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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 17-07-2019

Adolescenti: troppi social media e tv «avvicinano» la depressione



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Un'indagine condotta su quattromila canadesi evidenzia un rischio che cresce all'aumentare del tempo trascorso davanti agli schermi. La colpa? Del confronto con persone «lontane» dalla realtà

Adolescenti: troppi social media e tv «avvicinano» la depressione

Nemici della forma fisica, la tv e i social network possono esporre gli adolescenti anche a un'altra insidia: la depressione. Se «utilizzati» in eccesso, i nuovi media rischiano di minare la salute mentale dei più giovani. Questo è quanto osservato da un gruppo di ricercatori canadesi, al termine di uno studio condotto su quasi quattromila ragazzi (12-16 anni). Al crescere del tempo trascorso a contatto con gli schermi, televisivi o dei cellulari, «è aumentata la probabilità di sviluppare sintomi depressivi: senso di solitudine, ansiatristezzadisperazione», afferma Patricia Conrod, ricercatrice del dipartimento di psichiatria dell'Università di Montreal e coordinatrice dell'indagine, pubblicata sulla rivista Jama Pediatrics.

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16-01-2019
TEMPO SULLO SCHERMO E DEPRESSIONE

I ricercatori sono giunti a queste conclusioni dopo aver chiesto ai ragazzi di indicare, al termine di ogni anno di scuola superiore, il tempo trascorso davanti a uno schermo (di una tv, di un pc o di uno smartphone) e le attività svolte (guardare la tv, videogiochi, social network). Il questionario presentato agli adolescenti presentava anche alcune domande tese a indagare l'eventuale presenza di possibili campanelli d'allarme della depressione. Al termine dello studio, durato quattro anni, è emerso che «i sintomi depressivi crescono per ogni ora in più trascorsa davanti alla tv o ai social». Relazione che non è invece stata osservata in seguito all'utilizzo del computer per navigare su internet o usare videogiochi.


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PERCHE' IL RISCHIO CRESCE?

Lo studio «aggrega» le possibili conseguenze indotte da due abitudini divenute più frequenti tra gli adolescenti negli ultimi anni. Gli eccessi di ognuna di queste, prese singolarmente, sono già sconsigliati per ragioni che rischiano di intaccare la salute tanto sul piano fisico quanto su quello psicologico. Quello che si scopre adesso, è il possibile effetto «combinato». «Più che il tempo, a far crescere il rischio è il continuo confronto con modelli sociali distanti dalla realtà - prosegue Conrod -. In tv e sui social network i ragazzi sono esposti a immagini e video di coetanei con corpi perfetti e con abitudini di vita stimolanti, ma che quasi mai rispecchiano la quotidianità degli adolescenti». Sarebbe il desiderio di emulazione, secondo gli esperti, a determinare un «calo dell'autostima progressivo», che risulta tanto più evidente quanto maggiore è il tempo trascorso osservando questi «modelli». In più, nei ragazzi già vulnerabili, l'eccessivo ricorso a questi media potrebbe accentuare i sintomi depressivi, secondo un trend che i ricercatori definiscono «a spirale». 

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DALLA DEPRESSIONE? 

QUALE PREVENZIONE?

Se le conclusioni finora descritte sono coerenti con quelle emerse da altri studi, lo scenario non sembra avere soltanto tinte fosche. Secondo Conrod, «le evidenze di un simile studio possono tornare utili anche per definire una strategia preventiva». Nella finestra temporale considerata, infatti, genitori e medici hanno un'opportunità. «Regolamentare l'utilizzo della tv e dei social media da parte degli adolescenti può essere un modo efficace per evitare cali del tono dell'umore e ridurre il rischio che i ragazzi inizino a manifestare dei sintomi normalmente associati alla depressione».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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