Chiudi
I nostri ricercatori
Fabio Di Todaro
pubblicato il 10-07-2019

Leucodistrofia dell'adulto: nuovo approccio dall'interferenza a Rna



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Ipotizzato un possibile approccio terapeutico per le malattie determinate dalla duplicazione di un gene (come la leucodistrofia). La ricerca sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi

Leucodistrofia dell'adulto: nuovo approccio dall'interferenza a Rna

Usare una piccola molecola di Rna per «silenziare» uno o più porzioni del genoma difettate e responsabili di malattie genetiche. È questo il meccanismo di azione della cosiddetta interferenza a Rna, scoperta premiata con il Nobel per la Medicina nel 2006 (vinto da Andrew Fire e Craig Mello). Un gruppo di ricercatori italiani, sfruttando questa opportunità, ha per la prima volta testato l'approccio nei confronti della leucodistrofia dell’adulto. «Congelando» una delle tre copia del gene LMNB1, quella in eccesso, gli scienziati sono riusciti a ridurre i livelli della proteina derivante (B1), il cui accumulo è responsabile dell'insorgenza della malattia neurodegenerativa. A condurre lo studio è stata Elisa Giorgio, nel 2017 sostenuta da un grant di Fondazione Umberto Veronesi.


Terapia genica: inizia l'era del «gene editing» direttamente nell'uomo


LEUCODISTROFIA: DI COSA SI TRATTA?

La leucodistrofia autosomica dell’adulto è caratterizzata da una perdita della sostanza bianca del sistema nervoso centrale (la mielina) e si manifesta con disturbi del movimento e gravi alterazioni del sistema nervoso autonomo. Si tratta di una malattia rara incurabile - colpisce poche decine di famiglie nel mondo - che si trasmette dal genitore affetto ai figli con una probabilità del 50 per cento. La causa genetica è la presenza di tre copie, anziché le due fisiologiche, del gene per la proteina lamina B1. Questa «abbondanza» si traduce nella sua eccessiva sintesi, seguita dall'accumulo nei neuroni: causa dell'avvio del processo neurodegenerativo. Obiettivo della ricerca - i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Brain - era quello di sviluppare il primo approccio terapeutico alla leucodistrofia autosomica dominante dell’adulto ricorrendo al silenziamento allele-specifico

LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE 
POSSONO ESSERE PREVENUTE? 

 

Spegnere quel gene in più che causa la leucodistrofia

Spegnere quel gene in più che causa la leucodistrofia

25-09-2017
I RISULTATI DELLA RICERCA

L’idea di fondo, per l’appunto, era quella di «spegnere» la copia in eccesso del gene. Come? Sfruttando piccole molecole di Rna sintetiche (siRna) che riconoscono proprio il gene della Lamina B1 e ne «annullano» selettivamente una copia. Questo meccanismo, detto inferferenza a Rna allele-specifica, è un’ulteriore sofisticazione di quello che nel 2006 è valso il Nobel ai due scienziati statunitensi. In questo caso, infatti, non si determina lo «spegnimento» completo del gene bersaglio, che potrebbe determinare uno scenario più grave della stessa malattia. L’approccio è considerato dunque più sicuro, oltre che potenzialmente efficace: come ha dimostrato lo studio condotto sui neuroni derivanti dai fibroblasti di pazienti affetti dalla leucodistrofia, a cui hanno preso parte ricercatori dell’Università e del «Nico» di Torino e degli atenei di Milano e Bologna.


Beta-talassemia: trasfusioni addio con la terapia genica


LE PROSPETTIVE TERAPEUTICHE

Quanto detto finora rappresenta il risultato del progetto di ricerca di Elisa Giorgio, oggi ricercatrice dell’Università di Torino. «Sebbene le malattie genetiche siano spesso causate da meccanismi unici, le cause molecolari alla loro base sono raggruppabili in una manciata di classi - afferma Alfredo Brusco, docente di genetica medica dell’ateneo piemontese e coordinatore della ricerca -. Per questo, oltre a rappresentare una possibile opzione terapeutica per la leucodistrofia, il silenziamento per interferenza allele-specifica apre nuove prospettive di ricerca nel campo di malattie genetiche causate dalla duplicazione di un gene».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina