Approvato all'uso in emergenza, l'anticorpo monoclonale si è dimostrato utile nel ridurre i sintomi e le probabilità di ricovero
Con bamlanivimab arriva finalmente il primo anticorpo monoclonale nella lotta a Covid-19. Autorizzato all'uso "in emergenza" dalla FDA statunitense, l'anticorpo sarà utilizzabile nel trattamento dei pazienti positivi a Sars-Cov-2 con malattia da lieve a moderata ma ad alto rischio. I risultati, provenienti dal trial clinico di fase II pubblicati sul New England Journal of Medicine, mostrano infatti che l'anticorpo in questione è utile nel ridurre la carica virale e le probabilità di ricovero.
IL RUOLO DEGLI ANTICORPI
Nella lotta a Covid-19 gli anticorpi giocano un ruolo cruciale. Sin dai primi mesi della pandemia l'isolamento dei più efficaci dal plasma dei pazienti e la successiva produzione su larga scala è parsa essere una delle principali soluzioni per neutralizzare il coronavirus. E' questo il caso degli anticorpi monoclonali, anticorpi riprodotti in laboratorio in quantità illimitata e per un numero infinito di volte che rappresentano un concentrato delle migliori armi del sistema immunitario per colpire il virus.
RALLENTARE IL VIRUS
Pur non essendo "farmaci" in grado di agire bloccando la replicazione del virus, l'utilizzo di efficaci anticorpi monoclonali sarà uno di quei fattori capaci di cambiare in meglio la lotta al coronavirus. L'idea degli scienziati è infatti quella di utilizzarli sia a scopo profilattico sia dal punto di vista terapeutico. Ed è proprio questo secondo aspetto quello indagato nel trial clinico BLAZE-1 i cui risultati sono stati pubblicati negli scorsi giorni dal New England Journal of Medicine e che hanno indotto l'FDA ad approvare bamlanivimab all'uso in emergenza.
Dai dati raccolti nella sperimentazione l'anticorpo in questione, capace di legarsi alla proteina "spike" del coronavirus -quella che Sars-Cov-2 utilizza per ancorarsi ed invadere le nostre cellule, si è dimostrato efficace nel trattamento di Covid-19 riducendo la carica virale, i sintomi e il rischio di ospedalizzazione. In particolare l'effetto è risultato maggiore quanto prima veniva somministrato l'anticorpo. Somministrazione però che per essere efficace deve avvenire entro i 10 giorni dall'insorgenza dei sintomi.
RIDURRE LE OSPEDALIZZAZIONI
Partendo da questi risultati l'FDA ha dunque deciso di autorizzare bamlanivimab all'uso in emergenza. Attenzione però a pensare che l'anticorpo sia da utilizzare in qualsiasi caso di positività. Al momento l'autorizzazione prevede che il farmaco venga somministrato alle persone con infezione da lieve a moderata ma ad alto rischio di progredire a Covid-19 grave e/o di essere ospedalizzati. Un risultato fondamentale nell'ottica di ridurre la pressione sul sistema sanitario dovuto alla mole di ricoveri.
PRODUZIONE SU LARGA SCALA
Sull'utilizzo degli anticorpi monoclonali -sono molti in sperimentazione e a breve ne arriveranno altri con tutta probabilità- grava però la questione dei costi. Questi "farmaci" infatti sono tutt'altro che a buon mercato in virtù della complessità nella loro realizzazione. Da non trascurare è anche la questione relativa all'approvigionamento. Secondo una nota di Lilly, lazienda produttrice, entro fine anno saranno prodotte un milione di dosi di bamlanivimab con 100mila dosi pronte per la spedizione entro pochi giorni dall'autorizzazione per l'uso in tutto il mondo. Fornitura che aumenterà nel primo trimestre del 2021 poiché saranno disponibili durante tutto l'anno risorse aggiuntive di produzione.
LE BUONE NOTIZIE DI NOVEMBRE
L'approvazione di bamlanivimab, unita alla notizia -seppur da confermare attraverso la pubblicazione di uno studio- sull'efficacia del vaccino sviluppato da Pfizer, rappresenta un passo in avanti notevole nella lotta a Covid-19. A meno di un anno di distanza dalla scoperta del nuovo virus sono pronti a sbarcare sul mercato i primi farmaci. Un risultato incredibile in termini di tempistiche.
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.