Dopo un tumore al seno con prognosi favorevole, mi è stato prescritto Letrozolo per 5 anni. Ho però il colesterolo alto e assumo statine. Non sarebbe meglio passare al Tamoxifene, che incide meno sui grassi nel sangue? B. (domanda pervenuta tramite il form L'esperto risponde)
Risponde il dottor Armando Orlandi Oncologo medico presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
Gentile Barbara,
la ringrazio per aver condiviso la sua storia clinica e per la fiducia nel chiedere un parere.
Dalla descrizione, emerge un quadro complessivamente positivo: il tumore al seno è stato trattato chirurgicamente, i linfonodi erano indenni (segno molto favorevole) e ha completato con successo anche la radioterapia. Ora, come spesso accade in questi casi, è stato proposto un trattamento ormonale di mantenimento con Letrozolo (il principio attivo di “Zoltron”), per ridurre il rischio di recidiva.
Il letrozolo è un inibitore dell’aromatasi ed è indicato nelle donne in post-menopausa. Tamoxifene, invece, è un modulatore dei recettori estrogenici. Nelle donne in menopausa, Letrozolo è generalmente preferito perché si è dimostrato più efficace nel ridurre il rischio di ricomparsa della malattia. Tuttavia, può avere alcuni effetti collaterali, tra cui l’aumento del colesterolo LDL (quello “cattivo”).
Questo rischio è comunque ben gestibile grazie alla terapia con statine, che rappresenta il trattamento più efficace per ridurre il colesterolo LDL e prevenire eventuali complicanze cardiovascolari. Quindi, ha già adottato la strategia corretta per contrastare questo effetto collaterale.
Passare al Tamoxifene, che ha un impatto più neutro o talvolta positivo sul profilo lipidico, non sarebbe vantaggioso nel suo caso, perché in menopausa Tamoxifene aumenta il rischio di ispessimento dell’endometrio (la mucosa dell’utero) e di sanguinamenti uterini anomali, oltre a essere leggermente meno efficace rispetto a Letrozolo nel prevenire le recidive.
La soluzione più equilibrata e sicura resta quella di proseguire con Letrozolo, monitorando nel tempo il profilo lipidico e la tolleranza generale alla terapia. In caso di necessità, il medico potrà eventualmente aggiustare il dosaggio delle statine o considerare modifiche più avanti, ma senza compromettere l’efficacia del trattamento oncologico.

