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Fuori dal blu della depressione

Novantasei racconti di pazienti, parenti e medici per fare luce - con rigore e umanità - sulla depressione

Fuori dal blu della depressione

«Fuori dal blu» saltano in 96, pazienti, familiari e psichiatri, per «narrare» da tre angoli diversi la depressione. Ma il titolo dell’elegante libretto non l’ha certo scelto il paziente. Il suo sarebbe: «Fuori dal nero», perché vive o ha vissuto la depressione con quel colore. «Stavo in un tunnel dove tutto era nero e incomprensibile», racconta un signore di 49 anni, gettato in quell’atra condizione da un tumore (Del resto «Sole nero» intitolò il suo saggio sull’argomento Julia Kristeva e nessuna parentela con il talvolta brioso blu ha anche il titolo di Giuseppe Berto, «Il male oscuro»).

Un padre, al capezzale della giovane figlia, ricorda: «Era come se fosse sotto una coltre di neve». Non diversa la percezione della psichiatra che la cura: «Mi sembrava sola e infreddolita». Ed è la paziente stessa che avverte: in tutto quel gelo, lei aveva tentato il suicidio. Cosa che non vorrebbe ripetere ora che sta meglio. La depressione nella età giovanile, nell’età di mezzo e oltre i 65 anni, come sono state suddivise le testimonianze, non presenta caratteri molto diversi. C'è sempre c’è questa paralisi del vivere, paralisi del tempo in un costante doloroso presente, l’impossibilità di vedere una via d’uscita (se non, spesso, quella definitiva).

L’impresa di questo libro quadrato e piacevole (Edizioni Effedi, è acquistabile soltanto online, attraverso questo link) è della Fondazione Istud-Sanità e Salute allo scopo di affidarsi alla medicina narrativa (così scarso, si lamenta sempre, il dialogo paziente e medico) nel tentativo di meglio chiarire il volto indicibile della depressione. E nell’impegno sono stati coinvolti anche i sempre dimenticati parenti stretti della persona depressa, che a volte raggiungono una disperazione tale da quasi volersi buttare giù loro dalla finestra. Come esempio, c'è la storia della madre di un ragazzo di 25 anni, che - dice - non ha mai avuto un «prima», ma si è sempre sentita addosso «uno zaino che si riempiva sempre di più», fino a riassumere in quattro righe la sua testimonianza: «Scrivendo la mia esperienza mi sono sentita stanca!!». La moglie che era felice con quel marito ora spento dal male oscuro grida e piange: «Mi sento in lutto perché mi manca il coniuge che conoscevo. Devo decidere tutto io». Accade che restino sgomenti anche i curanti: «A volte è come avessi un muro di sofferenza di fronte a me».

Per la raccolta delle voci, quando possibile a «triangolo» (malato, parente, medico), si sono coinvolti cinque centri di psichiatria, e i relativi titolari: oltre a Milano, Udine, Roma, Civitanova Marche, Palermo. Nella prefazione, il Claudio Mencacci (direttore del dipartimento di neuroscienze e salute mentale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano e co-presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia ) ricorda, attraverso le parole di Barack Obama, che «il futuro della medicina è nella personalizzazione». Un indirizzo già intrapreso e portato solidamente avanti dall’oncologia. La medicina di precisione. Domani, a ogni depresso, la sua terapia. Ma oggi si guarisce dalla depressione, che sia blu o nera? La risposta è sempre in ogni testimonianza, alla fase: e ora? Qualcuno è solo all’inizio della ripresa con le cure, ma già vede la luce. Una ventenne, che per tanto tempo la madre temeva, rientrando, di trovare ammazzata, dice: «Sto ricominciando a vivere. Vivere è bello. Voglio andare avanti e voglio vivere al massimo». Non cita Vasco Rossi, ma a quell’età è già introiettato.

Possono godere anche i curanti. Una signora di 73 anni si racconta: in un umor grigio più che nero, come si è presentata più lieve la sua depressione, ha voluto salvaguardare alcune passioni, tra cui il ballo. Ci va sempre, suo marito non sa ballare ma non la ostacola per niente. E così, ora che sta meglio, balla balla e ne trae energia. La sua curante, giovane specializzanda in psichiatria, nota: «Oggi quando la rivedo sono felice perché so che sarà una visita ricca di brio». Maria Giulia Marini, rappresentante della Fondazione Istud, il finale felice lo va a pescare da Eugenio Montale, che confessa «spesso il male di vivere ho incontrato…  tendono alla chiarità le cose oscure… purché qualcuno porti il girasole impazzito di luce».


FUORI DAL BLU
Flussi di esperienze nei racconti di pazienti, familiari e curanti sulla depressione

Paola Chesi, Maria Giulia Marini e Luigi Reale

Edizioni Effedi, pagine 132, euro 19

 

Serena Zoli



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