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Redazione
pubblicato il 15-06-2022

Se il bambino russa è apnea ostruttiva nel sonno?



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Russamento, irrequietezza, respirazione faticosa possono far pensare ad apnea ostruttiva nel sonno: come riconoscerla e come aiutare il bambino

Se il bambino russa è apnea ostruttiva nel sonno?

Il mio bambino di tre anni russa tutte le notti e fatica molto a respirare. Di cosa si potrebbe trattare e come devo comportarmi?

Lorena (domanda pervenuta via mail)

 

Risponde il professor Giovanni Carlo De Vincentiis, Direttore dell'Unità Operativa Complessa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

 

Cara Lorena,

per i bambini russare di notte non è così insolito. Alle volte può bastare anche un lieve raffreddore o una posizione poco adeguata. Se capita ogni tanto, non c’è nulla di preoccupante. Quando, però, il russamento si presenta in maniera importante tutte le notti, accompagnato da difficoltà respiratoria, è fondamentale rivolgersi a uno specialista per valutare l’entità del disturbo e individuarne le cause, distinguendo una condizione di russamento semplice o sintomatico da una condizione di apnea ostruttiva.

 

CHE COS’È L’APNEA OSTRUTTIVA NEL SONNO

Per sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno (OSAS: obstructive sleep apnea syndrome), che può interessare sia bambini sia adulti, si intende un disturbo della normale frequenza respiratoria che prevede l'arresto del respiro che superi i 10 secondi. Questa condizione rappresenta il disturbo del respiro di maggiore intensità, ma possono esserci condizioni più lievi:

  • russamento semplice, presente non più di due notti a settimana, che non altera la struttura del sonno
  • russamento sintomatico, in grado di influenzare negativamente la qualità della vita del paziente
  • sindrome delle aumentate resistenze respiratorie (UARS: upper airway resistance syndrome)
  • ipopnea ostruttiva, che prevede la riduzione del flusso aereo del 50% per un periodo di tempo inferiore ai 10 secondi

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COME SI DIAGNOSTICA L'OSAS

I più colpiti, in una percentuale del 2-6%, sono i bambini di età compresa tra i due e i cinque anni, ossia l’età in cui maggiore è il volume delle adenoidi e delle tonsille. L’esame più semplice da effettuare per capire l’entità del disturbo respiratorio è la pulsossimetria notturna, che può essere svolto anche a casa. Tramite un saturimetro applicato tutta la notte sul dito del paziente, vengono rilevate sia le pulsazioni del cuore, sia l’ossigenazione del sangue. A una condizione respiratoria peggiore corrisponde un’attività cardiaca più accelerata. Uno degli indici di gravità della condizione patologica è rappresentato dall’AHI (Apnea Hypopnea Index), rappresentato dalla somma degli episodi di apnea e ipopnea per ogni ora di sonno, ovvero quante volte, in un’ora di sonno, la saturazione di ossigeno nel sangue scende oltre i quattro punti percentuali. Nell’adulto riteniamo patologico un indice superiore a 15, ma nei bambini anche un valore nettamente minore, pari o superiore a due, purché non occasionale, può assumere significato patologico. Rispetto alla pulsossimetria, che rileva solo saturazione di ossigeno nel sangue e attività cardiaca, la polisonnografia rappresenta un esame più completo, in grado di registrare simultaneamente più parametri fisiologici come movimenti di torace e addome, flusso di area tra naso e bocca, russamento, movimenti oculari e attività elettrica cerebrale.

 

QUALI SONO LE CAUSE

Nei bambini altrimenti sani, ovvero privi di comorbidità come malformazioni cranio-facciali o sindromi genetiche, la causa principale dei disturbi del respiro nel sonno è rappresentata da ipertrofia di adenoidi e tonsille. Questo ingrossamento può essere una caratteristica costituzionale, oppure essere causato da una grande sollecitazione da parte dell’ambiente esterno che porta a infiammazione pressoché costante e aumento di volume del tessuto linfatico. Non va sottovalutata la possibilità che l’ostruzione del respiro possa essere condizionata da altre cause come malocclusione o palato stretto, difetti che possono essere corretti con dispositivi ortodontici.

 

LE CONSEGUENZE SUL BAMBINO

La stanchezza derivante dal cattivo sonno, causato a sua volta dalla difficoltà respiratoria e dal continuo russamento, si manifesta in maniera differente tra adulti e bambini. Gli adulti che soffrono di apnee notturne, tipicamente obesi e ipertesi, durante il giorno presentano sonnolenza sul luogo di lavoro o alla guida. I bambini, invece, manifestano irrequietezza comportamentale: sono iperattivi, capricciosi e incapaci di mantenere a lungo la concentrazione. A differenza degli adulti, i bambini che soffrono di apnee notturne sono generalmente molto magri e presentano difficoltà di crescita, condizionata dalla fatica respiratoria e dalla difficoltà ad alimentarsi correttamente. Sono spesso inappetenti e presentano difficoltà alla deglutizione per l’ipertrofia tonsillare. Inoltre, presentano ridotta produzione di ormone della crescita, secreto dall’organismo nelle fasi di sonno profondo, presenti nell’architettura normale del sonno, ma sconvolte nel paziente apnoico dai frequenti risvegli imposti dalla necessità di riprendere a respirare dopo una fase di interruzione del respiro (ipopnea o apnea). Questa continua sofferenza respiratoria porta i bambini affetti da OSAS ad essere predisposti a contrarre malattie cardiache e metaboliche, come il diabete.

 

CAMPANELLI DI ALLARME

I genitori, molto preoccupati per le difficoltà respiratorie dei figli, e stanchi per la loro iperattività, tendono a documentare i comportamenti notturni dei loro bambini con brevi filmati che poi mostrano a noi specialisti. Il russamento è importante, lo sforzo respiratorio è notevole e le pause di respiro numerose e durature. Inoltre, il bambino che respira male durante la notte presenta sudorazione nelle fasi di addormentamento, agitazione nel sonno, presenza di incubi (pavor nocturnus), ed enuresi, sempre in relazione alle difficoltà respiratorie.

 

I RIMEDI UTILI CONTRO LE APNEE NOTTURNE

A seconda della situazione e delle condiioni del bambino, diversi sono i possibili rimedi alle difficoltà di respirazione nel sonno:

  • qualora il russamento e le difficoltà respiratorie siano lievi, potrebbe essere di aiuto l’utilizzo di spray nasali al cortisone e di farmaci antagonisti dei leucotrieni, tipicamente usati per l’asma, ma utili anche in caso di ipertrofia adenotonsillare;
  • anche dormire su un fianco, con la schiena leggermente sollevata, in un ambiente opportunamente umidificato, può aiutare;

se l’ostruzione è molto importante, invece, occorre intervenire con un approccio multidisciplinare per ristabilire una respirazione corretta.

  • laddove esista una condizione di malocclusione, il primo intervento può essere effettuato dall’ortodontista, attraverso un'espansione del mascellare superiore e l’utilizzo di oral device (dispositivi orali, ndr) per evitare la caduta indietro della lingua durante il sonno; oggi la terapia ortodontica inizia molto presto, anche prima che il bambino cambi la dentatura
  • successivamente, per mantenere i progressi ottenuti, è da valutare la necessità di una terapia miofunzionale effettuata da un logopedista per aiutare a rieducare le normali funzioni della bocca, riequilibrando la muscolatura del viso
  • qualora questi rimedi falliscano non resta che ricorrere alla chirurgia per rimuovere adenoidi e tonsille ipertrofiche;
  • nel caso in cui queste ultime siano troppo voluminose, ma strutturalmente sane, si ricorre sempre più frequentemente a un intervento meno invasivo e non doloroso per il piccolo paziente, rappresentato dalla riduzione del loro volume mediante l’utilizzo di radiofrequenze. I risultati sono immediati e già dalla prima sera i bambini iniziano a respirare bene e a dormire più sereni.

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