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Daniele Banfi
pubblicato il 18-05-2023

L'obesità diminuisce l'efficacia della vaccinazione Covid-19



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I chili in eccesso portano ad una diminuzione più marcata della capacità neutralizzante degli anticorpi rispetto a chi è normopeso. I risultati pubblicati sulla rivista Nature Medicine

L'obesità diminuisce l'efficacia della vaccinazione Covid-19

Nelle persone obese la velocità con cui diminuiscono gli anticorpi neutralizzanti indotti dalla vaccinazione Covid-19 risulta maggiore rispetto alla popolazione normopeso. Tradotto: i chili di troppo influiscono negativamente nella protezione contro le infezioni da Sars-Cov-2. Un dato importante pubblicato dalla rivista Nature Medicine, utile a stabilire una migliore strategia vaccinale, che non deve però fare dimenticare che la protezione dal virus è anche questione di cellule T, componenti fondamentali del sistema immunitario nel prevenire i danni gravi di Covid-19.

IL RUOLO DEI VACCINI CONTRO COVID-19

Nella lotta alla pandemia i vaccini hanno giocato un ruolo cruciale consentendo di salvare migliaia di vite. Secondo i dati di uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, presentati allo scorso congresso europeo di Microbiologia clinica e Malattie infettive ECCMID, solo in Europa i vaccini -nel periodo compreso tra fine 2020 ed oggi- hanno salvato poco più di un milione di persone. Per il 90 per cento si tratta di persone dai 60 anni in su, quelle maggiormente esposte alle complicanze di Covid-19. Ma l'età non è il solo fattore associato ad un maggiore rischio. Diversi studi osservazionali hanno mostrato che tra i pazienti affetti da Covid-19, un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 è risultato associato a un rischio maggiore di sviluppare insufficienza respiratoria, di richiedere il ricovero in terapia intensiva e di mortalità. Ecco perché, in questa categoria di persone, la vaccinazione è ancor più indicata.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

LO STUDIO

Come emerso in questi anni, non tutte le persone rispondono alla vaccinazione in maniera uguale. Negli anziani, ad esempio, il calo della protezione offerta dalla vaccinazione è risultato più marcato rispetto al resto della popolazione. Una caratteristica che ha portato alla decisione di offrire delle dosi booster per ripristinare la protezione. Analogamente a quanto accade con gli anziani è la situazione nelle persone obese. Anche in questo caso la protezione cala nel tempo ad una velocità maggiore rispetto ai normopeso. Nello studio da poco pubblicato su Nature Medicine i ricercatori della University of Edinburgh hanno analizzato la risposta immunitaria generata dalla vaccinazione Covid-19 comparando quella di persone obese con quella di persone con un indice di massa corporea nella norma. Lo studio EAVE II -che ha coinvolto 3.5 milioni di persone- ha mostrato che alla stessa distanza dalla vaccinazione, negli individui obesi la capacità neutralizzante degli anticorpi -ovvero la capacità di intercettare il virus e metterlo KO prima dell'ingresso nelle cellule- era fortemente ridotta rispetto ai normopeso. In particolare, a sei mesi dalla seconda dose, la capacità neutralizzante non era più rilevabile nel 55% degli obesi rispetto al 12% dei normopeso. Capacità che veniva ripristinata in seguito alla dose booster ma che nelle persone obese diminuiva nel tempo con una velocità maggiore.

IL RUOLO DELLE CELLULE T

Un risultato importante, quello ottenuto dai ricercatori, utile a meglio pianificare la strategia vaccinale che racconta però solo una parte della complessità della risposta immunitaria generata dal vaccino. Oltre a generare anticorpi la vaccinazione induce la produzione di cellule T, componenti fondamentali che riconoscono ed eliminano le cellule infettate dal virus. Grazie ad esse la protezione da malattia grave rimane elevata. Non solo, Un'altra grande capacità di queste cellule, in particolare delle "T-helper", è quella di aiutare le cellule B della memoria a produrre anticorpi. Una doppia risposta al virus che consente, in casi di incontro con il virus, di rispondere in maniera tempestiva. E' per questa ragione infatti che nei vaccinati l'infezione può essere combattuta e debellata in tempi molto più rapidi e con un’efficacia molto maggiore rispetto a quanto accade nei non vaccinati. 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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