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I nostri ricercatori
Alessandro Vitale
pubblicato il 05-03-2019

La Cromogranina-A nell'insufficienza cardiaca



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Teresa Pasqua studia la Cromogranina-A, proteina coinvolta nell'insufficienza cardiaca, i cui meccanismi molecolari potrebbero essere importanti per lo sviluppo di nuovi farmaci cardiaci

La Cromogranina-A nell'insufficienza cardiaca

L’insufficienza cardiaca consiste nell’incapacità del cuore di assolvere correttamente alla sua funzione meccanica, ovvero di fornire il sangue secondo le esigenze dell’organismo. Si tratta di una condizione cronica molto comune, che genericamente deriva da problemi precedenti come ipertensione, malattie coronariche e cardiomiopatie di diversa natura. Nei pazienti che presentano la perdita della capacita di autoregolazione dei corretti parametri cardiocircolatori (come nell’insufficienza cardiaca), i livelli nel sangue di Cromogranina-A (CgA), una proteina secreta dalle cellule surrenali e da alcune cellule nervose, aumentano significativamente. Studi recenti, inoltre, hanno mostrato come la Cromogranina-A e i frammenti abbiano diverse azioni sul cuore: per questi motivi, Teresa Pasqua, ricercatrice post-doc presso l’Università degli Studi della Calabria sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi, studia il ruolo della Cromogranina-A nell’insorgenza e nella progressione dell’insufficienza cardiaca.

 

Teresa, in cosa consiste la tua ricerca?

«Il mio lavoro riguarda la ricerca cardiologica, dove mi occupo di insufficienza cardiaca. Il mio progetto parte dai risultati di alcuni studi precedenti: nei pazienti una alterata capacità di autoregolare i propri parametri cardiocircolatori, la cosiddetta omeostasi cardiaca, i livelli plasmatici di Cromogranina-A aumentano significativamente. Si tratta di una proteina secreta dalle cellule surrenali e da alcune cellule nervose: sia lei che i suoi metaboliti hanno azione cardiomodulatoria e cardioprotettive in condizioni patologiche. La nostra ipotesi è che queste molecole possano essere coinvolte nella patogenesi e nei vari stadi di sviluppo di questa frequente patologia cardiovascolare».

 

In che modo vorresti dimostrarlo? E quali sono le ricadute possibili per la tua ricerca?

«In questo studio, utilizzerò un particolare esemplare di ratto spontaneamente “iperteso”, incline allo scompenso cardiaco, che funzionerà da modello per valutare il ruolo della CgA e dei suoi frammenti, oltre ai meccanismi molecolari attivati nell’insorgenza e nella progressione nell’insufficienza cardiaca. Queste informazioni potrebbero avere un potenziale utilizzo sia diagnostico che terapeutico, oltre che ampliare le conoscenze sulla loro attività modulatoria e cardioprotettiva sul cuore. Inoltre, vale la pena di ricordare che le possibili ricadute potrebbero essere anche diagnostiche, utilizzando CgA come biomarker nella valutazione dell’inizio e della severità della malattia».

Raccontaci di te: il tuo lavoro ti ha mai spinto all’estero?

«Si! Ho avuto la fortuna di poter frequentare per un anno il Dipartimento di Medicina dell’Università della California di San Diego. Credo che per un ricercatore sia naturale volersi, ad un certo punto, confrontare con realtà diverse dalla propria e per misurarsi con nuove sfide. È un’esperienza che consiglio vivamente a tutti quelli che decidono di intraprendere questo percorso». 
 

Sembri molto entusiasta: c’è qualcosa che ti ha colpito in particolare?

«Sono rimasta molto colpita dalla possibilità di poter concretamente realizzare in tempo reale i protocolli più disparati grazie alla grande disponibilità, sia di strumentazione che di materiali, senza dover aspettare i tempi che vengono spesso dettati dalla burocrazia italiana. Riuscire a trasformare un’intuizione in un risultato in tempi molto brevi è di sicuro un vantaggio che da una marcia in più alla propria ricerca. Certo, l’Italia mi è mancata tantissimo, principalmente perché è qui che ho tutti i miei affetti più cari».

 

Perché hai scelto di intraprendere la strada della ricerca?

«Sono sempre stata molto curiosa e sin da piccolissima avevo deciso di voler frequentare il liceo scientifico per poter “diventare una scienziata”! Uno dei momenti che mi sono stati sicuramente di ispirazione è stato l’incontro con Rita Levi Montalcini quando fu ospite nel mio liceo. Ascoltare i racconti di una grande donna e scienziata che, nonostante tutte le difficoltà tipiche della società dei suoi tempi è riuscita a portare avanti le sue ricerche fino ad ottenere il Premio Nobel, è stato davvero illuminante! Inoltre ho fatto mia una citazione di Confucio: “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure in giorno in vita tua”!». 
 

Hai un momento da ricordare nel tuo percorso lavorativo?

«Indubbiamente ricevere la mail della Fondazione Veronesi che mi informava di essere risultata assegnataria della borsa di ricerca è stato davvero gratificante! Sapere di essere stata selezionata tra tanti preparatissimi ricercatori di tutta Italia per poter portare avanti il mio progetto mi dona l’entusiasmo per affrontare anche i momenti da non incorniciare… come ad esempio i periodi bui che si intercalano tra le scadenze e i rinnovi dei vari contratti!».
 

Hai qualcosa che invece, davvero, eviteresti durante il tuo lavoro?

«Sicuramente la precarietà! Credo che poter lavorare serenamente senza doversi preoccupare della “propria scadenza” potrebbe portare al mondo della ricerca solo benefici».

 

Dove ti vedi fra dieci anni?

«Spero di indossare ancora il camice e, soprattutto, lo stesso entusiasmo che oggi mi spinge a fare ricerca».

 

Dalle tue parole traspare sicuramente molta passione: hai una figura che ti ha ispirato nella tua vita personale e professionale?

«La figura che ha ispirato e continua a segnare i passi della mia vita è sicuramente quella dei miei genitori. Grazie a loro ho imparato il senso del dovere e, soprattutto, l’onestà e l’umiltà. Sono aspetti che spero di riuscire a coltivare nel tempo».

 

Teresa nel tempo libero: raccontaci di te.

«Mi piace molto fare sport! Pratico crossfit e, quando riesco, nel fine settimana mi piace fare trekking, lunghe passeggiate in bici o, d’inverno, sciare. Un altro mondo in cui mi piace immergermi per ritrovare pace e serenità è quello della lettura e della musica».


Un libro per Teresa?

«Il libro che continua negli anni a rimanere il mio preferito è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Mi piace il modo semplice in cui si descrive l’importanza di mantenere sempre viva l’immaginazione tipica dei bambini e, allo stesso tempo, l’importanza di alimentare la voglia di scoprire il nuovo uscendo dalla propria comfort-zone».



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