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Pediatria

Epidermolisi bollosa: una terapia genica per le forme più gravi

Nella forma distrofica recessiva, l'utilizzo di prademagene zamikeracel si è dimostrato utile nel migliorare la malattia. La terapia genica è già approvata negli USA

Curare con successo l'epidermolisi bollosa distrofica recessiva è possibile. A testimoniarlo sono i risultati definitivi dello studio di fase III VIITAL pubblicati su The Lancet. L'utilizzo della terapia genica prademagene zamikeracel si è dimostrato utile nel correggere il "difetto genetico" alla base della malattia curando con successo le lesioni presenti nella pelle delle persone con questa rara malattia.

CHE COS'È L'EPIDERMOLISI BOLLOSA?

L'epidermolisi bollosa è una malattia rara che si manifesta con la formazione di bolle e lesioni in corrispondenza della pelle e delle mucose interne. Tali sintomi possono verificarsi a causa della più lieve frizione della pelle o persino spontaneamente. A dispetto del nome, l'epidermolisi bollosa si manifesta in molte differenti forme a seconda del gene mutato. Più in generale si possono distinguere tre forme di epidermolisi bollosa: simplex, distrofica e giunzionale. La prima è responsabile di più del 50% dei casi ed è la forma meno grave poiché si localizza prevalentemente a mani e piedi. La seconda, quella distrofica, è dovuta ad un difetto nella formazione delle fibrille che mantengono adese le cellule fra loro. In questo caso la formazione di bolle è generalizzata e costante e lascia cicatrici. La terza, quella giunzionale, si manifesta in circa l’1% dei casi e può essere letale fin dalla prima infanzia poiché lascia la persona esposta agli agenti esterni ed è quindi suscettibile di infezione (ricordiamo, la pelle è il nostro primo sistema di difesa).

COME SI CURA?

A oggi, l’unico approccio possibile nella pratica clinica quotidiana è quello sintomatico: bendaggi sterili, antibiotici topici, antidolorifici, creme protettive. L’obiettivo non è la guarigione, ma contenere i danni, proteggere la pelle, ridurre le infezioni e limitare il dolore. Ma la ricerca da tempo si sta concentrando su possibili soluzioni alla malattia. Complice lo sviluppo delle tecniche di terapia genica, negli ultimi anni si è verificata un'accelerazione nello sviluppo di cure per l'epidermolisi bollosa. Un deciso passo in avanti lo si è avuto grazie alla ricerca italiana di Holostem  -spin-off fondato dai ricercatori di Unimore con Chiesi Farmaceutici- e realtà accademiche e cliniche europee. A loro il merito di aver messo a punto una terapia genica utile per l'epidermolisi bollosa giunzionale. Particolare eco ha avuto nel 2017 la storia di Hassan, piccolo rifugiato siriano accolto in Germania insieme alla sua famiglia. Una forma particolarmente severa della malattia gli aveva consumato quasi l'80% della pelle, esponendolo ad un rischio di morte estremamente elevato. I ricercatori italiani, prelevando parte delle cellule staminali del piccolo, sono riusciti nell'intento di correggere il difetto genetico coltivando in laboratorio una nuova pelle per Hassan. Una volta ottenuta è stata reimpiantata con 3 operazioni allo University Children’s Hospital tedesco di Bochum, il bimbo oggi è tornato alla vita di tutti i giorni. Un risultato possibile, tecnicamente si chiama terapia genica ex-vivo, grazie all'inserzione del gene corretto.

UNA NUOVA TERAPIA GENICA

Ma come accennato, le forme di epidermolisi bollosa sono molte e ognuna è caratterizzata da un preciso difetto genetico. Nei casi più severi, come la forma distrofica recessiva (RDEB), la causa è una mutazione nel gene COL7A1 che impedisce la produzione corretta del collagene VII, una proteina fondamentale per mantenere coesa la giunzione tra epidermide e derma. Èd è questo il gene bersaglio della nuova terapia. Anche in questo caso la strategia consiste nel correggere le cellule del paziente, far crescere in laboratorio porzioni di pelle sana e reimpiantarle chirurgicamente. Esattamente come fatto con Hassan nel 2017. Lo studio pubblicato su The Lancet ha coinvolto 11 pazienti con ferite di almeno 20 cm². Ogni paziente ha ricevuto due trattamenti: su una lesione è stato applicato l’innesto modificato geneticamente, sull’altra un foglio cellulare identico ma non corretto Dopo 24 settimane l'81% delle ferite trattate con la terapia genica hanno mostrato una guarigione di almeno il 50%, ovvero metà della superficie è risultata completamente chiusa, senza croste né secrezioni in modo stabile. Solo il 16% delle ferite controllo ha raggiunto invece lo stesso risultato. Un traguardo importante che si aggiunge a quello raggiunto con una terapia genica sotto forma di gel, come raccontato in questo nostro approfondimento.

CURA GIÀ DISPONIBILE NEGLI STATI UNITI

Alla luce dei risultati ottenuti nei precedenti trial, la terapia prademagene zamikeracel -commercializzata con il nome Zevaskyn- ha ricevuto il via libera dalla FDA statunitense per il trattamento delle lesioni croniche nei pazienti con epidermolisi bollosa distrofica recessiva. Si tratta della prima terapia genica trapiantabile approvata per questa malattia.

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