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Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 12-05-2021

Covid-19: a cosa serve il vaccino negli adolescenti e nei bambini?



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Ridurre il rischio di sviluppare la malattia ed evitare di contagiare gli adulti. Con le vaccinazioni nei più piccoli il virus troverà sempre più difficoltà

Covid-19: a cosa serve il vaccino negli adolescenti e nei bambini?

+++ Aggiornamento del 27 maggio 2021: EMA approva l'utilizzo del vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni +++

In Canada e Stati Uniti è già realtà. In Europa si attende il via libera di EMA. Vaccinare contro Covid-19 adolescenti e bambini permetterà di dare un ulteriore "spallata" al virus. Perché anche se i più piccoli sono meno soggetti a sviluppare una malattia grave -rimane ancora da conoscere l'effetto di Sars-Cov-2 sul lungo periodo-, le fasce di età più giovani contribuiscono alla diffusione del virus.

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L'ORA DEGLI ADOLESCENTI

Nello sviluppo dei vaccini contro Covid-19, per una questione puramente di tempistiche e di osservazione degli effetti della pandemia, adolescenti, bambini e donne in gravidanza sono state le categorie escluse dalle sperimentazioni che hanno portato alla commercializzazione dei primi vaccini. Con il passare del tempo però ottenuti i dati di sicurezza ed efficacia nella popolazione adulta, anche queste categorie sono state finalmente inserite nei trial clinici. Sperimentazioni su cui oggi cominciano ad arrivare solidi risultati. Ed è proprio grazie a quanto ottenuto che Canada e Stati Uniti hanno dato il via libera alla somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTech nella fascia di età tra i 12 e i 16 anni.

RISULTATI PARAGONABILI AGLI ADULTI

Risultati, quelli ottenuti sugli adolescenti, che non lasciano spazio ad interpretazioni. Sperimentato su 2260 ragazzi tra i 12 e i 15 anni, nel gruppo placebo si sono registrati 18 casi di malattia sintomatica e zero tra quelli che avevano ricevuto il vaccino. Un risultato del tutto in linea in termini di efficacia con quanto registrato negli adulti. Stesso discorso per quanto riguarda gli effetti collaterali, del tutto simili per frequenza e sintomatologia con quelli registrati negli adulti.

NON SOLO PFIZER-BIONTECH

Ma nell'attesa che anche l'EMA possa dare il via libera, sono molte le sperimentazioni oggi in atto sia con Comirnaty sia con gli altri vaccini. L'obbiettivo è quello di riuscire ad averli disponibili anche nella fascia di età compresa tra i 6 mesi e gli 11 anni. Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen sono già al lavoro per ottenere i primi risultati.

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PROTEGGERE CHI CI STA INTORNO

Una ricerca, quella sull'effetto delle vaccinazioni nelle fasce di età più giovani, che va letta in un contesto ben più ampio della protezione del singolo individuo. Anche se Covid-19 sui grandi numeri non crea particolari problemi nei più piccoli, questi possono però fungere da veicolo del contagio per chi sta intorno. Non a caso, seppur l'obbiettivo primario della vaccinazione è quello di non sviluppare la malattia, poter vaccinare più persone possibili aiuterà notevolmente a ridurre la circolazione del virus. E il vaccino Pfizer-BioNTech, negli adulti, ha già dimostrato essere utile a questo scopo. Andando infatti a vedere la percentuale per fascia di età di nuovi positivi, questa cala negli adulti ed aumenta nei giovani. Poter contare dunque su un vaccino efficace su tutte le fasce di età contribuirà a tenere ancora più sotto controllo il virus e a riprendere ancora più in sicurezza la vita di tutti i giorni, attività scolastiche comprese.

MINORE RISCHIO VARIANTI

Ma l'effetto collaterale positivo di tenere a freno la circolazione virale con la vaccinazione -i ragazzi contribuiscono al pari degli adulti alla diffusione del virus- sarà anche quello di ridurre le probabilità di generare varianti. Più il virus circola e più ha la possibilità di mutare. Riducendo la replicazione virale, il rischio di incappare nella genesi di varianti potenzialmente più contagiose o capaci di ridurre l'efficacia dei vaccini sarà decisamente inferiore. Un motivo in più per vaccinare anche i più piccoli.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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