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Alimentazione
Donatella Barus
pubblicato il 14-06-2019

Longevità: ridurre le carni rosse fa la differenza



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Le chance di lunga vita aumentano se si riduce la quantità di carni rosse nella dieta. I risultati di un'analisi su oltre 80.000 persone che per la prima volta ha valutato cosa succede cambiando le abitudini "carnivore"

Longevità: ridurre le carni rosse fa la differenza

Aumentare la quantità di carni rosse nella dieta ha effetti negativi sulla salute, mentre ridurle al contrario riduce i rischi. La conferma arriva da uno studio condotto esaminando i dati di 81.500 persone in un arco temporale di 16 anni, valutando le abitudini alimentari e il rischio di morte. Pur con i limiti di uno studio osservazionale, che mette in relazione due fenomeni senza spiegarne le cause, le conclusioni dei ricercatori sono chiare: cambiare le fonti proteiche nella dieta o mangiare più alimenti di origine vegetale come verdure, legumi e cereali integrali può fare la differenza in tema di longevità.

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SE SI AUMENTANO LE PORZIONI DI CARNE?

Ci sono dati consistenti che mostrano che il consumo di carni rosse (di bovino, maiale, agnello, cavallo) è legato a un più alto rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcune forme di tumore come il tumore del colon-retto e, in generale, al rischio di morte. Ma cosa succede cambiando abitudini? Cosa succede diminuendo o aumentando le porzioni di carne a tavola? I ricercatori, un team da università statunitensi e cinesi, hanno cercato gli effetti sulla sulla mortalità in generale. Così, hanno attinto ai dati di circa 53.500 donne, infermiere arruolate nel grande progetto del Nurses' Health Study (NHS) e poco meno di 28.000 uomini, operatori sanitari coinvolti nel Health Professionals Follow-up Study (HPFS). Hanno raccolto i dati sulle loro abitudini alimentari per otto anni, registrando poi i casi di morte negli otto anni successivi, fra il 1986 e il 2010.

SOSTITUIRE CARNE CON PESCE, CEREALI E VERDURE 

Qual è stato l’effetto della quantità di carne rossa sulla salute dei partecipanti? Chi nell’arco degli otto anni ha aumentato la carne di 3,5 o più porzioni a settimana ha avuto una probabilità di morire aumentata del 10% negli otto anni successivi. In chi ha incrementato di almeno 3,5 porzioni a settimana le carni processate (salumi, bacon, salsicce) il rischio aggiuntivo è stato del 13%. Al contrario, il rischio è calato in chi ha ridotto la carne rossa sostituendola con più cereali integrali, verdure, pollame, uova e pesce. Ad esempio, sostituire una porzione giornaliera di carne con una giornaliera di pesce ha portato a ridurre il rischio di morte del 17%. La stessa tendenza è stata confermata per diversi lassi temporali, per uomini e donne, aggiustando i dati per età e per altri fattori di rischio come fumo, alcol e attività fisica.

I LIMITI

Gli stessi autori hanno sottolineato che si tratta di uno studio osservazionale, che quindi si limita a evidenziare che c’è una relazione fra i cambiamenti di consumo di carni rosse e probabilità di morire, ma senza stabilire nessi di causalità. Inoltre, la popolazione studiata è composta da operatori sanitari, e non è detto che gli stessi risultati si avrebbero su popolazioni di altro tipo.

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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