Anche il consumo moderato di alcol accorcia la vita
Da uno studio pubblicato su «The Lancet» emerge che bere 5-6 bicchieri di vino o birra a settimana può accorciare la vita. Occorre abbassare i limiti in vigore, ancora troppo alti
I messaggi che circolavano fino a una decina di anni fa, frutto di un retaggio culturale legato alla scarsa conoscenza scientifica, sono ormai quasi un ricordo. Bere alcolici è un piacere, non un elisir di lunga vita: tutt'altro, anzi. Alzare il gomito oltre il dovuto è infatti un comportamento che fa a pugni con il desiderio (sempre più anelato) di longevità. Chi arriva a ingurgitare fino a 18 drink alla settimana - non c'è differenza tra calici di vino, boccali di birra o bicchieri di superalcolici - corre infatti il rischio di vivere fino a quattro anni in meno. Questo il dato che emerge da un ampio studio pubblicato sulle colonne della rivista scientifica The Lancet.
I ricercatori hanno analizzato 83 studi condotti in 19 paesi, per un totale di quasi seicentomila persone coinvolte, di cui erano disponibili dati relativi all'età, al sesso e ad altri fattori noti per essere correlati alla malattia cardiovascolare: come il diabete e il fumo. Nessuno di loro, comunque, al momento dell'arruolamento nello studio soffriva di malattie cardiovascolari. L'analisi ha dimostrato che bere alcolici a livelli ritenuti sicuri è in realtà una falsa credenza, perchè quell che si osserva è una minore aspettativa di vita e la comparsa di diversi effetti negativi sulla salute. Gli scienziati sono partiti dalla soglia di cento grammi di alcolici consumati a settimana: il corrispettivo di cinque calici di vino al 13 per cento (da 175 millilitri) o di cinque pinte di birra (al 4 per cento). Consumi che rientrano al di sotto di quelli che sono i livelli di sicurezza indicati dalle autorità sanitarie del Regno Unito. Aumentando le dosi, i ricercatori sono arrivati a calcolare la decurtazione di mesi o anni di vita corrispondente. Si rischia di vivere in meno sei mesi (con consumi compresi tra 100 e 200 grammi alla settimana), uno o due anni (200-350 grammi a settimana), quattro o cinque anni (con consumi superiori a 350 grammi a settimana: il corrispettivo di diciotto drink settimanali).
GLI EFFETTI DELL'ALCOL SUL NOSTRO ORGANISMO
Si tratta di dati epidemiologici, ottenuti ponendo in relazione le quantità di alcol consumate (facendo riferimento a quelle dichiarate dai consumatori) e il decorso della vita della medesime persone. Motivo per cui l'equazione non può essere sempre valida. Detto questo, però, le conclusioni non devono essere sottovalutate, anche perché fino a pochi anni fa era piuttosto diffusa l'idea che un moderato consumo di alcolici fosse salutare per l'organismo e, in particolare, per la salute cardiovascolare. Tutt'altro, se si considerano le evidenze dell'ultimo lavoro, robusto nei numeri. Al crescere dei consumi di bevande alcoliche, sono aumentati anche i numeri di eventi quali ictus e aneurismi cerebrali, insufficienza cardiaca, aneurisma dell’aorta eipertensione. Alcuni di questi eventi possono maturare pure in conseguenza di un aumento della frequenza cardiaca, documentato poche settimane fa. Per tutte queste ragioni, hanno concluso i ricercatori, non ci sono soglie al di sotto delle quali si possa dire che l’alcol determini un beneficio per il cuore, le arterie e le vene. Le diverse relazioni tra assunzione di alcol e vari tipi di malattie cardiovascolari potrebbero essere spiegate, almeno in parte, dall'effetto del consumo di alcol sulla pressione sanguigna, che tende ad aumentare al crescere del consumo di bevande alcoliche.
ALCOL E CANCRO: UN RISCHIO EVITABILE
DA CONSIDERARE ANCHE IL RISCHIO ONCOLOGICO
L'ultimo studio non ha considerato il rischio oncologico, di cui però occorre tenere conto nel momento in cui si mettono sulla bilancia i costi e gli eventuali benefici (che non ci sono) legati al consumo di bevande alcoliche. Anche in questo caso, il messaggio è chiaro: meno alcol si beve, più basso è il rischio di ammalarsi. Vale comunque la pena ripeterlo, dal momento che nove cittadini su dieci ignorano il potenziale di rischio legato al consumo di birra, vino e superalcolici con una frequenza maggiore di associazione dei consumi più elevati di alcol con l’incidenza dei tumori che coinvolgono gli organi dell’apparato digerente, come ricordato di recente dall’Unione dei Gastroenterologi Europei (Ueg).Del novero fanno parte pure itumori della cavità orale, delseno, dell’endometrio. Il messaggio da portare a casa, di conseguenza, è scontato: meno alcol si beve, meglio si vive.
Alcol e giovani: il decalogo per i genitori
La consapevolezza deve nascere già da bambini Parlare ai giovani, fin da quando sono bambini, dei danni e dei rischi legati all’alcol.
Esordire con questo tipo di discorsi in età adolescenziale, quando tutto è soggetto a
critica e frutto dell’ ”esagerazione” dei genitori, può anche essere controproducente (Istituto Superiore di Sanità)
Il buon esempio deve venire dai genitori I ragazzi sempre più frequentemente bevono per superare difficoltà di relazione e
assumere un ruolo all’interno del gruppo. Quando l’alcol acquista un valore
comportamentale, ai genitori spetta un ruolo chiave: dare il buon esempio, creando
un ambiente familiare in cui la presenza dell’alcol è visibile, ma discreta e il
consumo moderato (Istituto Superiore di Sanità)
Gli adolescenti non riescono a metabolizzare l'alcol Insegnare ai giovani che prima dei 15 anni l’apparato digerente non è ancora in
grado di “smontare” l’alcol, perché il sistema enzimatico non è completamente
sviluppato. Le ragazze inoltre, e in generale tutte le donne, sono in grado di
eliminare la metà di una dose d’alcol che riesce a metabolizzare un uomo (Istituto Superiore di Sanità)
Conseguenze più pesanti in gravidanza Sia le adolescenti che le donne adulte devono sapere che l’alcol nuoce al feto. Il
nascituro non è dotato di sistemi enzimatici capaci di smaltire l’alcol. Sono
sufficienti due bicchieri di bevanda alcolica al giorno per pregiudicare la salute del
bambino e distruggere i neuroni di un cervello ancora in formazione (Istituto Superiore di Sanità)
Il rischio aumenta se ci si mette alla guida Un preciso limite separa il consumo dall’abuso. Occorre dunque informare i
giovani, spiegando loro come le performance individuali cambino sotto l’influenza di
un abuso alcolico. Anche una banale serata in pizzeria può trasformarsi in una
situazione a rischio quando si deve tornare a casa in auto o in motorino (Istituto Superiore di Sanità)
Ci si diverte anche senza alcol Coinvolgere i figli nell’organizzazione di una festa o di un semplice incontro può
essere l’occasione per dimostrare che ci si può divertire anche con le sole bevande
analcoliche (Istituto Superiore di Sanità)
La parola d'ordine è moderazione I genitori dovrebbero compiere un training lungo tutto il percorso di vita dei figli,
orientandoli al consumo di bevande analcoliche (non solo a casa, ma anche al
ristorante o in pizzeria), non favorendo un consumo precoce e dando sempre un
esempio di moderazione (Istituto Superiore di Sanità)
Avvicinarsi alla dipendenza senza accorgersene Spiegare ai giovani che il nostro organismo richiede nel tempo quantità sempre
maggiori di alcol per provare le stesse esperienze di piacere. L’obiettivo di sentirsi
più disinvolti, loquaci ed euforici richiede quantità progressivamente crescenti. I
bicchieri aumentano, si perde il controllo ma si diventa anche dipendenti dall’alcol (Istituto Superiore di Sanità)
I giovani devono saper leggere le etichette Insegnare ai ragazzi a leggere le etichette e analizzare con loro le bottiglie e le
lattine contenenti alcol da cui sono attirati per la forma, il colore e il sapore. Serve a
far sentire più complici i genitori, ma al contempo è un’occasione per evidenziare
particolari importanti, spesso trascurati, come, ad esempio, la gradazione alcolica (Istituto Superiore di Sanità)
Un aiuto dall'anticonformismo I giovani sono per natura poco inclini al conformismo. Conviene allora sfruttare questa sana predisposizione per osservare e smontare con loro la pubblicità sugli alcolici trasmesse dai media. Può essere un ottimo esempio per incrementare la capacità critica su ciò che la pubblicità promette e che poi, di fatto, non trova riscontro nella realtà quotidiana (Istituto Superiore di Sanità)