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Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 05-04-2024

Acidemia propionica: un aiuto dai vaccini a mRNA?



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Somministrare l'mRNA utile alla produzione dell'enzima mancante. In attesa della terapia genica potrebbe essere questo il modo per curare l'acidemia propionica

Acidemia propionica: un aiuto dai vaccini a mRNA?

Non è certo una cura definitiva ma per l'acidemia propionica un aiuto potrebbe arrivare dalla tecnologia a mRNA, la stessa che ha contribuito al successo dei vaccini contro Covid-19. In uno studio pilota pubblicato su Nature, l'utilizzo di mRNA-3927 è stato in grado di diminuire la quantità di molecole tossiche circolanti tipiche della patologia riducendo così le cosiddette "crisi metaboliche". 

CHE COS'È L'ACIDEMIA PROPIONICA?

L'acidemia propionica è una malattia metabolica rara causata da mutazioni nei geni che contengono le informazioni per produrre degli enzimi (propionil-CoA carbossilasi) chiave per il metabolismo di alcuni amminoacidi e acidi grassi. Questi enzimi "difettosi" portano all'accumulo nel tempo di sostanze tossiche -come l'acido propionico- che possono causare gravi danni. I sintomi della patologia possono variare notevolmente tra i pazienti a seconda della quantità di enzima mancante. Spesso spesso includono vomito, debolezza muscolare, ritardo nello sviluppo e problemi alimentari. Nei casi più gravi la malattia può portare a crisi metaboliche che possono causare danni a organi vitali, coma e persino la morte. La diagnosi avviene nella prima infanzia tramite screening neonatale o in seguito alla manifestazione dei sintomi.

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COME SI CURA?

Ad oggi il trattamento dell'aciedmia propionica si concentra sulla gestione dei sintomi e sulla prevenzione delle crisi metaboliche. Una dieta a basso contenuto di proteine o l'utilizzo di miscele di amminoacidi privi degli aminoacidi che il corpo non può processare correttamente e l'utilizzo di supplementi, -come la L-carnitina- può aiutare a tenere a bada i livelli di metaboliti tossici circolanti. Quando però si verifica una crisi metabolica, ovvero un episodio acuto durante il quale la persona sperimenta un rapido peggioramento dei sintomi a causa dell'accumulo di sostanze, può essere necessario il ricovero ospedaliero per stabilizzare le condizioni del paziente.

RIPRISTINARE LA FUNZIONE DELL'ENZIMA MANCANTE

Da tempo, come per tutte le malattie genetiche e metaboliche, la ricerca sta lavorando per provare a sostituire o rimpiazzare il gene "difettoso" alla base della malattia. Ad oggi sono in fase di sperimentazione, in modello animale, alcune terapie geniche. Un approccio alternativo alla sostituzione del gene difettoso viene dalla tecnologia a mRNA. La tecnica consiste, come fu per i vaccini Covid-19, nell'inserzione nella cellula di una sequenza di mRNA utile a far produrre la proteina desiderata. Per i vaccini Covid-19 era la proteina Spike del virus, in questo caso si tratta dell'enzima funzionante in grado di metabolizzare amminoacidi e acidi grassi.

I RISULTATI

Nello studio di fase I/II realizzato da Moderna, l'azienda che sta sviluppando i prodotti a mRNA, mRNA-3827 è stato su 16 persone affette dalla patologia. Il trial clinico aveva l'obiettivo di valutare la sicurezza e il dosaggio ottimale del "vaccino" terapeutico. Dodici pazienti hanno completato lo studio che prevedeva la somministrazione di una dose ogni 3 mesi dopo una prima dose di induzione. Anche se lo studio non era "disegnato" per valutare l'efficacia, in 8 pazienti si è verificata una riduzione del 70% degli episodi di crisi metabolica rispetto ai 12 mesi precedenti. 

I LIMITI

I buoni risultati raggiunti non devono però fare dimenticare che ciò è stato ottenuto su un gruppo ristretto di malati. Non solo, come per la vaccinazione, si sono verificati temporanei effetti collaterali come febbre e dolori muscolari. Infine, caratteristica da non trascurare, qualora la terapia si dimostrerà efficace sarà un trattamento che durerà per tutta la vita (a differenza della terapia genica dove il difetto viene corretto stabilmente). Il prossimo passo sarà ora quello di valutare l'efficacia e il dosaggio sul lungo termine. 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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