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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 09-01-2019

Maglia «nera» all'Italia per la vaccinazione antinfluenzale



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L'ultima campagna vaccinale è (probabilmente) andata meglio del previsto, ma in Italia si vaccina contro l'influenza la metà degli anziani e (appena) il 15% degli operatori sanitari

Maglia «nera» all'Italia per la vaccinazione antinfluenzale

I dati ufficiali arriveranno a fine marzo, ma è opinione comune che l'ultima campagna per la vaccinazione antinfluenzale in Italia sia andata meglio rispetto al passato. Detto ciò, il nostro Paese è lontano dal poter cantare vittoria. Nelle stagioni 2015-2016 e 2016-2017, infatti, soltanto la metà delle persone a rischio (a partire dagli anziani) s'è sottoposta alla profilassi. Ancora più basso il dato relativo agli operatori sanitari (15,6 per cento), che rende la Penisola il fanalino di coda in Europa. Un primato non invidiabile, che potrebbe incentivare il ricorso all'obbligo per medici, infermieri e ostetriche già in vigore in Emilia Romagna.

CHI DEVE FARE LA VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE? 

ITALIA ANCORA (TROPPO) INDIETRO 

A fare il punto della situazione sull'adesione alla vaccinazione antinfluenzale è un rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) di Stoccolma. A fronte di un obbiettivo di copertura pari al 75 per cento, il nostro Paese si è fermato ai due terzi del percorso. E ciò nonostante negli ultimi anni non siano mancati gli appelli alla vaccinazione, considerata il primo strumento per la profilassi dell'influenza e (soprattutto) delle sue complicanze, che riguardano innanzitutto gli anziani (i più esposti alle complicanze dell’influenza) e i bambini (numericamente, i più colpiti dal virus). Da qui il monito degli esperti dell'Ecdc: «Se non verranno presi provvedimenti per una maggiore diffusione delle vaccinazioni, bisognerà aspettarsi un notevole sovraccarico dei sistemi sanitari, anche durante il corso di questa stagione invernale», si legge nel rapporto. In Italia il picco dei contagi è atteso per la seconda quindicina di gennaio.

NON VA MEGLIO NEL RESTO D'EUROPA

La vaccinazione contro l'influenza è considerata un'opportunità per prevenire il complicarsi delle malattie croniche e delle condizioni dei più piccoli, delle donne incinte e degli anziani. Detto dell'Italia, lo scenario non è molto più confortante nel resto d'Europa. I tassi di copertura delle vaccinazioni antinfluenzali sono stati forniti da 19 Stati membri, nessuno dei quali ha raggiunto l'obbiettivo di copertura vaccinale (considerato lo standard minimo per proteggere le persone più a rischio). Ad andarci vicino soltanto la Scozia, l'Irlanda del Nord e il Regno Unito. In coda Slovenia, Polonia, Lettonia ed Estonia. Quanto al discorso riguardante gli operatori sanitari, 29 Paesi sui 30 coinvolti hanno dichiarato di promuovere attivamente la vaccinazione antinfluenzale (in alcuni casi per tutti, in altri soltanto per determinate categorie). Tra i 12 Stati che hanno comunicato i dati, come detto, l'Italia è fanalino di coda. A distinguersi positivamente il Belgio, il Regno Unito e il Galles: tutti e tre comunque lontani dal traguardo del 75 per cento.


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Assieme a quella contro la pertosse, la vaccinazione antinfluenzale è l'altra raccomandata durante la gravidanza (sempre che secondo e terzo trimestre cadano nella seconda metà dell'anno). Anche in questo caso, il rapporto ha svelato una parzialità dei dati (forniti appena da 12 nazioni) e un'estrema variabilità. L’Italia, nelle annate prese in esame, ha fatto meglio soltanto della Lituania e della Slovenia. Meglio di tutti si sono comportati - pur rimanendo lontani dalla soglia del 75 per cento - l'Irlanda, l'Irlanda del Nord e la Scozia.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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