La decisione da assumere, soprattutto relativamente alla chirurgia, è molto difficile. Per questo è necessario che prima ci sia una discussione aperta e profonda tra il paziente e l'equipe medica».  

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L'IMPORTANZA DI CURARSI IN CENTRI ALTAMENTE SPECIALIZZATI

Il cancro del pene è più frequente a partire dai quarant'anni - l'incidenza massima si ha nella settima decade di vita - e negli ultimi anni ha fatto registrare un lieve, ma costante, aumento dei suoi casi. La malattia viene trattata in modo chirurgico, in maniera più o meno radicale. L'integrità dell'organo può essere preservata in caso di piccole lesioni neoplastiche. Ma nei casi più aggressivi, quando il tumore ha infiltrato i corpi cavernosi e i linfonodi, è necessaria un’azione più demolitiva. Evidente, dunque, l’impatto prodotto dalla malattia, che inficia la qualità di vita e le relazioni dei pazienti colpiti. In Italia i maggiori volumi di trattamento della malattia si concentrano in pochi centri. Ma un numero non trascurabile di procedure chirurgiche, come puntualizzato da Vijay Sankar, direttore della chirurgia urologica del Christie Hospital di Manchester, «viene trattato in ospedali piccoli con una casistica ridotta, a differenza di quanto accade invece in Gran Bretagna, dove i tumori del pene vengono affidati a dieci centri di eccellenza. Questo determina un aumento dei tassi di sopravvivenza: l'auspicio è che in tutta Europa si decida di migliorare la gestione di questi pazienti».  

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CONSIGLI PER LA PREVENZIONE

Parliamo di una malattia davvero molto poco frequente, ma è importante sapere riconocere i fattori di rischio che possono, in rari casi, predisporre allo sviluppo del tumore del pene: è il caso della fimosi, delle infiammazioni croniche, dell'infezione da papillomavirus (Hpv), dalla scarsa igiene intima e dal fumo di sigaretta. Motivo per cui «ai bambini va insegnato come detergere correttamente le parti intime prima dell’inizio della vita sessuale - aggiunge Roberto Salvioni, direttore della struttura complessa di chirurgia urologica dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: la struttura che in Italia tratta il maggior numero di questi pazienti, seguita dall'Istituto Europeo di Oncologia e dagli Istituti dei Tumori Regina Elena (Roma) e Pascale (Napoli) -. Questo vale sempre e soprattutto per gli uomini che alla nascita non sono stati sottoposti alla circoncisione, che riduce il rischio di sviluppare un tumore del pene. Questo perché la preservazione del prepuzio, la piega cutanea che ricopre il glande, fa sì che con grande facilità si formino ristagni di secrezioni che determinano uno stato di irritazione cronica: da cui il rischio oncogeno. Una corretta igiene del pene permette di evitare la fimosi, il principale fattore di rischio di tumore del pene».


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COME RICONOSCERE UN TUMORE DEL PENE?

Uno dei primi sintomi del tumore del pene è una variazione nell'aspetto della pelle che potrebbe cambiare colore, diventare più sottile o più spessa in alcune aree. «A volte si formano piccole ulcerazioni o noduli, non sempre dolorosi, e piccole placchette superficiali - chiosa Cindolo -. Anche variazioni di volume possono indicare la presenza di un tumore, così come un gonfiore che interessa i linfonodi dell'inguine potrebbe essere il segno che la malattia si è diffusa oltre il sito di partenza». Comunque nessuno di questi sintomi, da solo, è sufficiente per una diagnosi certa di tumore del pene, dal momento che gli stessi potrebbero essere causati da malattie benigne. Sarà la visita di un urologo a sgomberare il campo dai dubbi. 
 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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