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Daniele Banfi
pubblicato il 15-03-2023

Dormire poco influenza negativamente la risposta ai vaccini



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Il poco sonno può influenzare negativamente l'efficacia della vaccinazione. Meno di 6 ore a notte e la quantità di anticorpi prodotta è minore rispetto a chi dorme più a lungo

Dormire poco influenza negativamente la risposta ai vaccini

Che cosa c'entra il buon sonno con le vaccinazioni? Il legame, per nulla scontato, c'è eccome: una scarsa quantità di sonno nelle ore immediatamente precedenti la vaccinazione influenza negativamente la produzione di anticorpi. E' questo il curioso risultato emerso da meta-analisi dei ricercatori della University of Chicago pubblicata dalla rivista Current Biology.

MEGLIO LA MATTINA

Qual è il miglior momento per vaccinarsi? Da diversi anni molti gruppi di ricerca impegnati nella decodifica dei segreti del sistema immunitario sono al lavoro per cercare di identificare quali sono i fattori che influenzano maggiormente la risposta immunitaria in seguito alla vaccinazione. Uno di questi sembrerebbe semplicemente l'orario in cui viene effettuata l'iniezione. Nel 2016 uno studio pubblicato su Vaccine -opera dei ricercatori della University of Birmingham- ha dimostrato che il miglior momento per vaccinarsi è la mattina. Per raggiungere questo risultato gli scienziati hanno analizzato oltre 250 anziani che si sono sottoposti a vaccino anti-influenzale. Metà ha effettuato il vaccino in un orario compreso tra le 9 e le 11. L'altra metà tra le 15 e le 17. Obbiettivo dello studio era quello di verificare la concentrazione di anticorpi prodotti. Dalle analisi è emerso che il gruppo dei vaccinati in mattinata, ad un mese di distanza dall'iniezione, aveva una concentrazione di anticorpi diretti contro il virus dell'influenza nettamente superiori rispetto al gruppo del pomeriggio.

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ATTENZIONE ALLE ORE DI SONNO

Ma un altro fattore capace di influenzare la risposta alla vaccinazione -in termini di produzione di anticorpi- sembrerebbe il buon sonno. In questo caso i dati si fanno ancora più solidi. La meta-analisi pubblicata da poco su Current Biology ha preso in esame 7 studi sul tema relativi ai vaccini antinfluenzale e per l'epatite B. Nell'analisi è stata confrontata la risposta anticorpale di chi dormiva una quantità sufficiente di tempo (7-9 ore) con chi dorme mediamente meno di 6 ore a notte. Dal confronto è emerso che -in termini di risposta anticorpale- la carenza di sonno generava una quantita minore di anticorpi in seguito alla vaccinazione. In particolare questo effetto è risultato maggiore nella fascia di età compresa tra i 18 e i 60 anni mentre negli anziani questo fenomeno, pur verificandosi, era minore. Ma c'è di più: confrontando la risposta tra uomini e donne, chi ha risentito maggiormente dell'effetto dello scarso sonno sono stati i maschi. 

NON SOLO ANTICORPI

Risultati importanti, quelli emersi nella meta-analisi, che se confermati potrebbero fornire nuove raccomandazioni per massimizzare l'effetto delle vaccinazioni. Attenzione però a pensare che tutto si riduca ad una questione di anticorpi. Come imparato per Covid-19, la protezione da malattia grave è dovuta anche alla presenza di altre componenti del sistema immunitario come le cellule T. Per questa ragione serviranno ulteriori studi per valutare se anche queste componenti vengono influenzate sia dall'orario della vaccinazione sia da come si è passata la notte precedente. 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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