Un infuso contro i calcoli renali? Non è detto che funzioni
Al momento non ci sono prove per affermare la sicurezza e l'efficacia della fitoterapia nella prevenzione delle recidive della calcolosi renale
BARCELLONA (SPAGNA) - Sulla carta, rappresentano la prova tangibile di una delle malattie urologiche meglio conosciute: la nefrolitiasi. I calcoli renali sono oggi diagnosticabili e trattabili ricorrendo a diverse soluzioni (ecografia o Tac, litotrissia extracorporea, percutanea ed endoscopica). Ma rappresentano comunque un «tormento» per chi ne soffre, vista la probabilità (elevata) di ripresentarsi nel tempo. Da qui la continua ricerca di soluzioni per evitare le recidive. Una di queste rimanda alla fitoterapia. Ma è possibile ridurre con le erbe la formazione dei calcoli renali?
L'argomento è stato affrontato durante una tavola rotonda nel corso dell'ultimo congresso della Società Europea di Urologia. Parziali le conclusioni affidate a Samih Al-Hayek, urologo dell'Addenbrooke's Hospital di Cambridge. «C'è un bisogno insoddisfatto di terapie mediche che porta i pazienti a cercare altri possibili rimedi in grado di evitare la riproposizione del problema. Al momento non sono disponibili prove che confermino l'efficacia di questo approccio. Ciò non toglie, però, che alcuni composti vegetali possano essere d'aiuto nella prevenzione secondaria della nefrolitiasi». Una risposta incompleta, che però riprende lo stato dell'arte. Alcuni studi per fare luce su questo aspetto sono stati condotti, ma le evidenze sono risultate discordanti o comunque non così forti da determinare una variazione nell'approccio alla malattia. A ciò occorre aggiungere l'estrema eterogeneità delle specie vegetali e delle molecole in esse contenute: il loro campo di azione a livello farmacologico è molto eterogeneo.
CALCOLI RENALI: COME EVITARE LE RECIDIVE?
Al di là del citrato di potassio, in grado di evitare la formazione dei calcoli di ossalato di calcio, non esistono medicinali in grado di agire sul ciclo di formazione dei calcoli renali. La prevenzione delle recidive - la probabilità oscilla tra il 35 e il 50 per cento nei primi cinque anni dopo un episodio, per arrivare oltre l'80 per cento nell'arco di vent'anni - si basa quasi esclusivamente sulla corretta idratazione, sul mantenimento di un adeguato peso corporeo e sul rispetto di alcune indicazioni dietetiche (un consumo adeguato di alimenti di origine vegetale ricchi in potassio, magnesio e acido citrico) che possono essere fornite dopo aver riconosciuto la natura dei calcoli. Ma siccome le regole da seguire a tavola non sono sempre semplici da rispettare, molte persone cercano altri rimedi per prevenire la ricomparsa del problema. La fitoterapia come possibile «arma» contro la calcolosi renale trova ampio spazio sul web, «ma quando si leggono titoli trionfalistici, gli articoli quasi mai riportano dati a supporto né soprattutto descrivono i possibili effetti collaterali che possono essere determinati dalle diverse molecole - ha aggiunto lo specialista -. La verità è che gli studi, in questo campo, sono ancora pochi. E molti di questi sono stati condotti soltanto in vitro, se non su modelli animali».
Al momento, dunque, non è ancora chiaro in che modo la fitoterapia possa funzionare, in questo ambito. Per la maggior parte delle molecole (sono oltre 40 quelle rintracciabili nei prodotti disponibili online) è stato evidenziato un effetto antidolorifico, altre hanno dimostrato di agire come diuretici o miorilassanti. Il sale di Desmodium styracifolium(un'erba cinese) ha evidenziato in maniera preliminare di poter prevenire il danno ossidativo a livello dei reni. Ma è ancora presto per poter candidarlo come un possibile farmaco in grado di prevenire la recidiva dei calcoli renali. Idem dicasi per gli estratti di Celosia argentea e Didymocarpus pedicellata, erbe medicali che si sono dimostrate efficaci nel ridurre le dimensioni dei calcoli. E, di conseguenza, il dolore che questi provocano. Nessun derivato fitoterapico, al momento, s'è rivelato in grado di favorire l'escrezione urinaria del calcio, dell'ossalato e dell'acido urico (i componenti più frequenti dei calcoli renali) e dichiarare di fatto concluso un episodio di colica renale.
I dieci alimenti che contengono più sodio
Salsa di soia (sodio: 5,72/100 grammi prodotto) Si tatta di un condimento che nasce in cina, ma oggi risulta diffuso in tutta la cucina orientale (giapponese, filippina, coreana e indiana). La salsa è ottenuta mescolando soia, grano tostato, acqua e sale. Il suo uso sta iniziando a diffondersi molto anche in Italia. Il contenuto di sale e glutammato non ne rende consigliabile l'uso in diete povere di sodio. Al momento i nutrizionisti non quantificano l'utilizzo raccomandato. La Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu) consiglia di «limitare l’uso di condimenti alternativi contenenti sodio: come la salsa di soia, il dado da brodo, il ketchup e la senape»
Minestrone liofilizzato (sodio: 5,6/100 grammi prodotto) Si tratta di una soluzione sempre più diffusa in quanto di facile realizzazione. I prodotti liofilizzati vengono congelati, dopodiché disidratati per eliminare virus e batteri.
E la salute è più protetta. Ecco perché le confezioni devono essere ermetiche (controllate sempre con cura, al momento dell’acquisto), sterili e chiuse sottovuoto. Ma i prodotti liofilizzati hanno un contenuto di sale che spesso trascuriamo, perché non vediamo. Prodotti surgelati e liofilizzati risultano spesso addizionati in sale al fine di garantire una maggiore sapidità al palato del consumatore
Prosciutto crudo di Parma (sodio: 2,57/100 grammi prodotto) Non contiene conservanti. Ma in ragione del suo contenuto di sale, necessario al fine di evitare contaminazioni batteriche, il Prosciutto crudo di Parma va consumato con parsimonia. In cento grammi di prosciutto, c'è il quantitativo di sodio massimo che non dovrebbe essere superato ogni giorno, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità
Salame Brianza (sodio: 1,8/100 grammi di prodotto) Si tratta di un prodotto che viene realizzato nell'omonima zona, a nord di Milano e a sud di Como. Il Salame Brianza viene prodotto con carni suine provenienti da allevamenti della Lombardia, dell'Emilia Romagna e del Piemonte
Caviale (sodio: 2,2/100 grammi di prodotto) Il caviale si ottiene attraverso il trattamento e salatura delle uova di diverse specie di storione. Anche in questo caso, però, negli anni si è riusciti a realizzare un prodotto con quantità di sale (e dunque di sodio) più contenute. Anzi: oggi il caviale di maggiore qualità è considerato proprio quello meno salato
Salmone affumicato (sodio: 1,88/100 grammi di prodotto) Il salmone affumicato è ormai da anni un alimento presente in molti pranzi e cene, anche in Italia. A premiarlo è la sua versatilità: si può usare dalle tartine alla pasta, per imbottire torte salate e preparare carpacci. La maggior parte del pesce che finisce sulle tavole italiane proviene da allevamenti, principalmente scandinavi
Pecorino Si tratta di un formaggio prodotto esclusivamente con latte di pecora. Si tratta di un prodotto di origine mediterranea, ma è prodotto e diffuso anche altrove. Il sale ha funzione di salatura, selezione della flora batterica e conservazione dell'umidità in superficie
Salame Felino (sodio: 1,69/100 grammi di prodotto) Viene prodotto in provincia di Parma, come testimonia anche il suo nome, legato al Comune di Felino. Come accade per tutti i salami, anche il Felino riceve un trattamento di salagione e speziatura. In questo caso cento grammi di prodotto consumati in un solo giorno permettono di assumere quasi il 60 per cento del quantitativo di sodio massimo indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
Salame Napoli (sodio: 1,69/100 grammi di prodotto) A dispetto del nome, si tratta di una produzione diffusa in tutta la Campania. Cento grammi di prodotto garantiscono una quantità di sodio pari al 60 per cento di quello massimo indicato dalle istituzioni sanitarie. Ma per una visione più globale, e non limitata soltanto al sodio e alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, è meglio guardare ai 50 grammi a settimana di cui parla l'Organizzazione Mondiale della Sanità, per tenere sotto controllo anche il potenziale cancerogeno delle carni trasformate
Prosciutto crudo disossato, privo di grasso visibile (sodio: 2,4/100 grammi di prodotto) Il prosciutto crudo è in assoluto il salume col maggior contenuto di sale. E, di conseguenza, di sodio (pari al 40 per cento del quantitativo di sale). Negli anni i contenuti sono stati ridotti, ma l'aggiunta è inevitabile nel momento in cui occorre affrontare un lungo periodo di stagionatura