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Ginecologia
Serena Zoli
pubblicato il 28-04-2021

Il dolore delle donne è ancora sottostimato



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L'idea che l'uomo tolleri il dolore meglio delle donne è ancora diffusa. Ma si tratta soltanto di un pregiudizio di genere, che può influire sulle cure

Il dolore delle donne è ancora sottostimato

Anche se soffrono meno di un uomo, le donne fanno molta più «scena». Si può riassumere così - in maniera un po’ decisa - il risultato di uno studio dell’Università di Miami (Stati Uniti) sulla percezione della sofferenza di pazienti maschi e femmine fatta da un pubblico misto. Si voleva vedere se nel giudicare le espressioni facciali del dolore giocassero un ruolo i pregiudizi di genere, come in effetti è poi emerso. Del resto l’idea di questa ricerca, confida una delle autrici, Elizabeth Losin, docente di psicologia e neuroscienze sociali e culturali dell’ateneo della Florida, è nata in seguito a un altro studio in cui si era constatato che in diversi settori alle donne venivano prescritte meno terapie degli uomini e che per averle, oltretutto, a loro toccava attendere più tempo.

Di questi argomenti parleremo in occasione della conferenza "Science for Peace and Health" dal titolo "SONO, SEI, È Prospettive della scienza su sesso, genere, identità" il prossimo 11 novembre.


PER LEI (SPESSO) È SUFFICIENTE LA PSICOTERAPIA

Per dare un’idea del metodo usato nello studio pubblicato sul Journal of Pain, accenneremo ai due esperimenti eseguiti. Nel primo a cinquanta partecipanti sono stati mostrati video in cui uomini o donne con un dolore alla spalla eseguivano vari movimenti con l’uno o l’altro braccio, sano, e le loro espressioni del viso erano chiaramente visibili. Le espressioni del viso dei vari pazienti mentre facevano esercizi dolorosi sono state anche valutate con un particolare sistema di codificazione facciale che dovrebbe indicare una dimensione «oggettiva» sul significato di smorfie e pieghe del volto sofferente. Alla fine, agli spettatori è stato chiesto di indicare, da 0 (nessun dolore) a 100 (il peggior tormento possibile), il grado di sofferenza dei pazienti visti nei video. Dopo, è stato condotto un esperimento simile al primo, con l’aggiunta di un questionario sul dolore vissuto nei due sessi e allargando la platea a 200 spettatori. In ambedue le prove, le donne sono state giudicate meno sofferenti degli uomini e bisognose in molti casi più degli uomini di psicoterapie (anziché vere cure).

DONNE E UOMINI HANNO BISOGNO
DI CURE DIFFERENTI? 

 

IL PREGIUDIZIO OPPOSTO: L’UOMO È STOICO

Come si evidenziava pure dai questionari, negli spettatori di ambo i sessi agiva il pregiudizio per cui le donne «sono più espressive» degli uomini quindi ostentano di più, calcano la mano sui loro dolori, pronte anche a fare smorfie per rendersi più credibili. «Dall’altro lato è risultato evidente lo stereotipo opposto dell’uomo stoico, che sopporta di più e mostra meno il dolore. Da tutto questo - ha concluso la professoressa Losin - è venuto fuori che le sofferenze femminili sono state sottostimate mentre la valutazione più seria era riservata ai pazienti maschi». Il pubblico dei due esperimenti, come già visto, suggeriva in gran parte trattamenti psicologici per le pazienti anche se sofferenti per dolore alla spalla.


Medicina di genere: quando essere donna fa la differenza

LA MEDICINA È (PER FORZA) DI GENERE

Giovannella Baggio è un’antesignana della medicina di genere, tanto da aver ricoperto la prima cattedra italiana sulla materia, a Padova. «L’idea di partenza è che gli uomini sappiano soffrire più delle donne - dice l’internista, membro del comitato scientifico di Fondazione Umberto Veronesi -. Ma nella pratica medica si impara l’opposto dall’esperienza. Tuttavia il pregiudizio resiste e sembra che le donne resistano meno al dolore. Invece, sopportano molto di più, anche grandi dolori. E oltretutto a loro toccano, nella normale vita fisiologica, molte più occasioni di sofferenza: a partire dalla prima mestruazione per finire, a 60-70 anni, con un rischio aumentato di 3-4 volte di ammalarsi di artrosi, rispetto ai loro coetanei». Non sta nella lotta a simili pregiudizi la sostanza della medicina di genere per cui uomini e donne non sono identici, tantomeno lei è una (brutta) copia di lui; e accade che tante malattie abbiano sintomi, decorso, terapia diversi nei due sessi.


Depressione: i fattori di rischio a cui prestare attenzione

LA DONNA SOPPORTA MEGLIO, MA COSÌ VA IN CODA

Giuseppe Mercuro, ordinario di cardiologia all’Università di Cagliari, che ha abbracciato la visione «di genere» anche nella sua specialità, fa questo esempio a supporto dei pregiudizi condannati a Miami. «L’angina - racconta - fa tipicamente male al braccio, alla spalla e al mignolo: come mai le donne risultano meno prontamente supportate dei pazienti maschi? Alla fine ti rispondono: è che loro sopportano meglio il dolore… Come dire: “colpa loro” che si lamentano meno e i curanti non si accorgono del loro stato. Dunque per quel pregiudizio molte volte le pazienti con angina sono curate più tardi, non senza un danno concreto».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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