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Pink Ambassador

Maternità e corsa: la nuova normalità di Cristina dopo il tumore al seno

La diagnosi non ha spento il suo desiderio di maternità. Anzi: l’ha spinta a correre verso la mezza maratona con le Pink Ambassador, e non solo

Cristina stava cercando di diventare madre quando ha scoperto di avere un tumore al seno. Era marzo 2021 e si stava preparando per un secondo tentativo di fecondazione assistita. Sotto la doccia, una pallina al seno notata durante l’autopalpazione le cambia la vita. I controlli parlano chiaro: tumore maligno ormono-sensibile al seno destro. Cristina ha 41 anni e una diagnosi che rischia di travolgere ogni progetto.

IL PERCORSO DI CURA

«Quando mi sono rivolta allo specialista ero tranquilla, convinta che la pallina individuata non fosse nulla di che – spiega Cristina –, ma poi mi è crollato il mondo addosso. Già prima della diagnosi ufficiale mi avevano preannunciato il pensiero che non fosse niente di buono. Fortunatamente alla fine ho dovuto affrontare solamente l’intervento di mastectomia per rimuovere il tumore. Il test genomico onco type, infatti, ha evidenziato un rischio di recidiva basso. Ho evitato così chemio e radio, limitandomi alla terapia ormonale». 

IL SOGNO DI DIVENTARE MADRE

Cristina non ha mai messo da parte il progetto di diventare madre. Dopo due anni dall’intervento ha deciso, in accordo con i medici, di interrompere temporaneamente la terapia ormonale e ricorrere all’ovodonazione.

«Avevo 43 anni e una riserva ovarica molto bassa. Non c’era tempo da perdere. Per questo ho scelto la fecondazione eterologa, che per fortuna è andata bene, e nel marzo del 2025 è nata Beatrice. Certo, il tumore ti cambia tutto. Mi sono ritrovata in menopausa a 41 anni, mentre cercavo di costruire una famiglia. È stato psicologicamente impattante. Facendo un passo alla volta, però, senza impormi limiti, alla fine ho vissuto il mio percorso piuttosto serenamente».

CORRERE PER RICOMINCIARE

Nella vita di Cristina, accanto alla maternità c’è lo sport. Dopo l’intervento ha iniziato a correre con il gruppo delle Pink Ambassador di Bergamo, seguendo allenamenti e percorsi formativi per adottare uno stile di vita sano, tra alimentazione equilibrata e attività fisica, così da ridurre il rischio di recidiva.

«Anche prima della malattia corricchiavo e avevo sempre avuto in testa l’idea della mezza maratona, ma non sono mai stata costante. Dopo il tumore ho visto nel progetto Pink di Fondazione Veronesi un’opportunità dal punto di vista psicologico. Era un’occasione per chiudere il cerchio, rimettermi in moto e riprendermi la mia vita».

Nel 2022 ha corso la sua prima mezza maratona a Roma: 1 ora e 59 minuti. «L’obiettivo era finirla entro le due ore. È stato il mio modo per dire “ce l’ho fatta anche stavolta”».
Nel 2023 ha corso di nuovo, in maniera più rilassata, mentre organizzava il suo matrimonio. Nel 2024, incinta, ha fatto il tifo per le sue compagne. «A novembre, se riuscirò, correrò a Palermo. Magari con Beatrice in braccio. È un sogno, ma chissà».

UN LEGAME CHE FA BENE

Con il gruppo delle Pink Cristina ha trovato una rete solida e rassicurante.

«Trovarmi in un gruppo di donne che hanno vissuto un percorso simile al mio mi ha fatto bene. I primi tempi mi sono sentita in una bolla sicura, colma di comprensione, dove non c’era bisogno di tante spiegazioni. Possiamo parlare di tutto o non parlare affatto. L’importante è esserci».

«Abbiamo condiviso anche momenti di dolore, come la perdita di una delle nostre Pink, Patty, che ci ha lasciati nel 2023. In sua memoria, abbiamo organizzato una corsa a cui hanno partecipato 600 persone e quest’anno vorremmo raddoppiare. È stata una bella botta. Se è vero che dopo la diagnosi vivi più leggera, con meno filtri, alle volte questa leggerezza viene interrotta dalla paura che il tumore possa ripresentarsi, specialmente quando persone a te vicine vengono a mancare».

IL CAMBIAMENTO DOPO LA MALATTIA

Cristina oggi vive con suo marito, la piccola Beatrice e quattro cani: Feniks, Tiffany, Naike e Zeus, che le sono stati a fianco con particolare vicinanza nel periodo della malattia e della gravidanza. Non ha mai smesso di dedicarsi all’agility dog, uno sport in cui il cane deve superare vari ostacoli seguendo i comandi del padrone.

«Dopo due mesi dall’intervento ero già in pista. Continuare a fare le mie cose è stato fondamentale per sentirmi viva. Dopo la malattia ho notato di essere diventata più egoista, e ora mi preoccupo meno del giudizio degli altri e penso di più al mio benessere».

Nel racconto di Cristina torna spesso un messaggio chiaro: «Mai arrendersi. E mai anticipare la sconfitta. Ho scoperto di essere più tenace di quanto credessi: prima tendevo a farmi mille problemi inutili, ma quando è arrivata una vera difficoltà, l’ho affrontata senza fasciarmi la testa in anticipo. Ho avuto paura, certo. Ma ho anche scoperto una consapevolezza nuova: se vuoi qualcosa – e se l’universo te lo concede – puoi provare a realizzarla. Un giorno alla volta.».

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