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Cardiologia
Francesca Morelli
pubblicato il 12-06-2015

Anche ansia e ictus fra i danni dell’inquinamento atmosferico



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Lo attesterebbero due ampi studi osservazionali, uno americano e l’altro inglese, pubblicati sul British Medical Journal

Anche ansia e ictus fra i danni dell’inquinamento atmosferico

Monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto e ozono, polveri sottili. Sono questi i nuovi fattori tossici, tacciati come possibili responsabili di un aumento dei casi di ictus e degli stati di ansia. È quanto emerge da due studi, recenti, pubblicati sul British Medical Journal. 

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ANSIA

Gli effetti ansiogeni di una prolungata esposizione al particolato sottile sono stati misurati in un ampio campione di donne, nel corso di uno studio osservazionale condotto su oltre 7.200 infermiere statunitensi di età compresa tra i 57 e gli 85 anni. Denominatore comune delle donne era il fatto che percorrevano giornalmente un tratto di strada a piedi, tra i 50 e 200 metri, che le obbligava, seppure con concentrazioni diverse, a respirare PM 2.5 e 10 (le prime particelle di dimensione inferiore a 2,5 micron, le seconde un po’ più grandicelle ma sempre sotto i 10 micron).

Il campione di popolazione è stato monitorato nel tempo, a un mese, tre mesi, sei mesi, un anno e 15 anni dall’inclusione nello studio con questionari ad hoc volti a valutare stati emotivi quali paura, desiderio di evasione e la tendenza a preoccuparsi, oltre che le condizioni socio-economiche, l'istruzione e lo stato civile. Ne è emerso che già dopo un mese i gas tossici causavano nel 15% delle donne un aumento dell’ansia, con percentuali più significative fra coloro che risiedevano a più di duecento metri dal punto di destinazione e effetti “inquinanti” nulli o pressoché tali, se i metri percorsi erano pochi e comunque non superiori a 50.

«La nostra ipotesi - ha spiegato Melinda Power del Department of Epidemiology dell’Harvard Medical School of Public Health - è che l’incremento di agenti inquinanti sia direttamente proporzionale all’aumento di stress ossidativo e del livello di infiammazione sistemica, corresponsabili entrambi dell’alterazione dello stato emotivo». Quindi dell’aumento dell’ansia, appunto; una problematica di cui sembra soffrire il 16% della popolazione nel mondo. 

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ICTUS

Stessa correlazione è stata registrata fra agenti atmosferici nocivi e le patologie cardiovascolari. Una metanalisi che ha preso in considerazione 103 studi osservazionali di 28 paesi del mondo, sviluppata da ricercatori dell'Università scozzese di Edimburgo, ha rilevato una correlazione temporale fra i picchi di concentrazione di inquinanti nell’aria e un aumento del numero di ricoveri per ictus. L’incremento si è registrato anche per le polveri sottili, con percentuali accresciute per il PM 2.5 e per il PM 10. «Precedenti ricerche - spiegano gli esperti - avevano già dimostrato che l'inquinamento dell'aria può influenzare le cellule che rivestono il sistema circolatorio e aumentare l'attività del sistema nervoso simpatico. Fatto che può condurre al restringimento dei vasi sanguigni, a un aumento della pressione, a una minore irrorazione dei tessuti e all’incremento del rischio di trombosi (coaguli di sangue)». Oggi dallo studio britannico sembra arrivare una conferma in più.

 


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