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Daniele Banfi
pubblicato il 11-06-2021

Vaccini Covid-19 e seconda dose differente: cosa sappiamo?



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Prima dose con un vaccino, seconda con un altro. I dati preliminari indicano un'ottima risposta immunitaria ma trarre conclusioni è ancora prematuro

Vaccini Covid-19 e seconda dose differente: cosa sappiamo?

+++ Le seconde dosi, da sabato 19 giugno, saranno possibili sia con AstraZeneca sia con i vaccini a mRNA. La decisione se propseguire con lo schema classico e approvato da AIFA sarà a carico del vaccinando dopo colloquio con il medico del centro vaccinale +++

Da sabato 12 giugno 2021 tutte le persone under-60 vaccinate in prima dose con Vaxzevria di AstraZeneca ricerveranno, in seconda dose, un vaccino a mRNA tra Comirnaty (Pfizer-BioNTech) e mRNA-1273 (Moderna). A stabilirlo il CTS, il comitato tecnico scientifico del Governo istituito per affrontare l'emergenza pandemia. Una decisione presa in corsa dopo il decesso di una giovane 18enne che nei giorni scorsi aveva ricevuto, in occasione di un open-day vaccinale, il preparato di AstraZeneca. Decisione saggia o dettata dalla paura? Ad un'analisi approfondita la situazione è molto chiara: se da un lato erano già note le possibili rare reazioni avverse, poco ancora sappiamo della stategia "mix and match" decisa dal CTS. I risultati delle prime sperimentazioni comunque sembrano sposare, almeno in termini di produzione di anticorpi, la decisione della seconda dose differente.

IL SENSO DELLE DUE DOSI

Ad oggi i vaccini per contrastare Covid-19 appartengono essenzialmente a due categorie. Quelli a mRNA (Pfizer-BioNTech e Moderna) e quelli a vettore virale (AstraZeneca e Janssen). In tutti e due i casi l'obbiettivo della vaccinazione è stimolare il sistema immunitario a riconoscere la proteina spike del virus. Sia quelli a mRNA sia quelli a vettore virale si sono dimostrati altamente efficaci nel prevenire le forme gravi di Covid-19. Fatta eccezione per il vaccino di Janssen, a singola dose, tutti quelli oggi disponibili in commercio nel nostro Paese prevedono due iniezioni. Una strategia volta ad ottenere, come per altre vaccinazioni, la miglior risposta del sistema immunitario. Non è un caso che osservando sia i dati degli studi che hanno portato all'approvazione dei vaccini sia ciò che sta accadendo "sul campo", l'efficacia nel prevenire lo sviluppo di sintomi cresca nel tempo -per tutti i vaccini- e diventi massima solo con la seconda dose.

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L'IMPORTANZA DI CONCLUDERE IL CICLO VACCINALE

Concludere il ciclo vaccinale è molto importante anche alla luce delle nuove varianti emerse negli ultimi mesi. Se tutti i vaccini oggi in commercio si sono dimostrati efficaci, questo è vero quando il ciclo vaccinale viene portato a termine. Un esempio è l'efficacia contro la variante indiana: dopo una sola dose, l'efficacia del vaccino Comirnaty (Pfizer-BioNTech) e Vaxzevria (AstraZeneca) si attesta solo al 33%. Se però si effettua la seconda dose, l'efficacia torna a salire a livelli molto elevati, quasi comparabili a quelli ottenuti contro la variante inglese. Un risultato importante che indica ancora una volta quanto sia fondamentale effettuare il richiamo vaccinale.

LA STRATEGIA MIX AND MATCH

Richiamo che però oggi, non solo nel nostro Paese, può essere effettuato con un vaccino differente rispetto alla prima dose. L'idea di questa strategia mix and match non è affatto nuova. Testata in passato per alcuni vaccini sperimentali contro HIV, l'idea di utilizzarla per Covid-19 affonda le sue radici nella difficoltà iniziale di reperire dosi per tutti. Ora, alla luce dei rari eventi avversi registrati soprattutto nelle fasce più giovani di popolazione, la decisione di "mischiare" le dosi da parte dell'Italia segue quella di altre nazioni come Germania, Spagna, Francia, Danimarca, Norvegia e Canada. Decisone però non basata su solidi dati poiché è solo da poco tempo che si è iniziata a testare tale approccio.

I VANTAGGI

Ad oggi gli studi più approfonditi che hanno indagato la strategia mix and match sono 3. In tutti, l'utilizzo di una prima dose AstraZeneca seguita da una dose Pfizer ha prodotto una robusta risposta immunitaria. Due di questi hanno inoltre registrato un risposta paragonabile a quella ottenuta con due dosi di Pfizer-BioNTech. In particolare in uno studio realizzato in Germania il mix and match ha prodotto un livello di anticorpi neutralizzanti superiore di 10 volte a quello riscontrabile con il ciclo classico di AstraZeneca. Undato che potrebbe tradursi in migliore protezione. Non solo, lo stesso studio ha anche mostrato come l'approccio misto abbia portato a minori effetti collaterali

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12-05-2021
LE INCOGNITE

Risultati importanti, quelli ottenuti in questi pochi studi, che sembrerebbero indicare la bontà dell'approccio. Ciò non significa che non ci siano incognite. La principale è quella relativa ai numeri, ancora troppo scarsi per trarre solide conclusioni. Nelle prossime settimane sono attesi molti più dati di quelli ottenuti sino ad oggi. Ma è proprio in questi momenti che la ricerca si rende più che mai necessaria. Diversi gruppi sono infatti al lavoro per trovare il giusto mix, perché non basta somministrare due dosi differenti. L'altra incognita è il fattore tempo. Un recente studio su The Lancet ha mostrato come indipendentemente dall'ordine di somministrazione, se la distanza tra prima e seconda dose è di sole 4 settimane, il rischio di effetti collaterali è significativamente maggiore di chi riceve le due dosi dello stesso prodotto. La strada è ancora lunga e le incognite, dunque, non mancano. Solo i dati accumulati nel tempo potranno dirci se si tratta di una strategia vincente.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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